Lo Zecchino d’Oro parla trevigiano: vince la canzone di Lodovico Saccol

Il trevigiano Lodovico Saccol conquista la 68ª edizione dello Zecchino d’Oro con la canzone “Ci pensa il vento”, un brano poetico e educativo scritto insieme al sacerdote Francesco Marruncheddu

Elena Grassi
La premiazione
La premiazione

Anche se non si può vedere, il vento fa tante cose per noi. Asciuga i panni stesi e le lacrime sul viso, sfoglia le pagine dei libri, porta pollini e canzoni. E a volte, quando arriva la triste stagione della guerra, se ti fermi ad ascoltarlo, sentirai che soffia la pace oltre i confini, mentre bandiere di tanti colori sventolano nel cielo.

I contenuti

Sono i significati profondissimi ma allo stesso tempo capaci di arrivare con leggerezza dritti al cuore, che si manifestano tra i versi della canzone “Ci pensa il vento” composta dal trevigiano Lodovico Saccol, che ha vinto la 68sima edizione dello Zecchino d’Oro. L’annuncio ieri sera è stato dato da Carlo Conti in diretta su Rai1 dall’Antoniano di Bologna, dove oltre a Saccol sono stati premiati il coautore del testo, Francesco Marruncheddu, sacerdote sardo giornalista dell’Osservatore Romano e poeta, e la piccola Emma Dakoli, 9 anni di Monza, che ha interpretato il brano. “Ci pensa il vento” ha un arrangiamento ricco e al contempo orecchiabile e porta a comprendere, attraverso la metafora del vento, il valore delle cose “invisibili” che però hanno un’influenza nella nostra vita, come l’amore e la pace.

L’autore

Saccol è alla sua nona partecipazione allo Zecchino d’Oro come autore e alla sua quarta vittoria, dopo “Le piccole cose belle” nel 2008, “Il contadino” nel 2010 e “Prendi un’emozione” nel 2015 (oltre a vari premi collaterali). Quest’anno la sua canzone ha battuto brani di firme prestigiose come quelle dei cantautori Giuliano Sangiorgi ed Enrico Nigiotti, dell’attore Stefano Accorsi e della “iena” Andrea Agresti, mettendo d’accordo la giuria dei piccoli e quella dei “grandi”, formata da Flavio Insinna, Gabriele Cirililli, il professore Vincenzo Schettini e i conduttori Carolina Benvenga e Lorenzo Baglioni.

La reazione

«Sono felicissimo di questa vittoria – commenta a caldo Saccol – perché la votazione di 163 su 170 indica che soprattutto i bambini hanno apprezzato la canzone e questo per me è l’obiettivo raggiunto. Inoltre i brani quest’anno erano tutti molto belli, nelle prime posizioni troviamo titoli composti da autori professionisti della canzone per l’infanzia, quindi la gara non era per nulla scontata. I motivi della vittoria sono molti, credo che oggi i bambini abbiano fame di armonia e di un ascolto piacevole, anche perché spesso si imbattono in musiche, magari alla moda, ma povere dal punto di vista melodico. “Ci pensa il vento” invece è piena di cambi di accordi, che abbiamo fatto suonare da un’orchestra, raggiungendo una grande ampiezza melodica: i bambini, anche inconsciamente, percepiscono questa bellezza. E poi ho avuto la fortuna che ad interpretarla è arrivata Emma, una bambina con grande consapevolezza e per nulla interessata alla gara, che mi ha fatto commuovere per l’intera esibizione. Infine c’è un testo originale, grazie alla poesia a cui mi sono ispirato, scritta da Francesco Marruncheddu, che sono felice di aver coinvolto in questa avventura, lui si è fidato di me dandomi carta bianca e questa vittoria è stato il miglior modo di ricambiarlo».

L’origine

Il brano “Ci pensa il vento” ha infatti origini lontane, risalenti al 2010, quando Saccol e Marruncheddu si conoscono presentati da amici comuni, che intuirono una potenziale prolifica collaborazione tra il musicista trevigiano e il poeta sardo. «Ci ho messo quindici anni ad elaborare questa canzone – continua Saccol – perché ha tanti livelli di lettura, uno didascalico, uno filosofico e uno ancora più profondo, spirituale, sul rapporto tra l’uomo, la natura e il divino. Marruncheddu è il primo sacerdote in gara come autore nella storia dello Zecchino d’Oro e ci tenevo a restituire l’intensità della sua poetica». Una canzone che per la portata valoriale e di significato non sembra “per bambini” ma anzi, potrebbe arrivare anche su altri palchi, magari a Sanremo, e Saccol ha colto l’occasione: «Ho fatto la battuta a Carlo Conti: se ti servono bravi autori per Sanremo siamo qua! Ma ora mi godo questa grande soddisfazione, perché scrivere per l’infanzia è una missione, soprattutto educativa, non solo d’intrattenimento, e la gioia che mi dà lavorare con i bambini è impareggiabile». —

 

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