Bestiario idrico, Paolini racconta l’acqua prima della catastrofe

La nuova produzione di Jolefilm e Teatro Stabile del Veneto con la regia dei fratelli Dalla Via presentata al Goldoni di Venezia. Il Brenta, il Po, le idrovore, i pozzi diventano oggetto di spettacolo, in una scena popolata solo da sagome di nuvole, pesci, secchi. Sul palco anche il controcanto di Patrizia Laquidara

Nicolò Menniti Ippolito
Marco Paolini sul palco del suo “Bestiario Idrico” (foto Moretto)
Marco Paolini sul palco del suo “Bestiario Idrico” (foto Moretto)

Gli spettacoli di Marco Paolini rimangono a lungo in divenire. Mai uguali a se stessi, almeno fino al momento in cui vengono fissati in una forma che finalmente soddisfa un autore ed attore particolarmente esigente con se stesso. Così dopo l’esordio al Teatro Romano di Verona, quello che arriva ad inaugurare la nuova stagione del Teatro Goldoni di Venezia è già un prodotto leggermente diverso, adattato alla città, ad un teatro chiuso, ad un mese, quello di novembre, che porta con sé ricordi di alluvioni devastanti.

Perché, come indica il titolo, l’acqua è la grande protagonista di questo spettacolo, che vede affiancarsi al racconto di Paolini, il limpido controcanto vocale di Patrizia Laquidara. “Bestiario idrico” nasce da un progetto molto più vasto e collettivo, “L’Atlante delle rive”, teso ad indagare e raccontare una regione che con l’acqua ha un rapporto intensissimo; ed ha il suo antecedente nei quattro spettacoli campestri di “Mar de Molada”, ora diventati un film.

Ma “Bestiario idrico” è anche una evoluzione di quel teatro civile di cui Paolini è stato grandissimo protagonista, a partire da “Vajont”. E non è un caso se in questo spettacolo se ne accenna spesso, soprattutto in modo ironico, quando Paolini, che diventa anche personaggio del racconto, si autodefinisce esperto di catastrofi italiane. Ma quel teatro civile aveva una struttura in qualche modo più immediata, più facile. Si costruiva come una discesa sempre più accelerata verso la catastrofe, appunto, verso una conclusione inevitabile.

“Bestiario idrico” nasce invece intorno ad una catastrofe (la crisi idrica) ancora evitabile; non può che avere allora un andamento più divagante, meno cogente, una drammatizzazione meno immediata. Ed è questa la scommessa (che appare vinta stando anche alla risposta del pubblico) di Paolini: trasformare il palco non in luogo di mera denuncia, ma in un luogo di sapere, che interroga più che rispondere; che vuole coinvolgere emotivamente senza drammatizzare, ma facendo avanzare passo dopo passo verso la consapevolezza che sulla gestione dell’acqua si gioca gran parte del futuro dell’umanità. E non è una novità, del resto: non a caso uno dei personaggi centrali dello spettacolo è Noé, il maestro di tutti gli “acquaroli” che popolano una narrazione, in cui si fa molta divulgazione (il coautore è lo scienziato Giulio Boccaletti), ma senza rinunciare alla immaginazione (la discesa nel mondo sotterraneo delle falde, l’andare e venire dal Tibet al Veneto, lo spettacolo finale ad Epdauro con Noé e Paolini sulla scena) e neppure certo all’ironia, che sfocia in risata.

Il racconto si dipana partendo dalla valle dell’Adige, dalla formazione delle valli nell’era glaciale, per poi raccontare delle risorgive, del paesaggio artificiale che nei secoli è stato creato dall’uomo, nella necessità di contenere la forza dei fiumi: missione impossibile, come dimostra la storia delle infinite alluvioni, ma non per questo sterile: semmai piena di errori, di contraddizioni, di morti. In questo senso, il mutamento climatico non è, nello spettacolo, il punto di svolta che cambia tutto ma l’elemento che obbliga a non dare più l'acqua per scontata, senza sapere da dove viene e dove va.

Il Brenta, il Po, le idrovore, i pozzi diventano oggetto di spettacolo, in una scena popolata solo da sagome di nuvole, di pesci, da qualche secchio, tutti simulacri del nostro rapporto con l’acqua. Lo spettacolo è prodotto dalla Jolefilm e dallo Stabile del Veneto. La regia dei fratelli Dalla Via, che insieme a Michela Signori hanno anche collaborato ai testi. 

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