Il cerchio dei giorni: il viaggio di Ken Follett nei misteri del mito di Stonehenge

ll nuovo libro dello scrittore è ambientato nel 2.500 a.C.. Tre personaggi (Seft, Neen e Joia) e un luogo affascinante. Pubblichiamo un brano tratto dal primo capitolo

Ken Follett
Ken Follett a Stonehenge Foto di Gareth Iwan Jones
Ken Follett a Stonehenge Foto di Gareth Iwan Jones

Questo brano è tratto dal primo capitolo del romanzo “Il cerchio dei giorni”. La storia si svolge nell’anno 2500 prima dell’era comune e si apre durante il Rito di Mezza Estate che segna l’inizio di un nuovo anno, quando le genti dei dintorni si recano al Monumento di Stonehenge per celebrare questo importante momento di incontro e di scambio anche di merci tra le diverse tribù: selci, pelli, cibo…

In queste pagine entrano in scena alcuni dei personaggi principali del romanzo: Seft – giovane cavatore di selci di grande inventiva - che arriva alla Grande Pianura con il padre Cog e i fratelli Olf e Cam, violenti e brutali; Neen, la giovane che Seft ha incontrato durante il precedente Rito di Primavera e di cui è innamorato e Joia – la sorella di Neen - che sarà una delle figure centrali della storia, che ha l’ambizioso progetto di costruire un nuovo monumento miracoloso insieme a Seft, assemblato dalle tribù divise della Pianura.

 

La storia ha inizio intorno all’anno 2500 prima dell’era comune.

Arrivò alla riva del fiume, che era sempre affollata da gente che prendeva l’acqua pulita a monte e si lavava a valle. Non vide Neen, ma si sentì sollevato nel trovare sua sorella, che aveva conosciuto all’ultimo Rito di Primavera. Era una ragazza disinvolta, con una gran massa di capelli ricci e un mento volitivo. Pensò che avesse circa tredici mezze estati. L’indomani ne avrebbe compiute quattordici. Il popolo della Grande Pianura calcolava l’età in mezze estati, per cui il giorno di Mezza Estate tutti avrebbero avuto un anno in più.

Com’è che si chiamava? E poi gli tornò in mente: Joia.

Sembrava intenta a lavare le scarpe nel fiume insieme a due amiche. Le loro scarpe erano come quelle di tutti gli altri, dei pezzi di pelle tagliati secondo una determinata forma in cui erano praticati dei fori per far passare i legacci ricavati dai tendini delle mucche, che venivano tirati per stringere le scarpe e farle aderire bene al piede.

Le si avvicinò e le disse: «Ti ricordi di me? Sono Seft».

«Certo che mi ricordo.» Lei lo salutò in modo formale.

«Che il Dio del Sole ti sorrida.»

«Anche a te. Perché lavi le scarpe?»

Lei fece una risatina. «Perché non voglio che mi puzzino i piedi.»

Seft non ci aveva mai pensato. Lui non le lavava. E se Neen avesse sentito la puzza dei suoi piedi? Era già in imbarazzo. Decise che avrebbe rimediato alla prima occasione.

Le due amiche di Joia bisbigliavano e ridacchiavano, come fanno a volte le ragazze, senza un motivo. Lei le guardò, fece un sospiro irritato e disse a voce alta: «Immagino che tu stia cercando mia sorella Neen».

«Certo.»

L’espressione delle altre ragazze diceva: “Ah, ecco perché”.

«A casa tua non c’è nessuno» proseguì Seft. «Sai dov’è Neen?»

«Sta dando una mano a preparare il banchetto. Vuoi che ti mostri la strada?»

Era gentile da parte sua offrirsi di lasciare le amiche per aiutare lui. «Sì, grazie.»

Con le scarpe bagnate in mano, lei salutò allegramente le due ragazze. «Il banchetto viene preparato

da Chack e Melly e da tutti i loro parenti, figli, figlie, cugini e via dicendo» spiegò, ciarliera. «È una grande famiglia, e questo è un bene, visto che è un grande banchetto. C’è uno spazio al centro del villaggio ed è lì che lo faranno.»

Mentre camminavano fianco a fianco, a Seft venne in mente che forse Joia avrebbe potuto dirgli cosa Neen provava per lui. «Posso chiederti una cosa?»

«Certo.»

Seft si fermò e lei fece altrettanto. «Sii sincera» le disse a bassa voce. «Tu credi che io piaccia a Neen?»

Joia aveva dei begli occhi nocciola che ora lo guardavano con franchezza. «Credo di sì, anche se non saprei dire quanto.»

La risposta non lo soddisfò. «Parla mai di me?»

Joia annuì con aria pensosa. «Oh, a me pare che abbia parlato di te più di una volta.»

Stava attenta a non rivelare nulla, pensò Seft scoraggiato, ma non si diede per vinto. «Voglio conoscerla meglio. La trovo... non so come descriverla... adorabile.»

«Queste cose dovresti dirle a lei, non a me.» Joia sorrise per ammorbidire il rimprovero.

Seft ci riprovò, ostinato. «Ma lei sarà felice di sentirle?»

«Credo che sarà felice di vederti, però non so dirti altro. Sarà lei a farlo.» —

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