Indici di benessere Istat, luci e ombre a Nord Est: ecco le punte d’eccellenza e le zone d’ombra

In Veneto sul podio Padova, Verona e Vicenza: bene cultura e sanità, male l’ambiente. In Friuli Venezia Giulia, Gorizia pecora nera; bene lavoro e istruzione, male la politica e la distanza dai giovani

La redazione

Istat ha rilasciato la terza edizione dei report regionali BesT. Una indagine che intende veicolare i «messaggi chiave» che emergono dal confronto territoriale, mettendo in luce i tratti peculiari e le dinamiche che ne caratterizzano il profilo di benessere. Si considerano vantaggi le differenze di benessere che posizionano la regione (o la provincia) significativamente al di sopra del valore nazionale, svantaggi quelle che sono significativamente inferiori.

Qui Veneto

Nell’ultimo anno disponibile, sui 60 indicatori analizzati, 28 valori regionali collocano il Veneto in vantaggio, ovvero su livelli di benessere significativamente superiori alla media nazionale, mentre 12 segnalano posizioni di svantaggio.

In tutte le sette province venete gli indicatori in vantaggio prevalgono su quelli in svantaggio: Padova si colloca più di frequente al di sopra della media nazionale (38 indicatori nell’ultimo anno, di cui oltre la metà in modo netto) e presenta il numero più basso di indicatori in svantaggio (8); seguono Verona e Vicenza, con 35 in vantaggio e rispettivamente 9 e 14 in svantaggio. Rovigo è la provincia che presenta il maggior numero di indicatori in svantaggio (23), sebbene quelli in vantaggio (28) continuino a prevalere.

Confrontando i domini del Benessere, si osserva una maggior concentrazione di posizioni di svantaggio nel dominio Paesaggio e patrimonio culturale, con un ampio divario tra Venezia e le altre province venete in relazione alla densità e rilevanza del patrimonio museale e alla densità di verde storico.

Numerosi gli indicatori in svantaggio anche nel dominio Ambiente, soprattutto per l’impermeabilizzazione del suolo da copertura artificiale e per le aree protette, dove la maggior parte delle province presentano valori peggiori rispetto alla media-Italia.

All’opposto, nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, gli indicatori provinciali mostrano una tendenza diffusa a livelli di benessere relativo più elevati della media-Italia, con rare eccezioni. Nel dominio Salute gli indicatori in vantaggio sono oltre il doppio di quelli in svantaggio e ciascuna provincia ottiene buoni risultati per almeno due diversi indicatori sui sei analizzati; sia a Verona che a Vicenza sono cinque diversi indicatori ad evidenziare un miglior benessere relativo.

Il rapporto completo sul Veneto

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Consumo suolo e inquinamento, non ci siamo

La situazione del Veneto nel dominio Ambiente si presenta simile a quella nazionale e, in alcuni casi, a quella del Nord-est, con poche eccezioni. La regione presenta un’elevata impermeabilizzazione del suolo da copertura artificiale (11,86 per cento nel 2023, 4,70 punti percentuali sopra la media-Italia e 3,48 in più del Nord-est). Tutte le province hanno valori superiori al valore nazionale, tranne Belluno (2,84 per cento).

Nel 2023 le concentrazioni medie annue di PM10 e PM2,5 superano i limiti definiti dall'Organizzazione Mondiale della sanità (OMS) per la protezione della salute umana in tutti i capoluoghi di provincia del Veneto, tranne Belluno, che per le PM10 si ferma al limite. Anche la disponibilità di verde urbano nei comuni capoluogo di provincia veneti (36,8 m2 per abitante nel 2023) è prossima alla media nazionale, ma di molto inferiore a quella del Nord-est (circa 27 punti in meno).

Il Veneto è invece nettamente favorito per la raccolta differenziata dei rifiuti urbani nel 2023 (77,7 per cento, oltre 11 punti percentuali sopra la media-Italia).Tutti i territori veneti superano il livello nazionale, in particolare, Treviso (89,1) e Belluno (85,8), rispettivamente prima e terza fra le province italiane. Nello stesso anno la produzione di rifiuti urbani (498 kg pro-capite) si accosta al dato nazionale ed è più bassa di 57 kg pro-capite rispetto al Nord-est. Rovigo e la città metropolitana di Venezia (602 kg pro-capite, il valore più alto nella regione) hanno la produzione maggiore mentre Treviso e Vicenza si collocano sotto la media-Italia.

Nella regione la dispersione della rete idrica comunale nel 2022 è pari al 42,2 per cento, in linea col dato nazionale, ma superiore al valore di ripartizione (37,2 per cento). In cinque province la dispersione è più contenuta della media-Italia; Belluno è la più critica (70,4 per cento). Per contro Belluno è la seconda provincia in Italia per la quota di superficie territoriale coperta da aree naturali protette terrestri (53,5 per cento nel 2022) risultato che compensa i più bassi livelli di tutti gli altri territori veneti, eccetto Venezia che è prossima alla media-Italia, a cui si allinea anche il dato regionale (22,7).

Belluno, inoltre, si distingue per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nel 2023 (189,3 per cento, contro il 26,8 del Veneto e il 36,9 dell’Italia), nonostante l’accentuata diminuzione in confronto al 2019.

Qui Friuli Venezia Giulia

Nell’ultimo anno disponibile su 59 indicatori analizzati, 34 valori regionali collocano il Friuli-Venezia Giulia in vantaggio, ovvero su livelli di benessere superiori alla media nazionale, mentre solo 7 segnalano posizioni di svantaggio.

In tutte e quattro le province della regione gli indicatori in vantaggio prevalgono su quelli in svantaggio: Trieste presenta il numero maggiore di indicatori di benessere significativamente superiori alla media nazionale (40 nell’ultimo anno, di cui oltre la metà in modo netto) a fronte di 11 indicatori in svantaggio. Udine presenta un numero di posizioni di vantaggio di poco inferiore (38) e il numero di svantaggi più basso (9). A Pordenone si contano 35 indicatori in vantaggio e 15 in svantaggio, Gorizia è la provincia che presenta il maggior numero di svantaggi (19) sebbene i vantaggi continuino a prevalere (30). 

Nel dominio Politica e istituzioni si osserva una maggiore concentrazione di posizioni di svantaggio e, al contempo, una minore incidenza di indicatori in vantaggio; quasi tutte le province presentano livelli di benessere relativo inferiori alla media-Italia per la partecipazione elettorale, per la partecipazione dei giovani alla politica locale e per l’affollamento degli istituti di pena. Nel dominio Ambiente, le posizioni di svantaggio sono 8, quelle di vantaggio 9.

All’opposto, nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, la quasi totalità degli indicatori provinciali mostra una tendenza diffusa a collocarsi su livelli di benessere relativo più elevati della media-Italia. Nel dominio Istruzione e formazione, tre quarti degli indicatori denotano posizioni di vantaggio; le province di Trieste e di Udine evidenziano i migliori risultati per tre dei nove indicatori del dominio.

Il rapporto completo su FVG

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Politica e istituzioni, il punto dolente

Nel complesso il profilo della regione evidenzia vantaggi e svantaggi. Nell’ultimo anno, il Friuli-Venezia Giulia si distingue positivamente rispetto all’Italia e al Nord-est per la maggiore quota di donne elette nelle Amministrazioni comunali (40,4 per cento nel 2024, 6,3 punti in più che in Italia e 3,9 punti in più che nel Nord-est), l’unico indicatore del dominio in miglioramento rispetto al 2019 (+2,5 punti percentuali). Anche l’indicatore della capacità di riscossione delle Amministrazioni comunali (81,3 per cento nel 2022) è più alto che in Italia (+7,3 punti percentuali) e nel Nord-est (+2,6), sia nella regione sia in tutte le sue province, con un massimo dell’87,1 per cento a Trieste.

Diversamente, gli altri tre indicatori del dominio evidenziano nel 2024 segnali di debolezza in quasi tutte le province, con livelli di benessere generalmente inferiori sia alla media nazionale, sia a quella della ripartizione. In un contesto di generale calo, il tasso di partecipazione elettorale in Friuli-Venezia Giulia si arresta al 48,3 per cento, non distante dalla media-Italia (1,5 punti percentuali) e ben al di sotto del Nordest (-5,6 punti percentuali).

Anche la partecipazione dei giovani alla politica locale rileva una situazione sfavorevole per la regione, dove nel 2024 solo il 23,0 degli amministratori comunali ha meno di 40 anni a fronte, rispettivamente, del 25,5 e 26,2 per cento in Italia e nel Nord-est. Infine, nel 2024 l’indice di affollamento degli istituti di pena conferma per la regione (142,4 detenuti presenti ogni 100 posti regolamentari) una situazione ancora più critica che in Italia (120,6) e nel Nord-est (130,2), con valori superiori alle medie di confronto in tutte le province.

A livello provinciale, Trieste spicca in positivo per la maggior capacità di riscossione dei Comuni, ma non per la quota di amministratori comunali donne, che è in linea con l’Italia e più bassa rispetto a tutte le altre province della regione (33,1 per cento). Insieme a Pordenone, inoltre, Trieste, registra svantaggi per la partecipazione elettorale (46,6 e 44,1 per cento) e, più forte, per gli amministratori comunali con meno di 40 anni (20,7 a Pordenone e 16,2 a Trieste). Infine, è forte lo svantaggio di Trieste e di Gorizia per l’affollamento carcerario, con un rapporto di 158,0 e 152,8 detenuti ogni 100 posti regolamentari nelle rispettive carceri circondariali.

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