“La vedova” di Grisham e quel patrimonio che nessuno conosceva
Esce oggi il nuovo libro del re del legal thriller americano. Ecco l’incipit che introduce l’avvocato di provincia Latch

Questo brano è tratto dal primo capitolo del nuovo libro di John Grisham, “La vedova” (Mondadori (pp. 432, euro 23) in libreria da oggi. Simon Latch, un piccolo avvocato di provincia, si sente frustrato dalla sua routine lavorativa fatta per lo più di casi minori. Nelle prime pagine Eleanor Barnett, una vedova di 85 anni, si rivolge a Simon per redigere un testamento. Vedova e senza figli, vive in una modesta casa nei sobborghi. Ma suo marito Harry Korsak le ha lasciato un patrimonio significativo di cui nessuno è a conoscenza.
***
I clienti che si rivolgevano al piccolo studio legale dall’aria antiquata all’angolo tra Main e Maple Street portavano con sé problemi che Simon non sopportava più. Fallimenti, multe per guida in stato di ebbrezza, assegni familiari non pagati, pignoramenti, piccoli incidenti d’auto, scivoloni e cadute sospetti, richieste di invalidità discutibili: il tran tran di un avvocatuccio qualunque, i cui sogni di ricchezza nati all’università si erano affievoliti al punto da essere quasi svaniti. Dopo diciotto anni di una simile routine, Simon F. Latch, avvocato e consulente legale, era a pezzi.
I problemi degli altri lo stavano sfinendo. Ogni tanto, un po’ di tregua in quello squallore gliela davano i clienti anziani che gli chiedevano aiuto per stendere testamenti e ultime volontà. Simon le faceva sembrare questioni complesse, ma si trattava quasi sempre di incarichi facili che qualsiasi matricola di legge avrebbe saputo accollarsi. Per soli 250 dollari scriveva, ma lui preferiva dire “redigeva”, un testamento semplice lungo tre pagine; stampava il documento su pregiata carta dorata e lo faceva autenticare dal suo “staff”, dando al cliente l’impressione che stesse “adempiendo” a un compito prestigioso.
A dirla tutta, la metà di quei vecchi non aveva nemmeno bisogno di un testamento, neanche di uno semplice: ma nella storia della giurisprudenza americana non si era mai sentito di un avvocato che lo facesse notare e rinunciasse a una parcella. Un’altra verità era che i 250 dollari erano un furto, considerato che su internet c’era una quantità enorme di modelli, gratuiti e altrettanto vincolanti.
E un’ulteriore verità era che Latch, i testamenti, nemmeno li toccava. A riempire i moduli e a stampare quelle carte importanti pensava la sua segretaria, Matilda.
La cliente del giorno era Eleanor Barnett, una vedova di ottantacinque anni che abitava in una modesta casa dei sobborghi comprata dieci anni prima insieme al suo secondo marito. Lei non aveva figli, mentre il suo defunto marito, Harry Korsak, aveva avuto da un primo matrimonio fallito due maschi che per anni aveva cercato di convincere l’adorata Eleanor a adottare. I motivi erano vari, ma nessuno l’aveva persuasa perché, come aveva spiegato a Matilda nel corso della loro lunga seconda telefonata, quei due li detestava. Non portavano che guai.
«E sulla sua abitazione grava qualche ipoteca o mutuo?» aveva chiesto Matilda, interrompendo con educazione quella che si annunciava come una prolissa e tortuosa digressione sulla storia dei due disgraziati.
No. Avevano pagato fino all’ultimo dollaro sia la casa che l’auto di famiglia. Non avevano debiti. Harry Korsak era stato un tipo piuttosto parsimonioso, figlio di gente vissuta durante la Depressione, tanto per capirci, e non aveva mai sopportato neanche l’idea di avere dei debiti.
Tra una telefonata e l’altra, Matilda fece le sue solite indagini telematiche e accertò che la casa, del valore catastale di 280.000 dollari, era in effetti libera da vincoli, e così l’automobile, una Lincoln di quindici anni prima. Scavando un po’ più a fondo scoprì che Clyde Korsak, il primogenito di Harry, aveva la fedina penale sporca. In passato l’avevano beccato a spacciare cocaina e condannato a quattro anni di carcere.
Ms Barnett disse che non voleva più parlare di questioni finanziarie al telefono, e che avrebbe preferito aspettare e incontrare di persona l’avvocato Latch. Arrivò puntuale alle due del pomeriggio, vestita come la classica signora benestante che va a messa. Matilda ne aveva viste mille così, e le prese immediatamente le misure mentre le versava il caffè nella preziosa tazza di porcellana che teneva da parte per le vecchiette come lei. Di solito alla clientela normale rifilava i bicchierini di plastica.
Ms Barnett camminava sicura senza bastone, senza inciampi, a passo svelto e deciso, e si sedette con garbo sulla poltrona a sorseggiare il caffè con il mignolo sollevato, chiaro segnale che conosceva le buone maniere, o che era un po’ snob. A prima vista sembrava in salute, e probabilmente poteva godersi almeno un’altra decina d’anni prima che le sue ultime volontà fossero eseguite.
Riproduzione riservata © il Nord Est