A Koyo Kouoh le chiavi della Biennale d’Arte del 2026
Venezia, dopo l’edizione curata dal brasiliano Pedrosa, lo sguardo si orienterà ancora verso il sud. Chi è la curatrice proposta dal presidente Buttafuoco

C’è un’ideale linea di continuità tra l’ultima Biennale Architettura di Venezia curata nel 2023 dell’architetto e studiosa di origine ghanese Lesley Lokko – in attesa di vedere in prossimo anno l’edizione ecologica e sostenibile di Carlo Ratti – e la Biennale Arte che nel 2026, nella sua edizione numero 61, sarà affidata invece alla curatrice di origine camerunese Koyo Kouoh, nominata dal Consiglio di amministrazione della fondazione, su proposta del presidente Pietrangelo Buttafuoco.
E il denominatore è appunto l’Africa, protagonista di “The Laboratory of future” di Lokko e che lo sarà probabilmente ancora con i suoi artisti nell’edizione curata da Kouoh, che segue “Stranieri ovunque” appena conclusa con successo, dove grande spazio invece con il curatore brasiliano Adriano Pedrosa era invece andato all’arte dell’America Latina.
L’arte occidentale, europea e nordamericana, sembra dunque destinata a restare ancora un po’ in disparte – come accaduto nelle ultime edizioni della Biennale, quasi a pagare pegno per la sua storica e un po’ schiacciante egemonia – anche se a nominare Lokko e Pedrosa era stato il presidente uscente Roberto Cicutto e la nuova curatrice africana, invece, il suo successore Buttafuoco.
Il curriculum
Koyo Kouoh, 58 anni, che vive e lavora tra Città del Capo in Sudafrica; Dakar in Senegal e Basilea in Svizzera. è dal 2019 Direttrice Esecutiva e Chief Curator dello Zeitz Museum of Contemporary Art Africa (Zeitz MOCAA) a Città del Capo. Durante il mandato allo Zeitz MOCAA, il suo lavoro curatoriale si è concentrato su mostre personali approfondite di artisti africani e di discendenza africana. In questo contesto, ha organizzato mostre con Otobong Nkanga, Johannes Phokela, Senzeni Marasela, Abdoulaye Konaté, Tracey Rose e Mary Evans.
Nel suo “pedigree” ci sono mostre significative sull’identità artistica africana come Body Talk: Feminism, Sexuality and the Body in the Works of Six African Women Artists, presentata per la prima volta a Wiels a Bruxelles, in Belgio, nel 2015. È stata inoltre Direttrice Artistica fondatrice di RAW Material Company, un centro per l’arte, la conoscenza e la società a Dakar. Ma ha fatto anche parte del team curatoriale di Documenta 12 (2007) e Documenta 13 (2012), a Kassel. Dal 2013 al 2017 ha ricoperto il ruolo di Curatrice del Programma Educativo e Artistico della 1-54 Contemporary African Art Fair a Londra e a New York, la prima e unica fiera internazionale d’arte dedicata all’arte contemporanea africana e alla sua diaspora.
Le reazioni della curatrice
«La nomina di Koyo Kouoh alla direzione artistica del Settore Arti Visive», ha spiegato in una dichiarazione Buttafuoco, «è la cognizione di un orizzonte ampio di visione nel sorgere di un giorno prodigo di parole e occhi nuovi. Il suo sguardo di curatrice, studiosa e protagonista nella scena pubblica incontra, infatti, le intelligenze più raffinate, giovani e dirompenti. Con lei qui a Venezia, La Biennale conferma quel che da oltre un secolo offre al mondo: essere la casa del futuro».
«L’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia», sono invece le prime parole della neocuratrice, «è da oltre un secolo il centro di gravità dell’arte. Artisti, professionisti dell’arte e dei musei, collezionisti, galleristi, filantropi e un pubblico in continua crescita si riuniscono in questo luogo mitico ogni due anni per cogliere il battito dello Zeitgeist (Spirito del tempo ndr). È un onore e un privilegio unici seguire le orme degli illustri predecessori nel ruolo di direttore artistico e creare una mostra che spero possa avere un significato per il mondo in cui viviamo attualmente e, cosa più importante, per il mondo che vogliamo costruire. Gli artisti sono i visionari e gli scienziati sociali che ci permettono di riflettere e proiettare in modi che solo questa professione consente. Sono profondamente grata al Consiglio di amministrazione della Biennale e in particolare al suo presidente, Pietrangelo Buttafuoco, per avermi affidato questa missione così importante e non vedo l’ora di lavorare con l’intero team».
Koyo Kouoh è la seconda personalità di origine africana a cui la Biennale affida l’organizzazione della sua Mostra Internazionale d’Arte. La prima era stata il curatore e critico di origine nigeriana Okwui Enzewor nel 2015. Specializzata in fotografia, video e arte negli spazi pubblici, Kouoh, ha curato numerose mostre in Brasile, Svizzera, Austria, Germania, Stati Uniti e Scandinavia e ha scritto sull’arte africana contemporanea. Non si sbaglia probabilmente a pensare, dunque, che la prossima edizione della Biennale Arte, nelle sue scelte, parlerà africano.
Riproduzione riservata © il Nord Est