Bob Dylan sul palco. Foto Agf
Bob Dylan sul palco. Foto Agf

Da Bob Dylan ai Rolling Stones, ecco le inarrestabili icone del rock che continuano a farci sognare dal vivo

I grandi vecchi continuano a battere i palchi di tutto il mondo davanti a un pubblico di affezionati e giovanissimi neofiti

Giovanni Tomasin

Fra ottobre e novembre, Bob Dylan sarà in tour nell’Europa settentrionale e nel Regno unito. Il giovane che un tempo ascoltava i grandi vecchi del blues che continuavano a esibirsi dal vivo, oggi l’84enne di Duluth, Minnesota, continua a battere i palchi del mondo così come gli stati americani nel suo “Never Ending Tour”. Ad ascoltarlo, un pubblico che va dai suoi coetanei agli adolescenti.

«Il rock ’n’ roll non muore mai» è un motto rilanciato dai Maneskin durante il loro raro (dall’Italia rarissimo) exploit del genere dalla nicchia al pubblico generalista. Anche se l’epoca d’oro del rock – nel senso più ampio – si è conclusa con gli anni Novanta, il genere conferma la sua leggendaria longevità, passando nei modi più bizzarri alle nuove generazioni, fosse anche una maglietta dei Joy Division.

The Whodal vivo. Foto Agf
The Whodal vivo. Foto Agf

Come Dylan, sono tanti i grandi vecchi che si esibiscono ancora generosamente dal vivo. In luglio i The Who hanno salutato in gloria il loro pubblico italiano a Piazzola del Brenta e a Milano, con due tappe di “The song is over”, il tour di addio ai palchi dopo 61 anni di musica. Mancati John Entwistle e Keith Moon, la ditta è rappresentata da Roger Daltrey e Pete Townshend, 81 e 80 anni rispettivamente.

La band ora sta solcando l’America e arriverà in Canada a settembre. Townshend ha commentato: «Well, tutte le cose belle finiscono. È un momento toccante. Per me, suonare per il pubblico americano e canadese è sempre stato incredibile. Il calore e il coinvolgimento di quel pubblico iniziarono nel 1967, con gli hippy che fumavano erba, seduti sulle loro coperte e ascoltavano a fondo e intensamente. La musica era ovunque».

I Rolling Stones. Foto Agf
I Rolling Stones. Foto Agf

Sono esempi che citiamo per non partire subito da quello più ovvio. Quest’anno i Rolling Stones hanno portato in tour il disco di inediti del 2023 “Hackney Diamonds” (a vent’anni da “A Bigger Bang”) soltanto fuori dall’Europa. Le speranze di una data a Roma in primavera son andate deluse, così come per il resto del continente. Si tratta di mere complicazioni di programma, però, e il pubblico conta sul 2026 per vedere sul palco Mick Jagger (82 anni), Keith Richards (81) e Ronnie Wood (78). A riprova della Simpathy For The Devil.

Agli Oscar di marzo Jagger è stato invitato a conferire il premio per la miglior canzone originale a El Mal dal film “Emilia Perez”. Il cantante ha scherzato sul palco, dicendo di essere la seconda scelta dopo Dylan, il quale avrebbe sottolineato che ovviamente la miglior colonna sonora era quella di “A complete unknown”, a lui ispirato. «Trovate qualcuno di più giovane», avrebbe detto Dylan. «Eccomi, sono più giovane», ha commentato Jagger.

Paul McCartney @Getty Images
Paul McCartney @Getty Images

Altri esempi? Sir Paul McCartney, 83 anni, è dal 2022 a oggi ininterrottamente impegnato del suo “Got Back” tour. Nel giugno scorso è saluto sul palco dell’Anfield Stadium, nella sua Liverpool, nel secondo dei tre concerti di Bruce Springsteen lì previsti. Salito sul palco ha scambiato un abbraccio con il 75enne rocker americano – devoto ai Beatles – per cantare Can’t Buy Me Love.

In luglio la longevità del genere è stata confermata anche dal lutto generalizzato causato dalla dipartita di Ozzy Osbourne. Morto il 22 del mese, poche settimane prima il Principe delle tenebre aveva salutato il suo pubblico nell’ultimo concerto dei Black Sabbath, significativamente intitolato “Back to the Beginning”. Ozzy vi aveva dedicato le ultime energie di un corpo provato dal male. Di fronte a quel bagno di folla, racconta la moglie Sharon, ha commentato: «Non sapevo di piacere a così tanta gente».

La lineup del concerto era una sorta di conclave del metal, e dai Tool ai Metallica ha mostrato plasticamente come una generazione di 50-60enni stia ancora reggendo il vessillo innalzato dai Sabbath negli anni Settanta.

La lista potrebbe proseguire a lungo: il 76enne Robert Plant, l’80enne Debbie Harry, il 77enne Alice Cooper, il 78enne Iggy Pop e via dicendo…

Potrebbe toccare pure l’Italia, dove il 73enne Vasco Rossi continua ad adunare masse oceaniche di attempati signori e ragazzini e, passando al quel che fu l’ambito indie, in questi mesi gli Afterhours di Manuel Agnelli (59 anni) fanno pogare schiere di giovanissimi portando in tour un album di vent’anni fa, Ballate per piccole iene.

Il pubblico intergenerazionale dei concerti è una solida base su cui contare per i musicisti, in tempi in cui l’accelerazione tecnologica rende obsoleto vendere dischi. Anche l’obsolescenza ha un suo mercato, per carità, ma lontano dai grandi numeri. L’antica arte di calcare i palchi è anche questione di introiti.

Al di là delle considerazioni sul mercato e sul gran circo del mondo dello spettacolo, il rock continua a vivere per il semplice fatto che non si smette di suonarlo, ubiquo come un folk della post-modernità. Dalle periferie di Giacarta ai pub di Vancouver, ci saranno sempre nuovi artisti per cui vale l’antico adagio di Lemmy dei Motörhead: I’m in love with rock ’n’ roll, satisfies my soul.

Riproduzione riservata © il Nord Est