Jessica Schillaci: «Totò mi ha insegnato l’umiltà. Notti magiche? Un inno a papà»
La figlia del bomber siciliano morto meno di un anno fa lavora come infermiera in Veneto: «Non sono appassionata di calcio ma un giorno mi piacerebbe reincontrare Roby Baggio»

Le notti magiche per lei sono quelle in cui contribuisce a curare le vite umane. Non ci sono tifosi che esultano, né tantomeno compagni di squadra che vengono ad abbracciarti dopo un gol. Il sudore è quello che sgorga correndo in un ambulatorio o da una casa a un’altra rispondendo alle richieste dei vari pazienti, con una squadra di colleghi che la sostiene ogni giorno.
Non ci sono autografi da firmare, c’è la prospettiva di un po’ di riposo, di uno stacco da quella quotidianità fatta di sofferenza, che Jessica Schillaci conosce bene, visto che l’ha vissuta in prima persona, assistendo suo padre scomparso lo scorso 18 settembre per un male incurabile.
Ci ha provato Totò, a realizzare un altro gol importante come quelli che lo hanno reso popolare durante il Mondiale del 1990. Una Coppa del Mondo e un Pallone d’Oro che per Schillaci sono sfumati per colpa di una lotteria ai calci di rigore persa nella semifinale contro l’Argentina. Restano classifica cannonieri del Mondiale, Scarpa d’oro e Coppa Italia e Coppa Uefa vinte con la Juve allenata da Dino Zoff.
Jessica, la prima figlia nata dalla relazione con Rita Bonaccorso, vive ormai da diversi anni a Verona, fa l’infermiera come professione e ha nel giornalismo e la scrittura l’altra grande passione che ne ha contrassegnato l’età giovanile trascorsa nel capoluogo siciliano.
Jessica, cosa ricorda degli ultimi giorni vissuti insieme al padre?
«La vicinanza di tutta la famiglia riunita all’ospedale. Resterà per sempre nel nostro cuore l’affetto di tutta la gente di Palermo che in quelle due settimane ci ha sostenuto in maniera encomiabile».
Che valori le ha insegnato?
«L’umiltà, la forza d’animo e la voglia di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Papà c’è l’ha fatta con le sue forze, credendoci sempre e superando ogni difficoltà».
Le ha saputo trasmettere anche la passione per il calcio?
«No, perché non sono mai stata appassionata. Confesso però che sono simpatizzante dell’Inter e del Palermo, senza però seguire le partite in Tv».

È mai stata in uno stadio?
«Si e ricordo che i miei mi portavano a vedere le partite. Vado spesso al Barbera, perché mi piace vivere l’atmosfera che si respira in un incontro di calcio. Sono cresciuta dentro gli stadi, che mi hanno dato anche la possibilità d’andare a vedere dei concerti. Nel Palermo gioca adesso mio cugino (Di Mariano), che è stato per diversi anni a Venezia, lasciando un bel ricordo. Per tutta la famiglia è veramente un onore che vesta la maglia della squadra della nostra amata città».
Suo padre le ha mai parlato di Roberto Baggio?
«Si, a cominciare dal fatto che avrebbe avuto il desiderio di incontrarlo a distanza di molti anni. In famiglia parlava spesso del rapporto che aveva con lui e del suo legame con il buddismo. Ho avuto il piacere di conoscerlo da piccola e sarebbe bello rivederlo, perché reincontrerei una specie di controfigura di papà. Il post che ha pubblicato sul suo profilo Instagram, il giorno della sua morte, era veramente molto toccante e significativo».
A cosa si dedicò papà una volta chiusa la carriera da calciatore?
«Era sempre invitato ad eventi sportivi, ricevendo ovazioni ed attestati di stima da parte di tutti gli appassionati di calcio. Ha partecipato anche a diversi reality importanti, come l’Isola dei famosi e Pechino Express ed è stato ospite nel programma di Alessandro Borghese, il “Celebrity Chef”, in cui io mi trovai dietro le quinte e fu veramente una giornata molto bella ed emozionante».
Parlando di lei. Un percorso da giornalista iniziato in giovane età, prima di dedicarsi alla professione d’infermiera.
«Sin da bambina confesso che ho sempre sognato di diventare una grande scrittrice, avendo Oriana Fallaci come importante modello d’ispirazione. Ho scritto, per un po’ di tempo, per Repubblica, nella pagina palermitana, ritrovandomi anche un giorno ad intervistare papà. A 27 anni ho deciso di intraprendere un altro tipo di percorso lavorativo. Continuo però a coltivare la passione per la scrittura e chissà se in futuro non si ripresenti la possibilità di rimettermi di nuovo in gioco… ».
Come si trova nel profondo nord una ragazza proveniente dal profondo sud?
«Vivo a Verona ormai da parecchio tempo, trovandomi molto bene. Credo che sia il giusto compromesso tra una città caotica e un paese tranquillo. La Sicilia però è unica e non la si può rivedere da nessun’altra parte».
Che emozione prova nell’ascoltare Notti Magiche?
«Bellissima, stupenda e sensazionale. Una canzone che sembra essere stata scritta proprio per la nostra famiglia, ma soprattutto per papà e che veniva sempre rievocata ogni volta che partecipava ad un evento. Sarà per sempre un brano simbolo per quel Mondiale che ha vissuto da protagonista, ma che per sfortuna non è riuscito a conquistare.
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