Il fotografo Alassio: «La mia Venezia è arrivata all’epilogo»

Michele Alassio porta alle Procuratie una video presentazione delle sue opere. Quarant’anni di scatti raccolti in due volumi: «Ho dato forma all’invisibile»

Alberto Vitucci
La folla e l'overtourism a Venezia nella foto di Alassio
La folla e l'overtourism a Venezia nella foto di Alassio

«La fotografia è scelta. Scegliere e isolare l’attimo giusto. Un modo per dare forma all’invisibile e non per registrare ciò che è esteriore e già rivelato. La fotografia è emozione. Con le mie foto ho sempre cercato di esprimere il sentimento di un luogo, non soltanto la sua forma. La fotografia è arte, e il tempo è la sua materia».

L’arte di Michele Alassio è concentrata in queste certezze. Il fotografo non riproduce il reale, ma vive una realtà spesso sfuggente e invisibile. Trasmette emozioni, e ogni sua immagine deve rispettare la forma e il sentimento da cui è stata asportata con precisione chirurgica.

Quarant’anni di fotografie

Michele Alassio, classe 1956, ha esposto i suoi capolavori in tutto il mondo. Ha lavorato per grandi firme e per campagne pubblicitarie, realizzato esemplari unici e cataloghi. Adesso, a conclusione di una lunga e luminosa carriera, ha deciso di raccogliere in un volume i suoi lavori degli ultimi 40 anni. Venice selected works 1985-2021 è il titolo del libro pubblicato da Fortu edizioni. Cento pagine che sintetizzano il suo modo di vedere la realtà. E soprattutto la città dove è nato e ha vissuto, Venezia e le sue trasformazioni.

Venezia ai titoli di coda

«La mia città dopo millenni è arrivata al suo epilogo», scrive amaro nell’introduzione al lavoro, «alla sua forma definitiva, senza più storia. Ogni sua immagine adesso è per sempre. Negli ultimi quarant’anni è cambiata in modo radicale. Seguendo percorsi economici che ne hanno fatto una città senza cittadini, un assurdo albergo diffuso, totalmente inanimato. Solo la sua incredibile bellezza, la sua immensa storia e i suoi tesori sono rimasti intatti».

Ed ecco le “series”. Gruppi di foto legate da un tema.

Rappresentazioni di rara bellezza, stampate in alta definizione. Gli angeli e il monumento di Bartolomeo Colleoni nella nebbia, la mascarete e l’acqua alta riflessa sui masegni di piazza San Marco. E la Dogana da mar, le cupole di San Marco e San Giovanni e Paolo. Fino ai capolavori in bianco e nero come i “Fanali alle Zattere” e l’isola di San Giorgio, la porta della Carta.

Per arrivare alla celebre “Venice’s autopsy” del 2018. Una nuova serie di immagini dove la bellezza è stimolo alla riflessione dei gravi problemi della città. Una serie pubblicata allora a puntate sui nostri giornali con foto e testo d’autore.

Ecco “The new skyline”, la folla infinita che ammira Venezia dal ponte della nave da crociera, allora ancora ammessa in bacino San Marco. Il campanile di San Giorgio, dietro, sembra quasi un comignolo senza fumo dalle proporzioni assurde.

E poi i “Fantasmi, l’esodo di Venezia”, le ombre proiettate sulla chiesa degli Scalzi in restauro. Il traffico delle onde, briccole tagliate e abbandonate in canale della Giudecca, la folla sul ponte della Paglia, la mano di Lorenzo Quinn.

Fino all’ultima serie, “La nostra ora più buia”, scatti in bianco e nero di una Venezia deserta, ritratta nei periodi del lockdown, nel 2020. San Giorgio e la piazza San Marco, Rialto e il palazzo Ducale. «Per la prima volta abbiamo visto la nostra città nella sua forma più pura e limpida, nel silenzio. Un corpo nudo e reale. Venezia com’è, senza ostacoli e barriere».

Foto senza ritocchi

Un percorso artistico passato dagli esordi della galleria Bugno alla notorietà mondiale del grande gallerista Barry Friedman. Il segreto? «La foto è come è stata scattata, senza trucchi né filtri, senza photoshop né correzioni», scrive Alassio, «la tecnica è solo sviluppata dallo scatto originale in camera oscura. Altrimenti, non è fotografia».

Nel suo studio di Ruga Giuffa, a due passi da San Marco, dove espone opere e libri agli amanti della foto artistica, Alassio trascorre molto del suo tempo in compagnia della sua amata Rose, una femmina di Golden retriever scozzese che lo adora e lo “aiuta” nell’ispirazione. Domani, venerdì 5 dicembre, alle 18 alle Procuratie Vecchie la video presentazione dei volumi dedicati alla fotografia di Alassio, con la presentazione di Giovanni Montanaro.

Le opere di Alassio sono esposte permanentemente nello studio di Venezia, Castello 4745 Ruga Giuffa e a New York alla Barry Friedman Gallery.

La Venezia di Alassio

La laguna vista dal fotografo Alassio
La laguna vista dal fotografo Alassio
Il fotografo Michele Alassio
Il fotografo Michele Alassio

 

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