Checco Zalone lancia la sfida di Natale ad Avatar

Buen camino in sala da Natale: «Mi aspetto una chiamata da James Cameron». Film sul rapporto tra un padre e una figlia: «Spero coinvolga anche i più giovani»

Marco Contino

Se sarà un Buen camino lo deciderà il pubblico a cominciare dal 25 dicembre, giorno in cui il nuovo, attesissimo, film di Luca Medici – in arte Checco Zalone – invaderà le sale italiane con le sue 1.000 copie. Un arsenale impressionante per battere Avatar - Fuoco e cenere (già 7 milioni di euro al box office) e issarsi sulla vetta del botteghino natalizio.

Del resto, Zalone è abituato bene: 65 milioni di euro raccolti da Quo vado? (secondo incasso di sempre nella storia del cinema italiano, poco meno del primo Avatar); 51 per Sole a catinelle e 46 per Tolo Tolo che è anche il suo ultimo film (il primo anche come regista) prima di una pausa cinematografica lunga cinque anni.

Questa volta, per Buen camino, il comico pugliese ha deciso di tornare a farsi dirigere da Gennaro Nunziante che aveva firmato la regia dei suoi precedenti successi. I dati sulle prevendite sono confortanti ma alla conferenza di presentazione del film, Checco Zalone si è quasi sottratto alle domande, lasciando per lo più la parola al suo regista.

I recenti articoli sulla crisi finanziaria della sua società dopo l’uscita di scena della sua ex moglie e manager e le parole al vetriolo del suo primo produttore (Pietro Valsecchi: «Con lui qualcosa si è rotto. Era diventato ossessivo e attento ai soldi», ha dichiarato qualche giorno fa) sembra lo abbiano messo in allerta, frenandone la verve brillante. Senza contare la pressione delle aspettative, montate in cinque anni di silenzio cinematografico.

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Il risultato sembra rispecchiare un’insicurezza di fondo, che si traduce in una commedia “familiare” (così l’ha definita Zalone) prudente, disseminata, qua e là, di battute fulminanti e “intelligentemente scorrette” (su Gaza, i campi di concentramento, l’11 settembre) che si apre e si chiude sul tormentone della prostata infiammata, già diventato un videoclipper il lancio.

L’evoluzione di Zalone personaggio si è compiuta: da ragazzo spiantato del sud mosso dal sogno di diventare una rock star, ad aspirante guardia del corpo; da padre imperfetto imbucato nell’alta società, a impiegato aggrappato al mito del posto fisso, fino all’imprenditore fallito e in fuga in Tolo Tolo.

Ora, in Buen camino, Zalone è diventato ricchissimo (alle spalle del padre, fiero di non aver mai lavorato un giorno) mentre la figlia 17enne Cristal (come lo champagne) in crisi è scappata di casa per ritrovare sé stessa lungo il Cammino di Santiago. Al padre assente - anestetizzato dal lusso, modelle bellissime e Ferrari da collezione - non resta che andare a riprendersela, mescolandosi ai pellegrini in viaggio in un incontro/scontro sociale e generazionale che funziona, ovviamente, da propulsore di una comicità più favoleggiante che dissacrante, più guardinga che libera che dà il meglio nel plasticismo di smorfie del protagonista più che nella battuta o nella sceneggiatura scolorita.

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Giacca nera e pantalone bianco Zalone confessa di vivere malissimo queste uscite di presentazione del film che sente vicino: «Ho due figlie di 13 e 10 anni e spesso, come padre, mi sembra di parlare una lingua diversa da loro. E sono curioso di sapere se questo film piacerà anche al pubblico più giovane che, come le mie figlie, vive attaccato al cellulare e ha una soglia di attenzione limitatissima».

Si torna a parlare di aspettative di incasso. «Non avverto pressioni», scherza, «Però mi aspetto che il 26 dicembre James Cameron si alzi dal letto e dica: ma chi è questo Zalone che mi supera al botteghino?».

Poi torna serio: «Ci aspettiamo che il film faccia bene: gli incassi sono salutari per tutto il comparto». Nel film, sua figlia è sempre sul punto di rinunciare all’impresa. Gli chiedono se anche Luca Medici sia tentato di mollare la maschera Zalone: «Sempre, ogni 30 secondi. Sono molto emotivo e soffro la tensione. Una caratteristica che abbiamo traslato sul personaggio di Cristal, in cerca della sua spiritualità. Io spirituale non lo sono mai stato. A 17 volevo solo fare il pianista».

Su Valsecchi glissa («Gli voglio bene») mentre si augura di tornare a girare in Italia, meglio a Bari: «Bellissima la Spagna, ma che fatica! Il colesterolo mi è salito a 350». Il “camino” del film è all’inizio: con una mano sul pallottoliere e l’altra sul polso di un pubblico che Zalone spera di non aver perso.

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