Molinari e l’era della “Scossa globale”: prontuario di un secolo di cambiamenti

«L’ordine di sicurezza internazionale esistente è finito. Lo ha cambiato Trump»

Marco ZatterinMarco Zatterin
Maurizio Molinari
Maurizio Molinari

Non tira una bella aria sul pianeta Terra. Ci sono prospettive indeterminate per un avvenire reso insicuro dalla sfida per il dominio cui si misurano Cina, Russia e Stati Uniti. Qui si alimenta l’ondata di incertezza in cui siamo costretti a vivere, qui che trova ragione d’essere il minaccioso tsunami strategico provocato dal duello fra l’universo di ieri e quello che tende al domani, in breve fra la democrazia e l’autocrazia. Siamo al passaggio in cui il XXI secolo ridisegna l’ordine internazionale e si ripercuote sulle nostre vite. Si annuncia un possibile cataclisma del quale è necessario essere consapevoli e a cui, si può provare a rispondere. Come? Rinunciando alle rigidità ideologiche e alle convinzioni inossidabili per conservare, di fronte al grande cambiamento, l’obiettivo di generare conoscenza e prosperità. La reazione è possibile. Ma occorre che ognuno dia il meglio di quello che può.

“La scossa globale” (Rizzoli, 322 pagine, 22 euro), il nuovo libro di Maurizio Molinari – cronista appassionato di relazioni internazionale, a lungo corrispondente estero, quindi direttore della Stampa e di Repubblica –, riordina gli eventi geopolitici che hanno fatto di noi ciò che siamo ora.

L’onda anomala, argomenta il giornalista romano, comincia con la rielezione di Donald Trump e il voto popolare che ha premiato la promessa di rendere l’America grande di nuovo. La rivoluzione del presidente a stelle e strisce ha avviato una svolta isolazionista, nel nome di un ritorno a un’età dell’oro che scuota il mondo, scardinando col mercantilismo gli assetti multilaterali della globalizzazione e implicando “la pace attraverso la forza”. In casa, si combattono inflazione, migranti e cultura woke. All’esterno, si sfoderano i dazi come arma politica per rendere gli States ancora più superpotenza.

Tutto, sottolinea Molinari, succede “out of the box”, ovvero “fuori dagli schemi”. Con la cura che richiede la materia, il libro conduce il lettore fra le storie che aiutano a comprendere perché gli equilibri non sono più quelli di una volta, come le mezze stagioni. La chiave è l’affermazione di un approccio tribale che ha del primitivo: una visione del governo in cui carattere personale, forza politica e identità si sovrappongono e si affermano. Trionfa l’uomo solo al comando, sia Trump, Xi, Putin, Modi o bin Salman. È un problema per l’Ue, si avverte, perché alle bande oppone «una leadership collettiva dove nessuno dei leader nazionali prevale sugli altri». Contro i capi tribali, «anche l’Europa ha bisogno di averne uno». Tedesco, suggerisce Molinari: «Difficile evitare di guardare a Berlino».

Non semplice. Anche perché, mentre scorre il riassunto delle puntate precedenti di una telenovela geopolitica che ogni giorno regala colpi di scena, si osserva come il plotone delle incertezze si faccia più affollato. Le pagine de “La scossa globale” analizzano il conflitto delle materie rare, i rischi del cambiamento climatico, le tentazioni legate alle criptovalute, la corsa per il controllo dello spazio, l’“arte della guerra” (Sun Tzu docet) dalle pratiche inedite. In sintesi «l’ordine di sicurezza internazionale esistente è finito; lo ha cambiato Trump per fare concorrenza a Putin e Xi».

Si delineano tre possibili esiti: una nuova Yalta che ruoti sull’equilibrio riscritto delle sfere di influenza di Usa, Russia, Cina; conflitti con conseguenze e dimensioni senza precedenti, “la terza guerra mondiale” per farla breve e tremenda; un’instabilità endemica, crescente e a intensità variabile. Nessun catastrofismo senza speranza, però. Dopo aver ripreso l’appello di Leone XIV per un “disarmo delle parole” mirato a difendere i cittadini dall’odio e dalle menzogne che inquinano la rivoluzione digitale, l’invito che chiude “la Scossa globale” è a essere flessibili, a puntare sulla capacità di adattarsi agli imprevisti. “Cambiando si migliora”, è l’illuminazione ripescata da Winston Churchill, una delle figure più apprezzate dall’autore. Molinari arriva con questo al traguardo per concludere che, nell’epoca degli algoritmi, l’imperativo è recuperare l’illuminismo, la fiducia nella ragione, il rispetto della diversità, il dibattito libero e la ricerca della verità. “Scossa globale” è il prontuario del “cosa” e del “come” di un secolo che non sarà breve, in cui le interpretazioni prevalgono sulle previsioni che, nella catena “out of the box”, hanno il ricorrente vizio di essere sbagliate. Nel dubbio, si deve cercare di capire. La conoscenza è il senso di fondo, fornisce il più efficace antidoto per quando la Storia prova a vestirsi da epidemia. 

Riproduzione riservata © il Nord Est