Pallamano, il ct azzurro Hanning: «L’Italia ha grande potenziale»
La nazionale italiana si è qualificata dopo 27 anni agli Europei, in programma in Svezia nel gennaio 2026. Al timone il tecnico tedesco: «Bisogna giocare con più continuità senza considerarsi per forza inferiori»

Dopo 27 anni l’Italia della pallamano si è qualificata ad un campionato Europeo e nel mese di gennaio 2026 volerà in Svezia per il girone a 4 con Ungheria, Islanda e Polonia. Da poco affidata al tedesco Bob Hanning, Ceo delle Füchse Berlin ed allenatore navigato che nella stagione 23/24 ha portato la giovanissima squadra di Potsdam in Bundesliga, la nazionale azzurra vuol continuare a stupire come fatto al recente mondiale.
«In Europa – racconta Hanning, impegnato in un finale di stagione thrilling a Berlino con il suo club –, si incontrano sempre grandi squadre. Diciamo che Ungheria e Islanda saranno due sfide dure, davvero difficili, mentre con la Polonia ce la possiamo giocare. Ma partendo dalla quarta fascia il nostro gruppo sarebbe stato comunque molto duro».
Hanning, come è iniziata questa esperienza?
«Sono molto contento per quello che abbiamo fatto. Io credo di essere l’allenatore di cui questa squadra aveva bisogno, e loro avevano bisogno di me. A me piace lavorare allo sviluppo dei giocatori e qui c’è grande materiale. Inoltre abbiamo instaurato sin da subito una ottima relazione».
Cosa serve a questa squadra per crescere?
«Dobbiamo lavorare facendo capire fin da subito che non siamo piccoli. Chi ha visto la partita con la Spagna ha certamente notato che abbiamo fatto troppi errori e io credo che questi fossero dovuti alla paura. Noi giochiamo bene ma sbagliamo troppi tiri. Abbiamo concesso alcune situazioni troppo facilmente e quando ho chiesto ai ragazzi di andare a cercare più situazioni faccia a faccia con gli avversari la cosa ha anche funzionato. Giochiamo bene, ma dobbiamo capire come sfruttare le situazioni, e questo verrà solo con l’esperienza».

Su cosa lavorerete nei prossimi raduni?
«Dobbiamo fare piccoli passi. Lavoreremo molto sui video, sulla teoria, sulla capacità di riconoscere e migliorare tante piccole situazioni».
Una delle novità di questa nazionale sono i tanti giocatori all’estero, come Ebner (Lipsia), Mengon (Eisenach) o Prantner (Berlino) che sarà il primo italiano ad una final four di Champions League. Quanto peserà?
«L’esperienza internazionale dei giocatori sarà fondamentale perché li porterà a giocare partite difficili e situazioni difficili e quindi quando si troveranno sul palcoscenico internazionale avranno già esperienze maturate».
E che dire invece dell’intero movimento nazionale? Come possiamo migliorare la pallamano italiana?
«C’è molto da fare per migliorare la Lega, ma voglio essere chiaro, io non sono qui ad insegnare, ma a dialogare. Ho delle idee, a me piace il confronto, vorrei invitare per una settimana a Berlino tutti i presidenti. Dopo di che da me possono arrivare delle proposte ma è la Lega a decidere collegialmente e soprattutto a credere che una certa crescita è possibile. Dipende dai presidenti: se vogliono una mano sono qui a darla».
Chiudiamo con le tue Füchse Berlin che si stanno giocando una stagione che potrebbe essere memorabile. Quanto c’è di tuo in tutto ciò?
«Io sono qui da 20 anni ed ho contribuito a costruire il club da zero. Adesso abbiamo un sogno: 5 partite rimanenti, vogliamo vincere la Bundesliga. Dopo di che a metà giugno saremo a Colonia per la Final Four di Champions league. Siamo una squadra giovane, ma il mio più grande vanto è vedere tanti giocatori che io ho sviluppato dal settore giovanile impegnati in una squadra di questo livello, e in fondo è quello che spero di vedere anche nella pallamano italiana tra qualche anno».
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