Alabarda spaziale e magli perforanti: Goldrake, il ritorno dopo 50 anni

Il cartone animato giapponese debuttò nell’aprile del 1978: fu una rivoluzione. Dall’8 settembre la serie originale sarà riproposta su Rai2, tutte le mattine alle 8

Paolo Marcolin
Il robot Goldrake ha esordito nella tv italiana il 4 aprile 1978
Il robot Goldrake ha esordito nella tv italiana il 4 aprile 1978

Eravamo nel mezzo degli anni di piombo. Il terrorismo aveva portato l’attacco al cuore dello stato e tutto il paese seguiva con il fiato sospeso il rapimento di Aldo Moro per mano delle Brigate Rosse. I gruppi dell’eversione rossa e nera sparavano ogni giorno a magistrati, poliziotti, giornalisti. In quel clima di guerra strisciante era alta la voglia di pensare ad altro, di scappare dalla realtà.

A prenderci per mano e a portarci nei cieli della fantasia fu un personaggio dei fumetti, Actarus, che divenne subito popolarissimo col nome del suo robot da battaglia, Goldrake. L’eroe buono che difende la terra dai cattivi di Re Vega fece il suo debutto il 4 aprile 1978 alle 18.45 sulla Rete 2 della Rai.

Actarus, il pilota di Goldrake
Actarus, il pilota di Goldrake

Creato giusto cinquant’anni fa dalla penna di Go Nagai, uno dei più importanti autori di manga, i fumetti giapponesi, Goldrake arrivò in Italia tre anni dopo e mise sottosopra il mondo dei cartoni animati, sbaragliando la concorrenza a colpi di alabarde spaziali e magli rotanti.

Va detto che non fu un’impresa troppo difficile. I ragazzi degli anni Settanta prima di Goldrake si divertivano con Gatto Silvestro e Titti, Bugs Bunny e gli Antenati. Poi, accanto a quelli targati Usa di Hanna & Barbera e di Walt Disney la tv trasmetteva cartoni animati che arrivavano dall’Est, come l’ungherese Gustavo, un tipo tristanzolo come le Trabant. Nessuno di loro aveva profondità psicologica, erano maschere della commedia dell’arte costrette a ripetere sempre le stesse azioni. La fantasia degli sceneggiatori si sbizzarriva nell’inventare sempre nuovi mezzi con cui Willy Coyote dava la caccia a Beep Beep, ma il finale era scontato, col povero coyote sbertucciato dal veloce uccello di colore blu.

Con Goldrake cambiò tutto. La trama aveva uno sviluppo e i personaggi si modificavano con essa. Il successo fu immediato e travolgente, anche per merito della colonna sonora appositamente scritta per l’edizione italiana da Luigi Albertelli e arrangiata da Vince Tempera e Ares Tavolazzi, due che lavoravano coi Nomadi e Guccini. Il disco vendette un milione di copie. Dopo la prima serie di 24 episodi, Goldrake venne ripreso a fine 1978 con altri 25 episodi, e infine un terzo blocco andò in onda dal dicembre 1979 al gennaio 1980.

Parallelamente fiorì un nutrito merchandising, giocattoli con le fattezze di Goldrake, diari scolastici, vestiti da carnevale di Actarus. Ma di fronte agli entusiasti – il periodico “Lotta comunista” ci vedeva anche una forma di lotta di classe – si palesarono anche molti detrattori, per i quali la violenza che esprimeva il fumetto nipponico e la mancanza di qualità positive era pericolosa per i ragazzi.

La Rai pedagogista ed educativa era ormai tramontata, messa in soffitta dalla Riforma del servizio pubblico e incalzata dalle tv private, ma chi non vedeva di buon occhio Goldrake paventava le troppe ore passate davanti alla tv dai ragazzi. I quali, da parte loro, si godevano lo spettacolo: l’ottimo script sostenuto dalla altissima qualità dei disegni; d’altronde è noto che in Giappone il fumetto è un genere artistico con dignità pari a musica e letteratura. E poi Goldrake era a colori. Introdotto il 1 febbraio dal 1977, dopo una lungo tira e molla tra i partiti politici (il repubblicano Ugo La Malfa era contrario perché lo considerava una frivolezza, poco in linea con i tempi in cui bisognava tirare la cinghia, la chiamavano austerity, ma quello era) il colore permetteva di cogliere appieno l’esplosione cromatica del manga. Avvinto dalla serie, quello che il pubblico italiano ignorava che dietro a Goldrake c’era la tragedia di Hiroshima e Nagasaki, rappresentata attraverso la distruzione di Fleed, il pianeta natale Acatarus, raso al suolo dalle truppe di re Vega. Nel combattimento, Actarus viene ferito al braccio rimanendo contaminato dalle radiazioni di Vegatron. La paura delle armi atomiche nutre anche il filone cinematografico noto in Giappone come Kaiju eiga (letteralmente film di mostri) basato sulla presenza di una creatura gigantesca. Godzilla, pellicola del 1954, è sicuramente servita da spunto a Go Nagai quando vent’anni dopo inventa Goldrake.

Go Nagai aveva già disegnato Mazinga e dopo Goldrake si dedicherà a Jeeg Robot, ma da noi arrivò per primo Goldrake. L’intuizione la ebbe una funzionaria Rai, Nicoletta Artom, che a una mostra-mercato rivolta alle tv europee, vide alcuni spezzoni di Ufo Robot Grendizer e decise di acquistarlo. Nessuno sa con esattezza come il nome originario divenne quell’Atlas Ufo Robot con il quale venne presentato la sera del 4 aprile 1978 da Maria Giovanna Elmi all’interno del programma Buonasera con, e soprattutto come si arrivò a Goldrake.

Qualcuno dice si tratti di una sintesi di Goldfinger e Drake, altri che è l’italianizzazione di Goldorak, nome con il quale era noto in Francia. Come sia andata, Goldrake fu il primo dei moderni eroi di cartone.

A partire dal prossimo 8 settembre Rai 2 ritrasmetterà la serie originale, tutte le mattine dal lunedì al venerdì alle 8.

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