Otto, Spino e l’ambiente da salvare: la fiaba green di Nicoletta Costa
Sabato alla Libreria Lovat di Trieste sarà presentata l’ultima opera della “mamma” di Giulio Coniglio e Nuvola Olga: «Ciò che emerge è l’amicizia che va oltre il risvolto ambientale del nuovo libro»

Indaffaratissima. Persino al telefono si intuisce che le giornate sono scandite dal colore dei suoi pennarelli. “Da adesso alla fine dell’anno ho parecchi impegni: devo illustrare, scrivere, reinventare. Lavoro ce n’è”. Nicoletta Costa, triestina, autrice e illustratrice di libri che i bambini adorano (ne ha pubblicati più di 500 in quarant’anni), lascia momentaneamente in un cassetto Giulio Coniglio e Nuvola Olga, le sue creature di carta più note, e sabato alle 11, alla libreria Lovat di Trieste, presenta l’ultima fatica, “Otto, Spino e la tartaruga da salvare” (Faba, pagg. 32, 14,90 euro).

Storia attuale, “green”, dove i protagonisti sono l’orso polare Otto, il pinguino Spino, la balena Berta e la tartaruga Tata, per promuovere ancora una volta i valori del reciproco aiuto e introdurre l’importanza di rispettare l’ambiente con semplici gesti quotidiani. Perché la piccola tartaruga è rimasta intrappolata in una rete di plastica e deve essere liberata. «Ciò che emerge - spiega Nicoletta Costa - è l’amicizia. Il risvolto ambientale c’è ma è una storia di complicità e solidarietà, come sempre. Con un tocco di umorismo».
Storie che nascono spesso in auto, lungo quella strada che la porta dalla città al Carso, quaranta chilometri e una meta, il maneggio di Malchina dove vivono i suoi cavalli. «Sono due: quello vecchio era messo male, adesso sta benone, ha vent’anni. Poi ho un’altra cavalla, senza l’ippoterapia non riesco a stare per cui adesso faccio una gran fatica ad accudirli e montarli! Siccome sono ipercinetica, guido malissimo: non so se questo mio inventare storie possa riflettersi in una certa pericolosità al volante, ho qualche piccolo dubbio, comunque è diventato un riflesso condizionato. Cioè: visto che mi annoio in macchina, allora penso alle storie, certe volte mi devo fermare e registrare, altrimenti me le dimentico».
I suoi disegni solari e ottimisti, che ne fanno una delle autrici più apprezzate in Italia, hanno un tratto semplice, che non significa facile. A volte l’aggettivo semplice lo utilizziamo in modo quasi dispregiativo.
«Dipende chi lo dice, chi fa il mio lavoro lo sa. Tutti adesso lavorano con l’intelligenza artificiale e se non è l’intelligenza artificiale Photoshop insegna. Io esclusivamente coloro al computer, non faccio niente che non potrei fare a mano».
La Rete è piena di disegni orrendi, tutti uguali. L’illustratore è una razza in via d’estinzione?
«Chi non ha un nome sì, verrà sostituito. Gli editori piccoli vorranno risparmiare. Quindi o sei un “grande” o sarà dura».
Orsi, tartarughe, pinguini: nuovi personaggi in arrivo?
«Non posso fare sempre Olga o Giulio... Di personaggi minori ne ho creati almeno molti altri e altri arriveranno. Questo Natale, ad esempio, in cui il protagonista sarà un pino».
Dice di possedere un carattere simile ai bimbi. In che senso?
«Non so spiegarlo. Ogni bimbo è diverso dall’altro, eppure quando stiamo insieme sorridono, e lo fanno più delle loro maestre! Entriamo in sintonia: sarà perché io sono un po’ indietro con le carte?»
Nuvola Olga è una star.
«Olga ha un che di rivoluzionario: frequentavo Architettura a Venezia, ero al terzo anno. Per chi non la conosce, la storia di Olga è questa: la nuvoletta chiede se può fare la pioggia, tutti attorno le dicono di no, lei si dispera e piange. Finché altre nuvole la accolgono e insieme fanno piovere. Beh, questo era il pensiero che avevamo noi a quei tempi, il senso dell’unione, della rivoluzione, di quella canzone “El pueblo unido jamás será vencido”: ecco, la prima storia di Olga è proprio questo messaggio traslato in nuvole».
Giulio Coniglio è timido e pauroso: con il tempo, si è accorta che assomigliava alle sue due figlie.
«Esatto. Da piccole erano tanto timide e odiavano l’acqua, odiavano nuotare. Senza volerlo, ho trasferito questa cosa in Giulio».
I libri letti da piccola le sono serviti?
«Certo. Il primo di cui mi ricordi è l’elefantino Babar, uno splendido albo illustrato. Avevo quattro anni e ricordo esattamente il momento in cui mio padre me l’ha letto. Come mi ricordo di Pippi Calzelunghe e del Giornalino di Gian Burrasca, di Mary Poppins. Mi hanno influenzato: l’umorismo, la magia, li ho fatti miei».
I suoi libri vengono tradotti in russo, cinese, coreano, giapponese. Proprio con il Giappone lei ha un debito.
«Ho iniziato con un editore giapponese conosciuto alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna. Tuttora mi mandano lettere in cui parlano di royalties e yen ma è talmente complicato per me per cui non rispondo, sono maleducata ma non ce la faccio, ho un problema grosso con contratti e moduli».
Se potesse dare vita uno dei suoi personaggi, quale sceglierebbe?
«Giulio e Olga hanno avuto un cartone animato, quindi la vita, nella fantasia dei bimbi, ce l’hanno già. Potrebbe essere comunque Olga. Oddio, non è che adesso voglio che mi bussi alla porta e mi entri in casa, eh...»
Ma Giulio Coniglio è ancora offeso con le Poste di Trieste dopo che non è riuscito a ritirare un plico di disegni indirizzati a lui?
«Ora tutti scrivono a me e non più a Giulio».—
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