Il ricordo del terremoto nel gran finale del Giro d'Italia
La presentazione della corsa rosa. Ecco l’edizione 2026 tra salite dolomitiche e omaggio al Friuli rinato dal sisma. Il 29 e 30 maggio ancora una volta la maglia rosa sarà assegnata a Nord Est

«Ndemo metti zo quea puntina che i cjama». Danilo De Toni, assessore del Comune di Alleghe sprona così il presidente della Provincia di Belluno e sindaco di Longarone Roberto Padrin.
C’è da piazzare la puntina nella carta geografica con sfondo rosa ancora senza disegno del Giro d’Italia 2026 all’altezza delle montagne bellunesi. Metti qui, no lì: uguale, perché a Nord Est il prossimo Giro d’Italia avrà il gran finale prima della passerella di Roma.
Gli spifferi giravano da tempo, ma, si sa, finché non si vedono quei nomi stampati sulla cartina del Giro non si può dire niente.
A fianco non gongola, è proprio commosso il sindaco di Gemona, Roberto Revelant. Oltre 400 morti nel terremoto di 49 anni fa, in maggio sarà passato mezzo secolo e la corsa rosa omaggerà le vittime di quella tragedia e il Friuli rinato con la penultima frazione verso Aviano e la doppia scalata al Piancavallo. Ventinove e trenta maggio, segnatevi queste date, sarà grande spettacolo dalle nostre parti, anticipato dalla frazione di Pieve di Soligo, quella delle bollicine del Prosecco, roba per velocisti, Cà del Poggio permettendo.
C’era Simon Yates, il vincitore della maglia rosa lo scorso maggio. Lui sa bene, avendolo provato con quel coraggioso attacco sul Colle delle Finestre, che un Giro spesso si decide sull’ultima montagna. Lo sa Jay Hindley, che ribaltò la corsa (e Carapaz) sulla Marmolada nel 2022, lo sa Primoz Roglic, che cambiò le sorti del Giro l’anno dopo nella crono finale sul Lussari.
Tre volte dal 2021 a Nord Est, non poca cosa. Insomma, lo spettacolo è assicurato e le scalate dolomitica della fantastica tappa da Feltre a Piani di Pezzè sopra Alleghe (con Cereda, Duran, Staulanza, la Cima Coppi Giau e il Falzarego) e la doppia scalata al Piancavallo, saranno uno stadio a cielo aperto capace di contenere migliaia di tifosi. E prima? Il Giro, come al solito sarà un mix tra tappe per velocisti (sei, forse sette), frazioni trabocchetto, la crono Viareggio-Massa di 41 km e sette arrivi in salita, ovviamente i più attesi. Dopo Israele, Ungheria e Albania, solo per citare gli ultimi, il Giro 2026 partirà ancora dall’estero.
Stavolta dalla Bulgaria. Ieri all’auditorium della musica di Roma è arrivato anche il Primo ministro della Bulgaria, Rosen Zeljazkov. Se la mettano via i nostalgici (quanto li capiamo), che storcono il naso ogni qual volta la corsa più amata dagli italiani parte dall’estero. «Lo sport è motore perfetto di dialogo, la collaborazione con i Paesi dell’Europa centrale e dei Balcani è considerata cruciale dal Governo», ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani in un video messaggio.
I bulgari, che hanno messo sul piatto quasi 10 milioni di euro, puntano sulla visibilità data dalla corsa per dare una botta allo sviluppo turistico. I tifosi italiani sulle strade, invece, su chi punteranno? Si aggirava ieri poco lontano dal “Trofeo Senza fine”, quello che vince la maglia rosa finale, l’ultimo re azzurro Vincenzo Nibali. Correva l’anno 2016, il prossimo ne saranno passati già 10. Il Millennial Giulio Pellizzari (Red Bull Bora) sogna di vincerlo, non è ancora il suo momento.
La maglia rosa sarà ancora straniera. Poco male, i francesi che organizzano il gigante Tour, non vicino da Hinault 1985. Insomma, siamo in buona compagnia. Di sicuro chi sarà premiato ancora una volta a Roma davanti al Colosseo (quarto anno di fila, Milano si accontenterà di una tappa da volata) dovrà evitare le trappole al sud, non farsi sorprendere da pendenze severe come il Blockhaus in Abruzzo, prima vera salita della corsa, filare via nella crono di 41 km a Massa, segnare col circoletto rosso le frazioni di Pila , e Svizzera (Cari) e tenere energie sufficienti per il gran finale dalle nostre parti.
Andalo in Trentino e poi occhio alla tappa di Alleghe, è tosta davvero con quel filotto di passi dolomitici da paura. Ariviodisi in Friûl, chiusura in Friulano. Per far tutti contenti.
Riproduzione riservata © il Nord Est








