Lupo Alberto, 52 anni di fifa blu: ha attraversato le generazioni, Pordenone gli dedica una mostra

La rassegna “L’Eroica fifa blu” al Palazzo del Fumetto apre sabato 8 novembre e si potrà visitare fino al 26 maggio 2026. Silver, il creatore del celebre lupo azzurro, vive l’appuntamento «con la stessa emozione di un debutto, per il luogo in cui si tiene e per la città che lo accoglie»

Cristina Savi
Il celebre Lupo Alberto e il suo creatore: Silver, pseudonimo di Guido Silvestri
Il celebre Lupo Alberto e il suo creatore: Silver, pseudonimo di Guido Silvestri

C’è una luce malinconica e sorridente insieme nei ricordi di Silver (psudomino di Guido Silvestri). E forse è la stessa che illumina gli occhi di Lupo Alberto. A cinquantadue anni dalla nascita di quel lupo azzurro che ha attraversato generazioni, il Palazzo del Fumetto di Pordenone gli dedica la mostra “L’Eroica fifa blu”, che apre sabato 8 novembre e si potrà visitare fino al 26 maggio 2026. E che l’autore vive «con la stessa emozione di un debutto, per il luogo in cui si tiene e per la città che lo accoglie».

Curata da Luca Raffaelli, con l’organizzazione di Marco Dabbà, racconta non solo la storia di un personaggio ma anche quella di un sentimento, quella “fifa eroica” che ha fatto di Lupo Alberto un compagno di vita per tanti lettori. «C’è di eroico – spiega Silver, che abbiamo incontrato prima della presentazione alla stampa – che questa fifa lo accompagna sempre, ma lui è comunque determinato a vincerla». In quella fragilità che diventa forza c’è la chiave di un fumetto che ha saputo parlare a tutti, grandi e piccoli, con leggerezza e profondità.

«Basta spostare la pupilla di un millimetro ed è tutta un’altra emozione» racconta Silver davanti alle grandi tavole che aprono la mostra, dove i volti di Alberto e dei suoi compagni della Fattoria McKenzie si moltiplicano in decine di espressioni diverse.

È un percorso nella vita del personaggio e, in filigrana, nella vita di chi l’ha disegnato: «All’inizio Lupo l’ho sostenuto io come un figlio, adesso è lui che sostiene me, come un badante diciamo». Oggi, confessa, il personaggio che più gli assomiglia non è più il Lupo: «Quando ero giovane ero più Alberto, adesso mi sento più Enrico la Talpa, un po’ rintanato e imbolsito, forse, ma sempre curioso».

Fra le sale del Palazzo il pubblico potrà ripercorrere oltre mezzo secolo di avventure: strisce, tavole originali, oggetti di culto, quaderni, gadget, copertine e curiosità di merchandising.

C’è anche una sezione dedicata a Tutto un altro Lupo, nata nel 2022 dall’idea di Lorenzo La Neve, dove autori diversi reinterpretano l’universo di Silver con stili e sensibilità personali. «Mi piace pensare che questi Lupi diversi non tradiscano l’originale – dice Silver – ma lo facciano respirare con altri polmoni.”

Lupo Alberto, del resto, è diventato da tempo un linguaggio collettivo. «Non era mia intenzione raccontare qualcosa di autobiografico – confessa Silver – ma col tempo ho capito che Alberto è stato un rifugio. Prima per me, poi per tanti altri. Ci sono persone che mi dicono: “Lupo mi ha salvato in un periodo difficile”. E questo vale più di qualunque premio».

In quella fattoria buffa e tenera, popolata da Mosè, Marta, Enrico la Talpa e Cesira, si specchia l’Italia con le sue contraddizioni e la sua voglia di rimanere leggera nonostante tutto.

In conferenza stampa il presidente del Palazzo del Fumetto Marco Dabbà e il direttore artistico Luca Raffaelli hanno parlato di «un progetto di cui andare orgogliosi», sottolineando che “portare Lupo Alberto a Pordenone è stata una sfida sin dalla prima ora, e riuscirci è un motivo di grande soddisfazione». L’assessore alla cultura Alberto Parigi ha aggiunto: «Accogliere Lupo Alberto a Pordenone è come ritrovare un vecchio amico che ha accompagnato intere generazioni».

A completare la mostra, un ricco catalogo illustrato che raccoglie materiali d’archivio, inediti e contributi di autori e amici di Silver, dal comico Lillo allo stesso Raffaelli. Un volume che non è solo memoria ma racconto vivo, «una specie di album di famiglia dove ogni immagine riporta a un momento preciso, a una battuta, a un sorriso condiviso» dice Silver, che, intanto, osserva con tenerezza le tavole di una vita. «Non ho mai smesso di divertirmi – dice – e spero che chi verrà a vedere questa mostra senta lo stesso divertimento, la stessa ironia, la stessa malinconia».

Poi, con il sorriso di chi sa di aver lasciato un segno profondo, aggiunge: «Sì, la consiglio a tutti, anche perché, chissà, potrebbe essere l’ultima».

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