Piero Dorfles e il suo nuovo libro: “Le parole del mare”

A partire dalla Zattera della Medusa il nuovo libro dello scrittore triestino indaga il rapporto fra la navigazione e la letteratura. 

Marianna Accerboni
Jean Louis Théodore Géricault “La zattera della Medusa", Museo del Louvre 1818-19
Jean Louis Théodore Géricault “La zattera della Medusa", Museo del Louvre 1818-19

Il  mare e l’arte del navigare come metafora della vita, di sconfitte e successi. Da giornalista e raffinato scrittore – competenze che sa assimilare molto bene – Piero Dorfles, triestino di nascita e milanese d’adozione, compone nel suo nuovo libro “Le parole del mare. Letteratura e navigazione” (Sellerio editore, pgg. 257, euro 15) un’ode a tale elemento, redigendola in forma di poliedrico affresco. Ed è proprio il celebre dipinto “La Zattera della Medusa” di Théodore Gericault, citata nella sezione sui naufragi, a costituire un’immagine emblematica del volume, che sarà presentato dall’autore alla Libreria Minerva mercoledì pomeriggio alle 18 con Alessandro Mezzena Lona.

Il monumentale quadro di 35 metri quadri, oggi al Louvre, fu ultimato nel 1819 per ricordare un episodio di “mala navigazione”, che vide tre anni prima un capitano incapace ma gradito a Luigi XVIII, condurre allo sfacelo la fregata Méduse e alla morte la maggior parte dei passeggeri, salvo i più importanti e le signore, saliti su una lancia, e 15 dei 150 abbandonati su una zattera: metafora della lotta per la sopravvivenza tra speranza e disperazione e critica al governo della Restaurazione.

La poesia, soprattutto quella omerica, la letteratura di tutti i secoli e talvolta l’arte tralucono nell’acuto testo di Dorfles, aprendo la strada a più discipline che, partendo dal tema marinaro, scivolano, spesso con un pizzico di humour sottile, verso interessanti intuizioni filosofiche e psicologiche, approfondimenti storici, sociologici e di costume.

Abbandonati i panni del romanziere, quale era apparso nel 2024 in “Chiassovezzano”, in cui ripercorreva vicende famigliari del secondo conflitto mondiale, l’autore si rivela ancora una volta saggista coinvolgente nell’intrecciare l’arte del narrare a un’informazione veloce ma profonda. Da Conrad a Magris e Dante, dall’Eneide a Moby Dick, dall’Orlando furioso alla Provvidenza, ferale barca dei Malavoglia di Verga, a Robinson Crusoe, ai Robinson svizzeri – “libro ridicolissimo rintracciato in una biblioteca sperduta” –, a Salgari e a una sterminata sequenza di avventure e scrittori, Dorfles ci accompagna in un excursus denso e affascinante, che ne testimonia la passione per il mare e le letture di una vita, da cui provengono anche curiose informazioni.

Lo sapevate per esempio perché nei naufragi di un tempo non si salvava quasi nessuno? La maggior parte degli uomini di bordo, spesso imbarcati ubriachi a loro insaputa, non sapevano nuotare. E, tra le principali cause di naufragio, fino a fine Settecento c’era l’assenza di strumenti per calcolare, oltre alle distanze, la longitudine. Tant’è che Colombo rimase sempre convinto di aver raggiunto le Indie. Così nel 1714 la regina d’Inghilterra emise il “Longitude act”, promettendo la colossale cifra di 20 mila sterline a chi avesse ideato un sistema per calcolarla.

E le donne? «Certamente fino alla fine della navigazione a vela – spiega Dorfles – la presenza, a meno che non si trattasse di passeggere, schiave o prede di guerra, non era semplicemente prevista», essendo «zavorra del diavolo».

Tra le “concause” del libro, anche un nonno materno di Pirano, Pietro Fragiacomo, capitano di lungo corso e direttore dei fari dell’Adriatico, il cui profilo pare sia effigiato nel Marinaio Ignoto del Faro della Vittoria, anche in virtù dell’amicizia con l’architetto Arduino Berlam e lo scultore Giovanni Mayer. Senza dimenticare che la madre Alma, grande animatrice culturale d’avanguardia e instancabile nuotatrice, fin da bambina navigava il golfo da sola alla guida del suo barchino, partendo dall’abitazione della Lanterna in Sacchetta per raggiungere il padre allo Yacht Club Adriaco, di cui fu fondatore e presidente e la cui scuola di vela Piero frequentò dai 9 anni. E pure il nonno paterno, Carlo Dorfles, era un ingegnere navale.

«Il volume – così l’autore – non è un saggio di taglio accademico o di consultazione ma una ricognizione molto personale, legata al modo in cui ho letto quei libri e li ho memorizzati. Mi sono limitato a cercare le cose più significative – bonaccia, tempesta, naufragio, burrasca, ammutinamento, temerari, reietti, codardi ecc. –, infilando in ogni tematica ciò che trovavo nei singoli libri».

Verrebbe quasi da dispiacersi perché il volume non è accompagnato da immagini ma l’abilità dell’autore stimola la nostra inventiva e ci fa sognare mille avventure e vicende “sull’onda” di chi ci ha preceduto. —

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