La crisi del ciclismo nel Triveneto
I team del Triveneto sono schiacciati dalla concorrenza estera. Le formazioni legate al World Tour affossano U23 e juniores. A creare scompiglio le dimissioni del direttore sportivo della società Borgo Molino, Christian Pavanello: «La competitività si è sbilanciata»

Nuove regole più stringenti e una concorrenza che, anno dopo anno, aumenta in tutte le categorie i Devo team del World Tour stanno mettendo in crisi il ciclismo italiano e di conseguenza anche l’apparato triveneto, da sempre fiore all’occhiello di movimento profondamente radicato nel territorio.
Le società delle due ruote si stanno trovando a dover fare i conti con team esteri competitivi e privi dei vincoli che condizionano le squadre del panorama italiano.
A riportare l’attenzione su queste tematiche è stata la Borgo Molino Vigna Fiorita, società di Ormelle che milita nella categoria juniores, che, improvvisamente, si è ritrovata a fare i conti con un terremoto societario inatteso e destabilizzante: le dimissioni del direttore sportivo Christian Pavanello.
Un campanello d’allarme, quello suonato il 13 novembre, che ha creato scompiglio, dato che il dirigente era legato alla società da una storia trentennale, e che ha portato i soci più longevi della Borgo Molino a chiedere un confronto con i vertici rendendosi disponibili a supportare il team per evitare di veder scomparire un’altra realtà ciclistica presente sul territorio dal 1962.
Sullo sfondo ci sarebbe anche un ulteriore cambio a condizionare la squadra neroverde, il passaggio di consegne tra l’attuale presidente Pietro Nardin e Alessandro Brait, Sindaco di Vazzola e patron di Vigna Fiorita
Gli addii illustri
A farne le spese in questi anni, infatti, sono state le società del panorama Under 23, dove ormai la presenza delle squadre estere dilaga, ma anche nei contesti juniores la forbice si sta allargando sempre di più mettendo in difficoltà anche i club più iconici del territorio.
Una crisi annunciata e che ha visto come prima vittima illustre la Zalf Euromobil Désirée Fior. La società di Castelfranco Veneto nel 2024 ha chiuso i battenti dopo 43 stagioni di successi tra gli Under 23, affossata dalla competizione delle corazzate Devo che l’hanno portata all’inevitabile chiusura.
Un colpo durissimo per la tradizione ciclistica triveneta e soprattutto della Marca, da sempre una fucina di grandi talenti, che ha dovuto fare i conti con una fragilità che non le era mai appartenuta. A esserne colpiti, poi, sono stati gli juniores che quest’anno hanno visto tramontare tre eccellenze tricolori come la bresciana Aspiratori Otelli, la bergamasca F.lli Giorgi e la polesana Villadose Angelo Gomme.
Il fattore ambizione
A pesare, oltre alle norme stringenti del panorama italiano che hanno regole come le limitazioni legate all'inserimento di talenti stranieri o i vicoli regionali, che a loro volta impongono a un atleta che vuole andare a correre per un team fuori dalla propria regione di dover pagare una tassa del 50% del proprio valore al comitato di appartenenza, anche l’avvento dei procuratori.
Sono proprio gli agenti che spingono le giovani promesse a scegliere di passare a un team Devo rispetto a uno italiano. A contare quindi non è più il prestigio delle società e la loro storicità, ma bensì è l'ambizione che una squadra inserita all’interno di un contesto senza limitazioni come quello del World Tour può offrire.
Dall’altra parte in Italia non mancano le risorse per i ciclismo, ma anche qui sono sempre le realtà estere a ingolosire maggiormente gli investitori. Ne è un esempio la stessa Pinarello, già inserita nel contesto professionistico come fornitore di Ineos, che ha comunicato ufficialmente ieri che dal 1° gennaio del 2026 diventerà naming sponsor della Q36.5, società inserita nel circuito mondiale Professional con aspirazioni da World Tour.
Pavanello lascia: «La competitività si è sbilanciata»

«Sono state prese delle decisioni a livello tecnico che non condividevo e se non c'è sintonia con la dirigenza ritengo sia giusto farsi da parte». Così Christian Pavanello, il direttore sportivo della Borgo Molino Vigna Fiorita che nella società ha trascorso 30 stagioni 4 da atleta e 26 da dirigente, ha spiegato il motivo delle sue dimissioni.
Un fulmine a ciel sereno che ha scosso gli animi della società e che è arrivato dopo un mercato che aveva portato gli annunci dell'ingaggio del Tricolore Allievi 2024, Brandon Fedrizzi, e del Campione Italiano Juniores in carica, Vincenzo Carosi grazie allo storico accordo con il Team Coratti.
Tutti segnali che facevano presagire, dopo l’ultima annata sfortunata, segnata da un numero d’infortuni inatteso e difficile da gestire, una ripartenza su basi solide e ambiziose.
«Avevo già i programmi pronti per il 2026 ma ho chiuso l'agenda - sottolinea l’ex dirigente rimarcando come la sua decisione si stata improvvisa e come avesse già in cantiere una nuova annata - Mi prenderò un anno sabbatico anche perché la Rinascita Ormelle è come una seconda famiglia per me e non riuscirei a vedermi con la maglia di un altro team addosso».
Un ciclismo quello triveneto che negli anni ha risentito, come è successo in altre realtà italiane, dell’arrivo dei Devo team che, come spiega Pavanello, sono molto più competitivi: «Con l’inserimento dei team legati al World Tour anche all’interno degli juniores la situazione nel ciclismo italiano sta cambiando radicalmente - spiega - Borgo Molino è una società solida che non ha problemi, ma è evidente che l’ingresso di questi team, già molto presenti nel panorama dell’Under 23, sta portando a uno sbilanciamento soprattutto dal punto di vista della competitività. Quest’anno abbiamo assistito alla chiusura di tre team solidi come F.lli Giorgi, Aspiratori Otelli e Villadose Angelo Gomme, a dimostrazione che il livello alzandosi ha cambiato le carte in tavola e questo è dato anche da un regolamento, quello italiano, che penalizza le società. Basti pensare che con le attuali regole in vigore un team italiano juniores può avere un solo atleta straniero su 10 e due soli allievi con più di 35 punti mentre per uno stesso devo team concorrente è tutto illimitato».
Come fare allora per arginare una crisi che potrebbe compromettere una filiera, come quella tricolore, con una storicità e un peso rilevanti: «La soluzione per rimanere competitivi sarebbe quella di creare sinergie e unioni tra i team andandone a formarne di unici e in grado di tenere testa anche alla forte e sempre più presente concorrenza estera»
Riproduzione riservata © il Nord Est








