L’uomo delle nevi: Peter Gerdol, il regista invisibile della Coppa del Mondo di sci femminile

Da Tarvisio al mondo intero, orchestra il calendario delle gare con precisione millimetrica: “Logistica, clima, qualità. Ogni tappa è un puzzle da incastrare perfettamente”

Francesco Mazzolini

Quando ci si chiede chi c’è dietro le quinte della Coppa del Mondo femminile, chi progetta nel dettaglio la movenza della grandiosa macchina del circo bianco, si può rispondere senz’ombra di dubbio: c’è Peter Gerdol. Peter, cosa significa organizzare la Coppa del Mondo? «Difficile spiegarlo esaustivamente. Semplicemente è la massima espressione agonistica dello sci invernale e ogni singola gara, così come tutto il contorno, devono avere un preciso ed elevatissimo standard di qualità. Atleti e pubblico lo richiedono. Io li accontento».

Rompe così il ghiaccio ai microfoni di un’intervista per Messaggero Veneto, il mitico regista della discesa mondiale, brandendo il suo caffè con poco zucchero al tavolino del ristorante Dawit di Tarvisio Camporosso, dove vive da oltre 30 anni e dove tra un’ispezione e l’altra su l’orbe terracqueo, fa ritorno per ricaricare le pile e proseguire il suo lavoro più unico che raro. «La macchina della World Cup non si ferma mai – spiega con soddisfazione Peter –; logico che c’è la fase di exploit con novembre-marzo che sono i mesi energeticamente più dispendiosi ma anche durante anche il resto dell’anno lavoro per trovare e proporre un calendario ottimale. L’estate siamo a contatto con le federazioni internazionali insieme agli organizzatori, la FIS che si dirama nelle varie organizzazioni nazioni, ci permette di avere dialogo capillare con tutte le mete calendarizzabili».

Quali sono i momenti fuori stagione importanti per stabilire il calendario?

«Durante i due Spring Meeting (il prossimo si terrà proprio a inizio maggio in Portogallo), che vedono i “professionisti” della Fis e i rappresentanti delle nazioni nel Comitato della Coppa del Mondo deliberare riguardo al calendario della Coppa del Mondo. Quella delibera arriva poi al Fis Council che valida e approva tutto in maniera ufficiale. La Seconda riunione è in autunno a Zurigo l’ultima settimana di settembre».

Cosa significa avere un peso specifico tanto grande in questo consesso?

«Costruire il calendario è una delle cose più difficili e necessita un sacco di esperienza. Bisogna tenere conto degli spostamenti, dei periodi, della logistica con alberghi e servizi e persino dei cambiamenti climatici. Non usiamo stadi e dobbiamo dunque usare piste turistiche che devono fungere da stadio senza pareti, e arrivare in certi periodi significa rischiare di non trovare “l’incastro”».

Da quanto é il “papà” de calendario della Coppa del Mondo femminile?

«É la settima stagione di Coppa del Mondo e prima ero responsabile delle Coppe Europa ed intercontinentali (Sud America e Nuova Zelanda), Olimpiadi dei giovani. La coppa del Mondo è arrivata dopo una lunga e ricca gavetta».

Dov’è il suo ufficio fisico?

«La Sede è a Oberhofer, in Svizzera il mio ufficio è là, con due segretarie dedicate allo sci alpino».

Il segreto affinché il suo lavoro funzioni bene?

«Il perenne dialogo con le organizzazioni e i comitati. Il 70/80% di gare sono storiche e per alcuni posti ce la possiamo giocare, mete dove non andiamo così spesso o dove anche il mercato richiede. Ci devono essere dei requisiti di base e io cerco la qualità superiore».

C’è lotta per avere una tappa?

«Tutti la vogliono avere e non sempre riusciamo ad accontentare ogni richiesta».

Com’è emersa la proposta di Tarvisio?

«L’anno scorso abbiamo dovuto trovare un compromesso considerando che Cortina non può riceverci durante le Olimpiadi. Tarvisio ha accolto la Coppa Europa, i Mondiali Junior ed EYOF. Direi che siamo pronti a ricevere di nuovo la carovana della Coppa del Mondo. La pista del Prampero con discesa e SuperG stesse gare che si farebbero in quel periodo. Il 4 giugno si farà l’ispezione per capire come iniziare a mettere i ferri in acqua».

Quando l’aspetta la prossima ispezione?

«A Crans Montana questi giorni. Farò poi tappa in ufficio a Oberhofen, in riunione con head coach e con tutte le squadre femminili delle 15 nazioni più forti che partecipano alla stagione. Ci sarà uno scambio di idee con tutti gli allenatori e annessa parte goliardica, perché cerchiamo anche di divertirci per poter far divertire. Con l’inverno sempre in giro e un rapporto di quelli che sono i primi fruitori».

Che pensa della stagione di Federica Brignone e delle azzurre?

«Brignone ha fatto una stagione micidiale, peccato per l’infortunio e le azzurre stanno crescendo».

Com’è lavorare con le regine dello sci?

«In questi anni mi sento fortunato a vedere quel che sta accadendo a livello agonistico in questi anni. Premesso che io sono neutrale, valuto super la Shiffrin con ottima Lara Gut-Behrami, Valova, Goggia, nomi che stanno tenendo altissimo il livello e lo spettacolo eccellente. L’interesse per lo sport femminile si stia alzando.

Che rapporto ha con atlete e tecnici?

«Molto buono. Ascolto nella giusta misura i loro pareri perché io lavoro per lo spettatore».

Parla sempre di “noi” lavorativamente. Chi siete?

«Ho un team di altri 4, formata da Alberto Senigagliesi, responsabile velocità, Giulia Candiago media coordinator, Andi Kroenner equipement controller e Markus Mayr assistente gare tecniche che sono il mio braccio destro e sinistro e mi aiutano a fare al meglio il mio lavoro».

Come ha fatto a diventare Mr. Gerdol, l’uomo delle nevi?

«Da delegato tecnico e c’è stato un cambio e ho scelto di entrare in Coppa Europa qualche anno fa e poi sono arrivato alla Coppa del Mondo. Impegno, capacità e fortuna, questa la ricetta».

A chi il suo grazie per questa incredibile carriera?

«A Luciano Lazzaro che mi ha formato e ricordo con affetto. Ringrazio mia moglie Claudia e Mojca e Janko, i miei adorati figli». —

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