Gabi e il Movimento 1%, quando lo sport diventa solidarietà

La banda brasiliana della Prosecco Doc Imoco da 5 anni devolve parte del suo ingaggio a Let’s Keep the Ball Flying: «Testimonianza concreta di cui sono fiera»

Giovanni Armanini
Gabi, banda della Prosecco Doc Imoco Conegliano
Gabi, banda della Prosecco Doc Imoco Conegliano

Campioni dentro e fuori dal campo. Non è una frase fatta ma una realtà che coinvolge tante stelle dello sport. Nella pallavolo, in particolare, esiste Let’s keep the ball flying, una fondazione a cui aderiscono numerosi campioni, tra cui Gabi, la banda brasiliana dell’Imoco Volley, impegnandosi a donare l’1% dei propri guadagni o il proprio tempo per sostenere i progetti dell’organizzazione in tutto il mondo. Dall’empowerment femminile alla prevenzione del crimine giovanile fino all’accesso allo sport in comunità isolate. La pallavolo arriva ovunque grazie a questi campioni.

«Il nostro - spiega Gabi -, è un piccolo, segno, l’1% non è tanto, ma è un messaggio di speranza»

Che significato ha per te partecipare economicamente a questa fondazione?

«Fin dal primo giorno ho trovato estremamente interessante l’idea di poter diffondere in giro per il mondo la cultura della pallavolo coniugandola al contempo con l’idea di poter aiutare i bambini in Africa o in paesi, come il mio Brasile, dove loro non hanno la minima opportunità di giocare, fare sport, divertirsi».

Come è iniziata?

«Lesley de Jonge (un ex allenatore originario dei Paesi Bassi, ndr) venne da me quando giocavo a Istanbul e immediatamente ho deciso di sostenere la causa con grande orgoglio. È una cosa di cui vado veramente fiera».

Tu sei stata in particolare testimonial per la campagna sull’uguaglianza con Volleyball World e la Nations League.

«L'uguaglianza è una lotta che dura da tanti anni. Sappiamo quanto sia importante lo sport e quanto sia universale. Soprattutto la pallavolo, sappiamo quanto sia forte nel cambiare molte cose, dimostrando che le donne hanno gli stessi diritti e che con la stessa forza possono avere le stesse responsabilità».

Ed a proposito di VNL, ora inizia la stagione della nazionale, cosa dobbiamo aspettarci dalla tua nazionale?

«Il Brasile proporrà una squadra nuova, il mondiale sarà il nostro principale obiettivo ma sappiamo che ci sono tante novità e giocatrici nuove. Io dovrò portare la mia esperienza per provare ad essere subito protagonisti».

Tutta un’altra musica rispetto a Conegliano, dove avete dominato in lungo e in largo.

«Sapevamo che la squadra era forte ma non pensavamo che tutto venisse così spontaneo e immediato, il resto è venuto di conseguenza. E poi l’ambiente è stato capace di non farci sentire le pressioni lasciandoci la mente libera e l’unico obiettivo costante di essere al meglio e recuperare la forma fisica».

Meglio giocare in Turchia o in Italia?

«Non pensavo di adattarmi cosi velocemente. Ho trovato grande organizzazione qui. I problemi maggiori li ho avuti all’inizio con il sistema fitness. Facciamo un lavoro molto diverso da prima, ma da quando ho capito sono riuscita ad adattarmi. Le leghe turca e italiana sono sicuramente le due più forti a livello mondiale, ma qui sicuramente c’è un bilanciamento superiore ed un livello medio non comparabile a nessun altro campionato al mondo».

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