Pordenonelegge nel segno della libertà, Mattarella: «La cultura antidoto all’indifferenza»

Al Verdi di Pordenone la cerimonia che dà il via alla kermesse. Fedriga e l’omicidio Kirk: rispettare le idee. Fischi in sala

Cristina Savi
L’inaugurazione del festival e il messaggio di Mattarella @Gigi Cozzarin
L’inaugurazione del festival e il messaggio di Mattarella @Gigi Cozzarin

Nel Teatro Verdi di Pordenone, dove le note dell’Inno alla gioia di Beethoven e del nostro Mameli accolgono la 26ª edizione di pordenonelegge, la letteratura si conferma ancora una volta bussola civile. Il festival che fino a domenica porterà in città oltre 400 incontri e più di 600 autori, ha scelto l’Europa come tema guida. E i libri, non soltanto come patrimonio individuale, ma linfa di una comunità che vuole restare viva.

Sul maxischermo, il volto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella accoglie il pubblico con parole – affidate a una ragazza scelta fra gli Angeli – che risuonano come un monito e una promessa: «Leggere ha a che fare con la libertà. E con la inevitabile pluralità e inimitabilità di ogni essere umano, che aiuta a riconoscere la dignità inviolabile di ogni persona».

La cultura, antidoto contro l’indifferenza, ricorda Mattarella, è ciò che contraddistingue una civiltà, e la lettura è lo strumento principe della sua trasmissione. Nei libri abita la memoria del continente, dai monaci amanuensi a Gutenberg, fino alle biblioteche moderne, e ancora oggi essi possono sostenere e dare forza all’idea di Europa. Poi, il passaggio su pordenonelegge, che per il capo dello Stato è diventato un appuntamento unico perché non si limita a presentare opere, ma si misura con la realtà e i valori che chiedono di essere custoditi e rilanciati.

È il presidente della Fondazione Pordenonelegge, Michelangelo Agrusti, a dare il benvenuto alla platea. «Ogni libro porta con sé un gesto di apertura – sottolinea, affermando che questo festival – è, da 26 anni, un patto collettivo» per difendere conoscenza, democrazia, ascolto. Anche Agrusti riporta l’attenzione sull’Europa, non come entità astratta ma come cattedrale comune, frutto di radici culturali profonde e di ideali condivisi, messi oggi alla prova da guerre, crisi e ritorni di nazionalismi.

Ma l’anima della serata e la speranza (che mai come in questi giorni appare lontanissima), non solo di un’Europa ma di un mondo migliore, non abita solo nei discorsi: è nelle presenze in sala. Studenti delle scuole superiori, degli Its Academy e dell’università; ragazzi ghanesi impegnati nelle imprese locali grazie al Ghana Project, gli anziani ospitati nelle residenze, memoria vivente di comunità che non vogliono dimenticare nessuno; studenti arrivati da Praga – città gemellata con il festival – per studiare la letteratura italiana. Una platea variegata con l’intenzione di rendere visibile il senso di inclusione.

Poi, la parola alle istituzioni. Il sindaco Alessandro Basso ribadisce che «una città che legge non ha paura del futuro ed è realmente Capitale della cultura, cultura che è il nostro vaccino sociale collettivo». Per il presidente della Camera di Commercio Pordenone-Udine, Giovanni Da Pozzo, il festival resta «orgoglio di una comunità economica, nato all’interno della Camera di Commercio di Pordenone». Il deputato Emanuele Loperfido definisce pordenonelegge «una vera e propria Samarcanda culturale che unisce Oriente e Occidente», annunciando la presenza sabato del ministro Alessandro Giuli.

Parte qualche fischio quando il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, esprimendo preoccupazione «per il fatto che anche in Occidente diminuisce il concetto di libertà di espressione e di parola», cita l’omicidio del giovane influencer americano Kirk. «Si può contestare un’idea, ma non si può aggredire l’individuo che la esprime», conclude, fra qualche altro dissenso soffocato dagli applausi. Mentre sul palco arriva Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace, pordenonelegge prende ufficialmente il via. E fra note solenni, parole forti e qualche momento di tensione, si conferma festa dei libri e spazio civile di confronto, dove il futuro si misura nella capacità di leggere, insieme, le sfide del presente. 

Riproduzione riservata © il Nord Est