L’avvertimento di Trump e il mondo che cambia: Europa schiacciata dagli Stati Uniti
Sylvie Goulard, ex ministro francese delle Forze Armate, ne parlerà a Udine il 6 marzo durante il panel di apertura di Open Dialogues for the future. «La vera sorpresa è il dialogo tra Washington e Mosca»

«Che ritenesse la Nato obsoleta e l’Ue da distruggere, Trump l’aveva detto. Siamo noi che non abbiamo voluto sentire e agire».
Sylvie Goulard, professoressa alla Sda Bocconi, eurodeputata dal 2009 al 2017, ministro delle Forze Armate del governo francese e vice governatrice della Banque de France dal 2018 al 2022, non fa sconti alle istituzioni del vecchio continente.
A un mese dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, le mosse del tycoon appaiono, agli occhi della politica e docente francese, largamente prevedibili. Di più, «annunciate già nel 2017». Tutte, salvo una: l’avvicinamento alla Russia.
Tra mosse attese e inaspettate, certo è che Donald Trump sta rapidamente sovvertendo l’ordine mondiale.
Goulard, che ne parlerà a Udine il 6 marzo, durante il panel di apertura di Open Dialogues for the future: “Il mondo che cambia: scenario geopolitico fra due guerre e tre continenti”, anticipa qualche riflessione.

Professoressa, il dialogo dell’America con la Russia è una sorpresa…
«Lo sono l’avvicinamento di Trump a Putin e le accuse a Zelensky d’essere un dittatore. Nessuno si aspettava questa svolta da parte del presidente Usa, né le conseguenze per l’Europa, che così rischia di restare schiacciata. Per il Vecchio continente è uno scenario molto pericoloso: non solo perché potrebbe significare che non abbiamo più la protezione americana, ma anche perché la Russia pare sia quasi legittimata a fare in Europa tutto quello che vuole, secondo la visione del mondo che Putin aveva annunciato alla conferenza di Monaco nel 2007: tornare indietro, dal mondo unipolare americano all’epoca in cui l’Urss controllava l’Est. Mi preoccupa anche la messa in discussione delle istituzioni democratiche negli Usa. Dov’è l’America democratica ammirata da Toqueville? Dove l’equilibrio delle istituzioni? È all’opera una pervicace distruzione dello State federale e delle due istituzioni, un cambiamento più profondo di quello che si può percepire, la decadenza dei valori democratici che condividevamo».

Il presidente francese Macron è appena rientrato da un bilaterale con Trump che ora riceverà il premier britannico. Meloni sta tenendo aperto un canale costante di comunicazione con la Casa Bianca. Lei crede che i leader degli Stati nazionali europei possano giocare un ruolo da mediatori nella partita per la fine della guerra in Ucraina?
«Io credo che dialogare sia molto importante, dobbiamo usare tutte le carte che abbiamo. Quello che però mi interessa è che i capi di Stato e di governo diano un messaggio senza ambiguità. Parliamo con Trump per difendere gli ucraini – e il diritto – o siamo già pronti a sacrificarli per rimanere amici del presidente Usa? La cosa importante è il messaggio e la sua chiarezza».
Detta così sembra una critica alle istituzioni europee...
«Dialogare con Donald Trump è molto importante. Ritengo che non si possa continuare ad avere ogni capo di Stato che va Washington. In Europa abbiamo il Consiglio Europeo. Un’istituzione che dovrebbe decidere “Europe first” e comunicare con una voce. Bizzarramente ogni membro fa la sua conferenza stampa alla fine delle sedute. Si è mai vista una cosa simile? Il Consiglio Europeo dovrebbe farsi qualche domanda su chi parla a nome dei nostri Stati e incoraggiare l’unità, in un gioco collettivo. Non possiamo andare avanti così. Se non ci organizziamo per essere uniti saremo esclusi dalle discussioni. E non lo dico oggi, lo scrivevo già nel 2023 (nel volume “Grande da morire. Come evitare l’esplosione dell'Europa” appena pubblicato per Il Mulino, ndr). Poi, certo, in Europa ci sono ci sono alcuni Paesi con mezzi importanti...»
A chi si riferisce?
«Senza nessun nazionalismo francese, dico che avere un Paese dotato dell’arma nucleare non è irrilevante».
Tra i primi decreti di Trump ci sono stati quelli sui dazi commerciali. Firmati, poi rinviati, ora di nuovo annunciati. Qualcuno li ha archiviati come provocazioni che non convengono nemmeno agli americani. Secondo lei?
«Starei molto attenta a non prendere sul serio la minaccia. Nessuno sa cosa può succedere e dobbiamo abituarci a misurarci con opzioni diverse, compresa quella che non ci piace. Nel 2017 ero ministro alla Difesa in Francia. Quando Trump disse che voleva distruggere l’Ue nessuno gli credette. Se non ci prepariamo all’ipotesi peggiore saremo nei guai. In materia di dazi abbiamo tutte le carte in regola per giocarcela».
Cosa intende?
«Che sul piano del trade siamo il primo mercato unico del pianeta. Le competenze le abbiamo trasferite all’Unione europea. Sui dazi dobbiamo lasciar fare alle istituzioni europee con un mandato discusso insieme. Abbiamo tutti i mezzi per resistere. A patto che nessuno abbia la tentazione di fuggire in avanti, di fare per conto proprio».
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