Alex Britti torna con Feat.Pop: «La chitarra è libertà. Notorietà? Cerco la bellezza delle canzoni»
Il cantautore romano si racconta senza filtri: «Un tempo l’uomo doveva ostentare mascolinità a tutti i costi, oggi ognuno può essere maschio come vuole. Gli artisti amano illuminarsi d’immenso, io ho sempre rifiutato i “finti sold out”». Venerdì 11 luglio il concerto a Mirano

Non ama le celebrazioni convenzionali, le etichette troppo strette né gli effetti speciali a tutti i costi. A 56 anni Alex Britti, romanissimo golden boy della chitarra, continua a rimescolare le carte della musica con l’energia di sempre. Con il progetto “Feat.Pop” rilegge l’iconico album “It.Pop” del 1998 insieme a voci d’eccezione.
Nessuno festeggia i 27 anni di un disco…
«Per questo ci piace, è una scelta ironica: fa parte di me e del mio personaggio. Volevo farlo quest’anno, senza aspettare la cifra tonda».
Come nasce l’idea?
«Per tutti il primo disco è il più ragionato, il più coccolato, quello che fai senza la spada di Damocle sulla testa, in cui c’è una sensazione di libertà maggiore. Volevo ripartire da lì e farlo con alcuni amici».
“Oggi sono io” con Mengoni e “Solo una volta” con Clementino, la prossima?
«Stiamo valutando, mi piacerebbe duettare con gli ospiti che ho avuto a Caracalla: Mario Biondi, Marco Masini e poi chissà. È un progetto che vive alla giornata, una sorta di jam session in studio».
Alla base c’è la sperimentazione.
«Sono sempre aperto, come persona e come musicista: affascinato dalla buona musica. Non mi precludo niente, non funziono a squadre, non sono razzista. Vivo la musica per quello che è: cibo per persone sensibili».

Cosa aspettarsi dal nuovo concerto?
«Un sacco di chitarra. Che non significa fare assoli in continuazione. Amo il blues, il rock e anche il jazz e nel concerto c’è un connubio particolare di questi stili, con la chitarra che guida».
Venerdì 11 luglio sarà a Mirano, che rapporto ha con questo territorio?
«È fantastico, non lo dico per piaggeria. Ci suono spesso, ma vengo anche per piacere. Mi piace respirare il clima della laguna, fuori dal caos di Venezia. E poi si mangia e si beve bene».
Detto da un super cuoco…
«Mi diverto, mi piace mangiare bene e selezionare il cibo. Peraltro ho un’allergia per cui non mangio formaggi né animali da latte, quindi lì vado a gonfie vele: si mangia un sacco di pesce».
La prima chitarra a 7 anni, cosa rappresenta per lei?
«La libertà, l’indipendenza. Stai a casa sul divano, vai in spiaggia da solo di notte, in campagna in mezzo a un prato. Sei tu, la chitarra e la magia che crei».
Ha iniziato con il blues, poi è arrivato il pop. Per qualcuno è una diminutio.
«Il problema non ce l’hanno i generi, ma le persone. Io non ho quel tipo di chiusura mentale. Per me esiste solo la musica fatta bene e quella fatta male. In Italia abbiamo avuto un pop eccezionale, da Battisti a Pino Daniele e Dalla. Sono figlio di quella scuola».
Come vive la notorietà?
«È stata una conseguenza: non ho cercato quella personale, cercavo la popolarità delle canzoni. Comunque bene, bisogna solo sapersi organizzare e con un pizzico di fantasia si risolve tutto».
Dopo la nascita di suo figlio Edoardo si è preso una pausa.
«Avevo lavorato per tanti anni ininterrottamente, volevo godermi l’essere diventato padre. Dovevo e volevo aiutare la mamma».
«Gli uomini non sono più quelli di una volta», canta in un pezzo.
«Un tempo l’uomo doveva ostentare mascolinità in tutto, doveva essere lo “sciupa femmine”. Qualcuno ha passato la vita così, senza magari esserlo realmente. Oggi questo bisogno non c’è: ognuno può essere maschio come vuole. Anche se il percorso non è concluso, un po’ di strada è stata fatta. Era ora».
Il caso dei “finti sold out” sta facendo molto parlare.
«Gli artisti sono megalomani e amano illuminarsi d’immenso, anche se l’immenso è indotto. Suonare in un posto grosso fa figo. Per me non è così: andare sul palco e vedere uno stadio pieno, sapendo che tre quarti delle persone sono state invitate, non mi gasa. Quindi l’ho sempre rifiutato».
Quanto è importante la gavetta?
«Lo è, ma così sembra una sofferenza. Invece io mi sono divertito come un pazzo a suonare nei locali: dover andare a cantare le mie canzoni davanti a 50 persone non mi faceva dormire per giorni. Quando diventa un lavoro devi stare per forza su certi standard, ma la vita del musicista è sempre la stessa, a qualsiasi livello. Possono cambiare una o due stelle dell’hotel in cui dormi».
Sanremo è tra i programmi?
«Il mio programma è solo quello di scrivere (spero belle) canzoni».
Tra gli appuntamenti estivi: 11 luglio a Mirano, 8 agosto a Verona, 12 agosto a Asiago. Biglietti su Ticketone.
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