Dalla Biennale all’impegno animalista, Brigitte Bardot oltre il grande schermo
La musa del cinema francese e internazionale è morta a 91 anni, il 28 dicembre. Ha contribuito alla messa in discussione degli stereotipi femminili, si è battuta per la causa animalista (anche a Treviso) e il suo volto ha contribuito all’ascesa dell’iconica Graziella

Attrice, icona di stile, simbolo di libertà e voce fuori dal coro, Brigitte Bardot è morta a 91 anni, il 28 dicembre 2025. Ha lasciato un segno profondo ben oltre il cinema: dal suo contributo alla messa in discussione degli stereotipi femminili dominanti, fino all’impegno animalista, Bardot ha incarnato un’idea di donna autonoma, scomoda e moderna.
Un’immagine che si è riflessa nell’immaginario popolare anche grazie alla risonanza delle pubblicità alle quali ha prestato il suo volto, come nel caso della bicicletta Graziella.
La Biennale e la messa in discussione degli stereotipi sulla donna
La Biennale di Venezia ricorda così la grande attrice: «Poche figure come Brigitte Bardot hanno messo in discussione in maniera così radicale e profonda gli stereotipi dominanti della donna nell'era moderna».
Il Presidente, il Direttore generale, la Responsabile dell'Archivio Storico, il Direttore artistico del Settore Cinema, il Consiglio di amministrazione «ricordano con ammirazione e grande affetto l'attrice francese, diva indimenticabile, impareggiabile simbolo di libertà nei costumi e nel pensiero, interprete imitatissima e inimitabile».
Alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia del 1955, prima della sua definitiva affermazione, Brigitte Bardot era apparsa sugli schermi in due film: Incontro a Rio di Ralph Thomas e Grandi manovre di René Clair.
Ma al Lido folgorò pubblico, fotografi e critica nel 1958 con uno dei suoi primi successi, La ragazza del peccato (En cas de malheur) di Claude Autant-Lara, da un romanzo di Georges Simenon, al fianco di Jean Gabin. «Un film - conclude la Biennale - che stabilì uno storico confronto fra due miti del cinema francese».
La lettera alla Provincia di Treviso contro la caccia alla volpe
Una protesta contro la "crudele caccia alla volpe" fece prendere carta e penna a Brigitte Bardot nel 2013, per indirizzare una lettera alla Provincia di Treviso.
BB, fervente animalista, intervenne su richiesta dell'allora eurodeputato Andrea Zanoni e di diverse organizzazioni animaliste contro una delibera provinciale che consentiva «la crudele caccia alla volpe in tana fino in primavera quando i cuccioli sono con la madre in una tana e non disturbano nessuno», scriveva l'attrice.
«So che in Francia - proseguiva BB - non è meglio, c'è lo stesso macello, lo stesso scandalo. Ma il mio Paese preferito, l' “Italie”, non deve fare rima con “barbarie”. La caccia alla volpe in tana è un orrore - concludeva -. Amo gli italiani e la bella provincia di Treviso. L'Italia non deve essere associata a queste pratiche di altri tempi che coprono di vergogna l'uomo».
L'allora presidente della Provincia, Leonardo Muraro, rispose all'attrice con invito personale a venire a Treviso, «per vedere cosa si fa per il bene della fauna».
«Invito Brigitte Bardot qui in provincia di Treviso, a mie spese personali - disse -. Prenda una stanza in una struttura che lei reputa adeguata, resti qui, ripeto a mie spese personali, giri libera per il territorio e verifichi di persona se quanto affermano in merito a una possibile “mattanza delle volpi” è vero. Sarò felice di illustrarle cosa invece facciamo per il bene della fauna». Un invito che però non venne mai raccolto.
"La Rolls-Royce di Brigitte Bardot”
Brigitte Bardot, icona indiscussa del cinema e della cultura pop degli anni '60, fu una delle testimonial più celebri della bicicletta Graziella (prodotta a partire da Vittorio Veneto). In una campagna pubblicitaria che catturò l'immaginario collettivo, la Graziella veniva definita "La Rolls Royce di Brigitte Bardot", un'ironica e al contempo lusinghiera definizione che metteva in evidenza sia la robustezza che l'eleganza della bicicletta.
Con questa frase, la celebre attrice e modella trasmetteva l'idea di un oggetto di alta classe e funzionalità, pur mantenendo l'accessibilità tipica delle utilitarie italiane, come la Fiat 500.
La sua partecipazione alla campagna contribuì enormemente al successo della bicicletta, trasformandola in un vero e proprio oggetto di culto e simbolo di stile.
Riproduzione riservata © il Nord Est








