Salute, valori, guerra: il mondo in un disegno, alla Fondazione Prada di Venezia
“Diagrams” dello studio Amo/Oma fondato da Koolhaas mette in mostra oltre trecento oggetti. Dalle mappe ai grafici

La parola diagramma, a una prima vista, potrebbe spaventare. Eppure, di diagrammi ne vediamo, osserviamo, leggiamo, commentiamo continuamente. Siamo sommersi da infografiche, passando dai grafici che ci mostrano l’andamento dell’economia di un paese a quelli che sintetizzano in un’unica immagine i nostri parametri vitali. Ma nell’epoca della postverità in cui viviamo, dove è sempre più difficile distinguere le informazioni vere da quelle false, dove si rischia di scivolare in camere di risonanza che danno voce a una sola opinione e zittiscono tutte le altre, anche i diagrammi possono mentire. Fondazione Prada, allora, si prende tempo per riflettere e invita i suoi visitatori ad aguzzare lo sguardo in “Diagrams”.
“Diagrams” è il progetto espositivo dello studio AMO/OMA, fondato dall’architetto olandese Rem Koolhaas, che trova casa nella sede veneziana della Fondazione a Ca’ Corner della Regina che aprirà al pubblico sabato 10 maggio (fino al 24 novembre, www.fondazioneprada.org). La mostra è una sorta di gigantesco archivio popolato da 300 oggetti tra documenti rari, pubblicazioni, immagini digitali e video dal dodicesimo secolo ai nostri giorni.
Entrando nel salone al primo piano, la sensazione è di trovarsi in una sala di consultazione in biblioteca: le luci soffuse illuminano teche che sono scrigni da scoprire. Sono nove, come le urgenze che il team guidato da Koolhaas pone all’attenzione dei visitatori. Si passa dall’ambiente costruito alla salute, disuguaglianza, migrazione, ambiente naturale, risorse, guerra, verità e valore. Ognuno di questi temi, poi, è ampliato nelle sale adiacenti. «Le premesse della mostra sono entusiasmanti», sottolinea Koolhaas, «perché il progetto punta l’attenzione sul fatto che viviamo in un universo di urgenze infinite e, in questo senso amplia la nostra percezione».
Il primo atto è con l’ambiente costruito e una delle testimonianze più antiche della mostra, il Liber chronicarum del 1493, in prestito dalla biblioteca Marciana. Nella sala tematica a due passi, spuntano invece i disegni dell’architetto e designer francosvizzero Le Corbusier: tratti semplici ma rivoluzionari, che studiano sistemi di ventilazione naturale per un’abitazione in India o che raccontano il cammino del sole per evitare sovraesposizioni del costruito.
Non solo architettura: salute ci porta nei meandri del corpo umano. Curioso il disegno del giapponese Utagawa Kunisada, Toyokuni III: “Grafico sulle regole alimentari che illustra gli effetti dannosi dell’intemperanza e le funzioni degli organi”, datato 1850. Raffigura un uomo, che probabilmente sta bevendo sakè, il cui processo digestivo è popolato da omini stilizzati impegnati a pesare, trasportare, scrivere, contare, cucinare.
Invita a riflettere lo studio di indagini visive Situ, con sede a Brooklyn, che ha realizzato un video sugli effetti a lungo termine di un attacco dell’aviazione israeliana sul cortile della casa della famiglia Nassir a Beit Hanoun, Gaza, nel maggio 2021. O ancora, il video sulle “Presunte atrocità commesse durante l’occupazione della città di Bucha, Ucraina”.
Nel turbine di immagini che la mostra mette a confronto, c’è anche un diagramma del diagramma: al piano terra, infatti, un pannello collega le opere esposte agli enti che le hanno prestate, in un groviglio di linee che dimostrano la complessità del lavoro. Ma, allo stesso tempo, ne rendono anche immediatamente comprensibile la portata. «Il diagramma è uno strumento che esiste da sempre», afferma Koolhaas, «per esempio, nella prima fase della nostra ricerca, abbiamo trovato diagrammi tridimensionali realizzati in Sudafrica intorno al 40.000 a.C.. Questo dimostra che, anche a prescindere dal medium, il diagramma assolve sempre funzioni didattiche (spiegazione) o suggestive (persuasione)». Non resta che lasciarsi incuriosire e collegare a propria volta i fili di questa storia.
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