Al Bahrain e al caffè con acqua della laguna i Leoni d’oro della Biennale Architettura
Assegnati i premi della 19a Mostra. Menzioni speciali per Gran Bretagna e Santa Sede. Leone d’oro alla carriera per Donna Haraway e alla memoria per Italo Rota


Come si affrontano le ondate di calore estremo? In una Biennale Architettura tutta incentrata sulla sfida dell’adattamento ai cambiamenti climatici, il messaggio più convincente arriva dal Bahrain che con il suo padiglione, intitolato “Canicola”, racconta all’Arsenale la sua risposta in termini di resilienza ambientale e sostenibilità, presentando i metodi tradizionali di raffreddamento passivo tipici della regione, che richiamano le torri del vento e i cortili ombreggiati.
Con questa proposta, che ha colpito i visitatori nei giorni di pre-apertura della Mostra – inaugurata sabato 10 maggio – il padiglione del Bahrain (il cui curatore è Andrea Faraguna) si è aggiudicato il Leone d’oro per la miglior partecipazione nazionale. Lo ha deciso la giuria internazionale composta da Hans Ulrich Obrist (presidente, Svizzera), da Paola Antonelli (Italia) e da Mpho Matsipa (Sudafrica).

Restando alle partecipazioni nazionali, due menzioni sono state attribuite alla Santa Sede, che con la sua “Opera aperta” (curatori Marina Otero Verzier e Giovanna Zabotti) sta ristrutturando e ridando vita al complesso di Santa Maria Ausiliatrice di Venezia; e alla Gran Bretagna, che con il suo padiglione “GBR: Geology of Britannic Repair” (curatori Owen Hopkins, Kathryn Yusoff, Kabage Karanja e Stella Mutegi) propone un dialogo tra il Regno Unito e il Kenya sul tema della riparazione e del rinnovamento, suggerendo – secondo la giuria – il tentativo di immaginare una nuova relazione fra architettura e geologia.

Per la miglior partecipazione alla Mostra, il Leone d’oro è stato assegnato a Canal Cafè, “dimostrazione di come la città di Venezia possa fungere da laboratorio per immaginare nuovi modi di vivere sull’acqua”. Canal Cafè, all’Arsenale, propone un sofisticato sistema di depurazione, tutto naturale, attraverso il quale l’acqua della laguna può finire direttamente nella macchina del caffè e quindi nella tazzina. Il sistema è nato dal lavoro dello studio Diller Scofidio + Renfro, all’architetto Aaron Betsky, alle aziende Natural System Utilities e Sodai e allo chef Davide Oldani.

Il Leone d’argento è stato assegnato al progetto “Calculating Empires: A genealogy of Technology and Power since 1950” di Kate Crawford e Vladan Joler – che illustra come le infrastrutture sociali e digitali si sono sviluppate in modo interdipendente nel corso del tempo.

Menzioni speciali per “Alternative urbanism: The self-organized market of Lagos” di Tosin Oshinowo, che racconta i progetti di trattamento dei rifiuti dell’economia industrializzata, e per “Elephant Chapel” di Boonserm Premthada, che propone un santuario per elefanti realizzato in una provincia della Thailandia dove uomini ed elefanti convivono da sempre in armonia. La particolarità è che la struttura è realizzata utilizzando, per la costruzione dei mattoni, lo sterco degli stessi elefanti. Entrambi i progetti che hanno ricevuto la menzione si trovano alle Corderie dell’Arsenale, all’interno della mostra internazionale curata da Carlo Ratti.


In occasione della cerimonia di premiazione, che si è tenuta nella sede della Biennale a Ca’ Giustinian, sono stati assegnati anche il Leone d’oro alla carriera alla filosofa statunitense Donna Haraway e quello alla memoria all’architetto, designer e progettista italiano Italo Rota, scomparso il 6 aprile dell’anno scorso.
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