Pinault Collection a Venezia: «La città può diventare un laboratorio mondiale contro l’overtourism»

Bruno Racine, direttore della Pinault Collection, rilancia il ruolo di Venezia come modello per affrontare sfide globali: overtourism, spopolamento, sostenibilità e cultura accessibile. «Il nostro obiettivo è un approccio più sobrio e inclusivo

Daniele Ferrazza
Una mostra in fondazione( Matteo De Fina)
Una mostra in fondazione( Matteo De Fina)

«Venezia può assolutamente diventare un laboratorio di tutte le problematiche che affliggono le grandi città d’arte: senza presunzione, ma siamo a disposizione per ospitare iniziative e contribuire a discutere questi temi».

Bruno Racine è l’amministratore delegato e il direttore della Pinault Collection, la fondazione che incorpora Palazzo Grassi e Punta della Dogana, il polo dell’arte contemporanea che porta il nome dell’industriale francese del lusso (Gucci, Yves Saint Laurent, Balenciaga, Bottega Veneta): settantatré anni, scrittore e intellettuale, già presidente del Centre Pompidou e della Bibliothèque Nationale de France, Racine snocciola il senso della presenza della fondazione a Venezia, dal 2005 a Palazzo Grassi, dal 2009 alla Dogana.

Bruno Racine
Bruno Racine

«Il senso della nostra presenza - spiega - è legato a tre orientamenti: accompagnare e promuovere le nostre mostre, integrare la nostra attività dentro al sistema culturale veneziano e, in terzo luogo, contribuire al dibattito internazionale».

Stimolato sui temi della città, dall’overtourism allo spopolamento, dal climate change alla moltiplicazione delle fondazioni culturali, Racine spiega: «Venezia parla al mondo intero e qui si affacciano tutti i problemi che riguardano le città d’arte. Sono assolutamente convinto che Venezia possa essere un laboratorio mondiale per affrontare questi problemi. Non siamo così presuntuosi da pensare di poterli risolvere, ma possiamo ospitare e offrire opportunità per iniziative che vadano in questo senso. Da parte nostra, stiamo cercando di ripensare un po’ al nostro sistema di mostre, cercando un approccio più sobrio e sostenibile, a partire dai trasporti e dall’impatto sulla città».

Quanto all’overtourism, la fondazione Pinault Collection risponde così: «La raffinatezza della proposta culturale di questa istituzione è esattamente la risposta più concreta all’overtourism: è militanza su questo campo. Così come immaginare una programmazione culturale completamente gratuita, di livello internazionale, costosissima per l’istituzione, a disposizione dei cittadini e dei turisti».

Racine fa l’esempio della Biennale, con cui da molti anni la fondazione francese lavora in grande sintonia: «Il nostro pubblico è abbastanza in linea con il pubblico internazionale che viene a vedere soprattutto la Biennale Arte. Non è dunque un pubblico rappresentativo del grande turismo a Venezia, è un pubblico più selezionato. E tuttavia le nostre attività sono aperte e gratuite, è un grande sforzo che facciamo e che va proprio nella direzione di attrarre un pubblico diverso».

Infine, sulla presenza di sempre nuove fondazioni culturali a Venezia, il direttore della fondazione risponde diplomaticamente: «Le fondazioni hanno attività molto diverse, ma credo che nutrano un sincero affetto per la città e dunque si possa lavorare in sintonia, come già stiamo facendo con alcune. Venezia non deve essere considerata una vetrina e basta». —

 

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