L’occhio di Parigi, le foto di Brassaï in mostra a Bassano del Grappa
Uno dei maestri indiscussi della fotografia del Novecento, è protagonista della mostra “L’occhio di Parigi”, ospitata presso il Museo Civico di Bassano del Grappa fino al 21 aprile 2025

Il suo vero nome è ungherese: Gyula Halász, sostituito dallo pseudonimo Brassaï in onore di Brassó, sua città natale, ma lui è parigino d’adozione. Lo ricordiamo infatti come Brassaï (1899-1984), uno dei padri della fotografia del Novecento assieme a Cartier-Bresson.
La mostra
Bassano del Grappa insieme al Museo Civico lo celebra fino al 21 aprile 2025 con un’approfondita mostra, “L’occhio di Parigi”, a cura di Philippe Ribeyrolles e Barbara Guidi.
Realizzata in collaborazione con Silvana Editoriale e con l’Estate Brassaï Succession, l’esposizione che ha debuttato a Milano a Palazzo Reale, si presenta qui con una veste inedita: quasi duecento stampe d’epoca, oltre a sculture, documenti e oggetti appartenuti al fotografo, per un attento sguardo sull’opera di Brassaï, con particolare attenzione alle celebri immagini dedicate alla capitale francese e alla sua vita.

Pittore, scultore, scrittore dalla formazione cosmopolita, intellettuale a tutto tondo, osservatore curioso, acuto e sensibile, Brassaï sceglie di dedicarsi principalmente alla fotografia attorno al 1929, dopo il suo definitivo trasferimento nella capitale francese.
La Ville Lumière, con i suoi luoghi e i suoi protagonisti è la sua musa ispiratrice: dai quartieri operai ai monumenti simbolo della città, dal mondo della moda ai ritratti degli amici artisti e intellettuali, fino ai graffiti e alla vita notturna.
È qui che diviene pioniere della fotografia “in assenza di luce”, una pratica allora ritenuta tecnicamente ardua e con cui segna una pagina indelebile della storia di quest’arte. Come diceva Diane Arbus ai suoi allievi, «in Brassaï c’è la sostanza stessa dell’oscurità».
Le opere e l’arte
Altrettanto straordinaria è la galleria di immagini dei protagonisti di quegli anni leggendari: scrittori, artisti, musicisti, personaggi del mondo della moda e dello spettacolo, ma anche le persone più umili, come i venditori ambulanti e i lavoratori delle Halles che, visti assieme, compongono un ritratto corale di poetica bellezza.

La vicinanza al movimento surrealista e l’amicizia con artisti e scrittori celebri come Dalí, Matisse, Prévert e Picasso gli apre le porte dei salotti intellettuali, permettendogli di partecipare allo straordinario fermento culturale che investì Parigi in quegli anni irripetibili.
Genio poliedrico dal multiforme talento – si è cimentato con il disegno, la pittura, la scultura ma anche con la scrittura – Brassaï trova nella fotografia il mezzo perfetto con cui affrontare il reale.
L’obiettivo è un filtro che gli permette di depurare il mondo che lo circonda dalle convenzioni e dalle consuetudini, trasformando anche l’oggetto più banale in qualcosa di sorprendente: «Se tutto può diventare banale, tutto può ridiventare meraviglioso: che cos’è il banale se non il meraviglioso impoverito dall’abitudine?» afferma infatti l’artista.
Presenti in mostra le sue più celebri immagini, come la serie “Parigi di notte” e le foto che hanno ispirato la nascente poetica del Surrealismo e quelle della serie “Graffiti” che hanno precorso la poetica dell’Informale e dell’Art Brut.
“L’occhio di Parigi” è patrocinata dalla Regione del Veneto. Media Partner Il Giornale di Vicenza e Rete Veneta. Per info e prenotazioni: 0424 519901.
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