La guida alpina: «Ai giovani non piace arrampicare. I clienti? Salgono per farsi un selfie»

Andrea Cattarossi: «Il lavoro è calato ad agosto. Rispetto al passato c’è meno gente sulle pareti. Chi segue i social si concentra in determinati luoghi, lasciando gli altri a chi ama davvero la montagna»

Francesco Dal Mas
La guida alpina Andrea Cattarossi
La guida alpina Andrea Cattarossi

L’accompagnamento più richiesto resta quello per le ferrate. L’arrampicata, invece, ha perso interesse, perché richiede troppa fatica. Invece sono aumentate le prenotazioni per salire ai siti più iconici, per i selfie che “fanno il giro del mondo”. Insomma, così sta cambiando la professione di guida alpina. Andrea Cattarossi ne è una testimonianza diretta, svolgendo questa attività a Cortina.

Nato e cresciuto a Belluno, ha iniziato la sua carriera alpinistica a 18 anni salendo per la prima volta in vetta del Civetta. «Il mio amore per la montagna», racconta, «mi porta a raggiungere difficoltà d’arrampicata fino all’8b e di slancio a salire grandi classiche quali il Diedro Philipp Flamm sul Civetta e vie più recenti come la Tempi Moderni in Marmolada».

Una dozzina di anni fa, il cambio di vita. Dalla città si è trasferito a Cortina: «Mi sono laureato in ingegneria informatica a Padova prima di tornare a Belluno per rispondere “si” alla proposta di lavoro di un’azienda operante nel settore dell’occhialeria», ci aveva raccontato due anni fa.

«Nel frattempo, avevo iniziato a scalare in val Gallina, poi sempre più su. A un certo punto la vita da dipendente è iniziata a starmi stretta. Contestualmente, aumentava in me la voglia ribelle di andare a scalare. Ogni momento libero era l’occasione per mollare tutto e scappare in montagna. Ho chiesto un periodo di pausa di un mese all’azienda dove lavoravo e insieme al mio amico Daniele sono andato negli Stati Uniti, nel parco dello Yosemite. Ho fatto poi un’altra esperienza all’estero in Marocco prima di tornare ancora una volta in Yosemite. A quel punto, una volta tornato in Italia, ho preso la decisione di licenziarmi per dedicarmi interamente alla mia grande passione: la montagna».

Veniamo al presente , Andrea. L’estate, intanto, ha garantito un buon lavoro alle guide alpine?

«C’è stato molto lavoro nella prima fase, giugno e luglio, soprattutto con gli stranieri. In agosto, invece, è calato. E non solo perché è il mese degli italiani, ma anche perché arrivi e presenze sono calati a seguito dei disagi per l’Alemagna e i cantieri. Disagi talvolta mediaticamente enfatizzati. Ma, ripeto, a giugno abbiamo lavorato moltissimo. Perfino a maggio».

Prenotazioni a settembre?

«Sono rassicuranti. E se il tempo è bello si lavora bene anche in ottobre. Quest’estate abbiamo però ricevuto la conferma che il mese di agosto turisticamente è in calo di appeal. Non solo da parte degli stranieri, ma anche degli italiani. I costumi, insomma, stanno cambiando. In montagna si viene prima e si viene dopo».

Si cambia costume anche nell’approccio con le pareti?

«Sicuramente. Non c’è più tanta gente sulle pareti. Una volta, nelle belle giornate c’era sempre qualcuno che arrampicava, un po’ su tutte le pareti. E su alcune, quelle più iconiche, c’era perfino la coda. Oggi, invece, sembra che i ragazzi non vogliano rompersi le scatole a fare queste cose, a faticare arrampicando. Gli basta il bello scatto su Instagram. Abbiamo richieste, come guide, di accompagnamento solo a fare un selfie, per esempio. Sui Cadini di Misurina, con panorami da “Signore degli Anelli”, piuttosto che sui “finestroni” dietro le Tre Cime, per farsi quelle immagini. I social stanno provocando un bel casino non solo col lago di Sorapiss. E io dico che non è una cosa negativa...».

Ah no?

«Forse è meglio che accada così, cioè che quel tipo di gente che non ha una vera passione per la montagna si focalizzi su determinati posti in modo da lasciar liberi gli altri per gente che apprezza la vera montagna».

Gli stranieri cosa vi chiedono?

«Americani e giapponesi che vengono a visitare Venezia e poi salgono sulle Dolomiti non chiedono di certo l’arrampicata, ma semmai la ferrata, dove magari farsi il selfie di cui dicevamo».

Il mestiere della guida alpina, dunque, sta radicalmente cambiando?

«Non c’è più la guida alpina di vent’anni, questo di sicuro. Men che meno la guida che portava il nobile di turno, ricco finché basta, in cima alla montagna. Oggi il 70% del lavoro è accompagnare questi turisti lungo i percorsi attrezzati, sulle ferrate. Ma turisti, sono, non appassionati di alpinismo. Attenzione, si tratta, comunque, di uscite in ambienti di rara bellezza e, quindi, di un’attrazione unica. Poi capita, ogni tanto, di fare anche le Tre Cime, l’Antelao, la Tofana, il Lagazuoi, le 5 Torri, che io faccio spesso. Ma la “Normale” delle Tre Cime che facevo tanto una volta, anch’essa è un po’ calata. Tra l’altro, la “Normale” è più una cosa da tedeschi, che sono letteralmente affascinati dalle Tre Cime, grazie anche a una serie tv con Messner».

Le Olimpiadi porteranno più turisti a Cortina. Così si dice. Quindi anche più clienti alle guide alpine?

«A essere sincero, non vedo un appassionato di montagna, di arrampicata, che viene a Cortina perché invogliato dalle Olimpiadi. È una roba più per gente di città».

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