Vietnam con sorpresa: atleta «ineleggibile» al Mondiale di volley Under 21
La nazionale asiatica di pallavolo è stata punita per non idoneità di una atleta. Disastro FIVB: all’Italia comunicate 3 avversarie diverse in 24 ore

«Non ci siamo allenate per giocare contro squadre maschili». La frase di Izjava Marijane Boričić, allenatrice della nazionale di pallavolo femminile U21 serba, ha aperto un caso clamoroso a Surabaya, in Indonesia, dove si stanno svolgendo i Mondiali di pallavolo di categoria, dopo la sconfitta delle serbe con il Vietnam per 3-1 venerdi scorso.
Martedi, nel giorno decisivo per definire la griglia degli ottavi di finale, due giocatrici del Vietnam, Thi Hong Dang e Phuong Quynh Nguyen non hanno partecipato al proprio match (vinto contro Portorico).
I media indonesiani a quel punto hanno riportato che le due atlete erano state sottoposte a dei test cromosomici. Diversa la versione della federazione vietnamita secondo cui la Fivb aveva solo chiesto ulteriori documenti delle pallavoliste. L’indagine condotta dalla Federazione Internazionale ha stabilito che un giocatore (non due) della squadra vietnamita non rispettava i requisiti dell’articolo 12.1 del Regolamento disciplinare 2023. La nazionale vietnamita stava disputando un torneo positivo, con tre vittorie contro Indonesia, Serbia e Canada, e una sola sconfitta contro l’Argentina, dopo di che ha giocato contro Portorico senza appunto le due presunte ineleggibili.
Secondo le norme FIVB, la partecipazione di un atleta non idoneo comporta la squalifica, l’annullamento delle partite disputate dal giocatore, una multa di 30.000 franchi svizzeri e possibile sospensione fino a due anni.
Il ricorso della nazionale del Vietnam ha ottenuto risposta negativa della Fivb, che ha chiuso una vicenda che di riflesso ha coinvolto direttamente anche l’Italia, alla quale inizialmente è stato comunicato che avrebbe disputato gli ottavi di finale contro la Serbia, poi contro il Porto Rico e infine, con gli aggiustamenti del caso, contro l’Indonesia, per il match che nel pomeriggio di giovedì ha vinto, trascinata dalla stella dell’Imoco Volley Conegliano, Merit Adigwe.
La questione del sesso negli sport - inteso sia come sesso biologico sia come identità di genere - è diventata uno dei campi più complessi e controversi della regolamentazione sportiva, perché si trova al crocevia tra biologia, diritti umani, equità competitiva e cultura. Ma per uscire da certi circoli viziosi bisognerebbe iniziare a stabilire regole chiare e uguali per tutti, vincolanti, poco interpretabili.
Oggi al contrario si usano vari parametri (livelli di testosterone, cromosomi, anatomia) ma nessuno di questi è perfetto, e la scienza stessa riconosce che il concetto di sesso non è binario in modo assoluto ma “bimodale” ovvero prevalentemente corrispondente a maschio e femmina ma con sovrapposizioni e variazioni.
Le decisioni insomma dovrebbero basarsi su evidenze scientifiche aggiornate e non su presupposti culturali o stereotipi. Ed è per questo importante anche valutare caso per caso l’effetto reale sulla prestazione, non solo i dati anagrafici o genetici. Quel che è chiaro è che serve una normativa chiara, stabile e condivisa. Per questo gli organismi sportivi dovrebbero armonizzare i criteri, perché oggi un atleta può essere idoneo in una federazione ma non in un’altra.
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