Gattuso alla guida della Nazionale: un uomo vero e generoso, allenatore solo per amore
Non ci fosse stato il rifiuto di Claudio Ranieri e, forse, l’impegno di Pioli con la Fiorentina, Rino sarebbe stato in cerca di un’avventura europea dopo un timido corteggiamento del Torino. Ma per una volta il destino ha visto giusto


Parafrasando Winston Churchill, storico premier inglese, Gennaro Rino Gattuso è il miglior c.t. possibile, esclusi tutti gli altri.
In verità Churchill sosteneva che «la democrazia fosse la peggior forma di governo, escluse tutte le altre», ma sarebbe ingiusto dire che Rino è il migliore tra i peggiori.
Anzi, avendone stima fin da quando giocava senza economie (e colpi dati e presi), ma soprattutto ricordando il suo curriculum da allenatore vero (gavetta dura prima di Milan, Napoli e Valencia), ribadisco che Rino è meglio di tanti altri che lo hanno preceduto e di qualcuno che verrà dopo. Prima che lasciasse la Croazia, ho cercato Rino Gattuso per chiedergli un’intervista.
Naturalmente, con la solita disponibilità, non solo aveva deciso di concederla al nostro giornale, ma aveva anche promesso che saremmo stati i primi e quelli con cui avrebbe parlato più a lungo. Dall’Hajduk se ne andava, lasciando, come fa sempre se non arriva alla fine del contratto, un ingaggio pluriennale: «Tanto tu alleni per passione e non per soldi...», gli dissi.
«Fino a quando non finiscono», replicò lui con la sagacia dell’uomo del sud. L’anedottica che accompagna Gattuso è piena di gesti edificanti. Prima di tutto perché è un uomo buono e impulsivo, in secondo luogo perché per gli altri si spende, in senso letterale, completamente. A Pisa, quando riuscì tra mille travagli societari, a portare la squadra in serie B nello spareggio con De Zerbi, alla guida del Foggia, è cosa nota che gli stipendi del suo staff li pagasse con soldi propri.
Un eccesso, certo, forse anche un errore, ma l’allenatore è questo: un campione di umanità, un fuoriclasse di generosità. Ho scritto allenatore perché le caratteristiche umane e spirituali di Rino sono correlate a quelle tecniche e comportamentali.
Lui è uno che dà tutto, non dorme e, a volte, neppure mangia per preparare le partite, si spreme e si consuma sul campo, istiga i giocatori a fare altrettanto, sa cos’è il sacrificio e trascura ogni privilegio. La sua sarà una Nazionale lacrime e sangue o forse sangue e arena, di sicuro come motivatore, anche se a volte in maniera pittoresca, Gattuso non è secondo a nessuno, neppure a Josè Mourinho o ad Antonio Conte. In azzurro viene dopo Luciano Spalletti, uno dei pochissimi esonerati tra i c.t. e Roberto Mancini, che lasciò la nazionale con una pec in una tropicale domenica d’agosto.
Certo, non ci fosse stato il rifiuto di Claudio Ranieri e, forse, l’impegno di Pioli con la Fiorentina, Rino sarebbe stato in cerca di un’avventura europea dopo un timido corteggiamento del Torino. Ma per una volta il destino ha visto giusto.
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