I giovani e la grande ambizione: il film su Berlinguer ha riempito le sale di ventenni e trentenni

Successo del regista Andrea Segre: un documentario racconta chi sono, cosa cercano, cosa chiedono alla politica

Elena Grassi
Il regista Andrea Segre, a destra Elio Germano interpreta Enrico Berlinguer
Il regista Andrea Segre, a destra Elio Germano interpreta Enrico Berlinguer

Nel suo saggio “Contro la dittatura del presente”, il giurista Gustavo Zagrebelsky scriveva: “Il nostro è il tempo grigio del nichilismo, non quello colorato della politica. Paralisi della rappresentanza, congelamento della competizione politica, perdita di significanza delle promesse e dei programmi elettorali, predominio del governo nella sua versione tecnica ed esecutiva di volontà altrui e sovrastanti: tutto ciò è quanto può riassumersi nell’espressione, ormai d’uso corrente, di post-democrazia».

Era il 2014 e oggi, a oltre dieci anni di distanza, sembriamo assistere agli epigoni di questa visione, in cui pare anche emergere però la voglia di resistere, soprattutto da parte delle giovani generazioni, i sudditi precipui della dittatura del presente. Loro, che il passato non l’hanno vissuto, anelano a scoprirlo, per trovarci non tanto risposte ma ispirazioni verso nuove frontiere, e lo cercano sovente in ambienti alternativi ai libri di storia, come le sale cinematografiche.

È il caso del film “Berlinguer – La grande ambizione” di Andrea Segre, uscito un anno fa dopo aver aperto la scorsa Festa del cinema di Roma (dove il suo attore protagonista, Elio Germano, ha vinto il premio per la miglior interpretazione maschile), entrato nella top ten dei titoli italiani più visti nel 2024, e soprattutto catalizzatore di un pubblico Gen Z, con decine di migliaia di spettatori tra i venti e i trent’anni: perché? Cosa cercavano? E soprattutto cosa pensano, cosa vogliono, cosa sognano?

Se lo è chiesto Segre, e durante le presentazioni del suo tour in sala, ha imbracciato la macchina da presa per registrare i dibattiti, fare interviste, proporre riflessioni in un viaggio inedito nel rapporto tra cinema, vita e politica nell’Italia di oggi. Ne è nato il documentario “Noi e la grande ambizione”, che dopo l’anteprima mondiale in questi giorni al Pingyao Film Festival in Cina, sarà in programma come Special Screening alla Festa del cinema di Roma (dal 15 al 26 ottobre), e uscirà nelle sale il 10 novembre distribuito da ZaLab in collaborazione con Lucky Red e Circuito Cinema Distribuzione.

«La visione e i valori di Enrico Berlinguer da leader del Partito comunista italiano, che ho raccontato storicamente e umanamente nel film “La grande ambizione”, hanno affascinato un pubblico inatteso», svela il regista, «composto da coloro che non erano nemmeno nati quando il politico è morto, ma che invece erano molto presenti nelle sale, cercando cosa questa storia ci possa insegnare rispetto a una sensazione di impotenza dell’oggi, perché pensiamo di non poter influire sulle scelte del mondo. Sai che sarebbe bello che non si bombardasse ovunque, che non stessimo distruggendo il pianeta, che non ci fosse uno sviluppo insostenibile, ma non sai come aggredirla questa situazione, perché ti manca la sensazione di poterti organizzare. Invece in quel periodo storico, nel Pci ma anche in tanti altri movimenti politici e non, avevi la sensazione di quella potenza comunitaria, che seppur archiviata come fallita, in realtà ha generato il periodo di minor diseguaglianza della storia d’Europa. Tra gli anni Sessanta e Ottanta sono state fatte riforme sociali molto importanti, come la sanità pubblica e lo statuto dei lavoratori, si è raggiunta la conquista di diritti civili come il divorzio e l’aborto, tutti traguardi ottenuti dalla spinta di una società che dal basso sentiva di potersi organizzare per avere un’influenza su chi prendeva le decisioni. E da questa concreta influenza, oggi si passa all’illusione degli influencer, delle persone famose, dei leader di rapidissimo consumo, a cui ti affidi per disperazione, senza sapere mai cosa davvero rappresentino. Per resistere, noi che viviamo in questo tempo, andiamo in cerca di capire come operare un cambiamento, e indubbiamente il periodo di Berlinguer e quell’organizzazione collettiva hanno rappresentato una modalità di agire che può ispirarci anche oggi».

Nel documentario “Noi e la grande ambizione”, le riprese di incontri e dialoghi con il pubblico si intrecciano a immagini di backstage e scene inedite del film su Berlinguer (con un nutrito cast veneto, tra cui Paolo Pierobon, Andrea Pennacchi e Roberto Citran), proponendo un’occasione di ascolto e d’interpretazione su una fase storica di grande crisi della partecipazione democratica (alle ultime elezioni politiche ha votato il 64% degli elettori, l’affluenza più bassa nella storia repubblicana). «Con questo lavoro », chiude Segre, «ho voluto anche fare il ritratto di una generazione che troppo spesso definiamo come indifferente, frammentata, confusa, ma che invece dimostra nel suo sguardo, seppur a volte disilluso, sempre vigile, un’intelligenza sociale, politica ed esistenziale, che mi ha fortemente coinvolto».

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