I pittori ribelli che cercarono il paradiso nel colore assoluto: verso la mostra “Confini” a Villa Manin

L’esposizione a Passariano dall’11 ottobre al 12 aprile. I tropici di Gauguin e le luci di Van Gogh. Scene che diventano visioni, tra Europa e lontano Oriente

Marco Goldin
Vincent Van Gogh, Ulivi, 1889 - Edimburgo, National Galleries of Scotland
Vincent Van Gogh, Ulivi, 1889 - Edimburgo, National Galleries of Scotland

La quarta area della mostra “Confini” (11 ottobre-12 aprile), colma di quadri famosissimi, sposterà il confine della pittura più lontano, nella costante ricerca che gli artisti hanno fatto di un altrove, di un confine che sia anche il sogno di ritrovare un paradiso perduto. In questo senso, perfino inutile ricordarlo, la figura di Paul Gauguin è quella che ancora oggi incarna alla perfezione l’ansia di un altrove di vita e colore.

Per tale motivo la mostra ne seguirà il cammino fin dal momento in cui, nel 1887, con l’amico pittore Charles Laval, fugge prima a Panama, dove fa lo sterratore per il canale che si veniva costruendo, e poi soprattutto in Martinica. Uno splendido paesaggio proprio della Martinica, dal museo di Edimburgo, darà senso compiuto a questa prima sua sosta alla ricerca della purezza del colore. Ma poi la ricerca dell’Eden lo porterà a intermittenza in Bretagna, dove realizzerà alcune tra le sue opere più belle tra il 1889 e il 1890, come quella in mostra dal museo di Stoccolma.

Claude Monet, Antibes vista da La Salis, 1888
Claude Monet, Antibes vista da La Salis, 1888

Ma è chiaro come sia Tahiti il punto di approdo per Gauguin, quello universalmente noto, con i lunghi soggiorni lì, il primo dal 1891 al 1893 e il secondo dal 1895, dopo il ritorno dalla Francia, fino al 1901. La mostra proporrà uno dei capolavori assoluti dell’intera parabola artistica del pittore francese, come “Parau Api” del 1891 che eccezionalmente giungerà dal museo di Dresda. A doppiare nella stessa sala questo straordinario dipinto sarà la “Donna tahitiana” del 1897 dal museo di Belgrado, che rappresenta il secondo, più duro tempo di Gauguin a Tahiti, lui alla faticosa ricerca del confine definitivo.

La Provenza, e il Mediterraneo attorno ad Antibes, saranno nella mostra un altro luogo d’elezione. Non serviva dunque percorrere migliaia di miglia sopra gli oceani per cercare il proprio confine, che si poteva trovare anche in una dimensione più domestica, però sempre lontana dalle città formicolanti. Claude Monet scende prima in Liguria a Bordighera nel 1884 e poi torna a sud nel 1888, quando farà base ad Antibes. Un quadro meraviglioso, dal museo americano di Toledo, ce lo ricorderà. Sarà Pierre Bonnard, sublime artista novecentesco, a portare a compimento in Provenza la lezione proprio di Monet, come la mostra ancora una volta ci ricorderà con alcuni suoi quadri che giungeranno dal museo di Winterthur in Svizzera.

Paul Gauguin, Paesaggio della Martinica, 1887
Paul Gauguin, Paesaggio della Martinica, 1887

Infine, la Provenza è chiaramente il punto di svolta per Van Gogh, perché nei due anni che trascorre tra Arles e Saint-Rémy egli trova la sublimazione dentro quel colore nuovo che per lui è confine continuamente ripetuto e irredimibile. Una versione sontuosa di “Ulivi” dal museo di Edimburgo lo dirà con chiarezza e fascino di mistero. Cezanne in Provenza torna a casa e vi dipinge tanti capolavori, come alcuni che saranno presenti nell’esposizione di Villa Manin, a cominciare da un bosco del museo di Cardiff e altri ancora come i meravigliosi “Grandi alberi” sempre dal museo di Edimburgo. Sono quadri nuovissimi per la storia dell’arte all’aprirsi del XX secolo.

La quinta area della mostra presenta un fatto fuori dall’ordinario, quando la ricerca dei confini non porta gli artisti verso la dimensione del lontano e sono invece quei confini a farsi prossimità, confidenza d’immagini altrimenti distanti. In mostra una quarantina di straordinarie xilografie giapponesi, provenienti da un’unica collezione privata, con i maggiori nomi dell’ukiyo-e, da Utamaro a Eisen, da Hokusai a Hiroshige.

Dunque è la cultura figurativa giapponese, tanto affascinante, che sposta il proprio confine in Europa, con quei colori che resteranno memorabili. Nell’Esposizione Universale di Parigi del 1867 vengono presentati oltre cinquemila fogli con xilografie a colori. Gli artisti europei, ma anche americani, venivano in possesso a Parigi delle xilografie giapponesi, acquistandole soprattutto nel negozio di un mercante tedesco, Sigfried Bing.

Egli è citato più volte nella corrispondenza di alcuni tra i pittori presenti in mostra, a cominciare da Monet e Van Gogh, i quali possedevano molte centinaia di quelle xilografie. L’arte, e quella francese in primis, ne fu ampiamente toccata. Il confine si tendeva al di là degli oceani e raggiungeva chi aveva lo spirito giusto per accogliere quel mondo incantato.

La scheda

Quando: 11 ottobre – 12 aprile 2026

Dove: Villa Manin, Passariano di Codroipo

Orari: dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 18. 
Biglietti in vendita a questo link

Prezzi: intero 15 euro, ridotto 11 euro, prevendita esclusa

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