Scuola e ferie estive: Italia primatista in Unione Europea
Al via le lunghe vacanze estive: troppi quei 99 giorni di stop. Senza lezioni per così tanto tempo si perde il sapere accumulato durante l’anno in aula: danneggiati i ragazzi, i prof, le famiglie e il sistema paese

Ogni primato ha i suoi eroi. Quello delle vacanze scolastiche estive detenuto dall’Italia, 99 giorni da giugno a settembre per 7 milioni di ragazzi, trova nei genitori i salvatori della loro patria domestica, prodi amministratori di famiglie impegnate a badare alla prole anche quando non ci sono i mezzi per andare in villeggiatura, cosa che succede in un terzo dei casi se il figlio è unico, e in uno su due quando se ne hanno tre (fonte Openpolis). Si piegano senza spezzarsi in una realtà complessa.
Economisti e pedagoghi convergono nel dire che tre mesi abbondanti di stop, oltre a imporre costi aggiuntivi per i nuclei interessati, generano significative perdite di produttività. Da anni si invoca una riforma che appare giustificata ma che, a bocce ferme, sembra lontana dall’avere possibilità di materializzarsi.

L’ultimo allarme arriva in un rapporto dell’Investment Institute di Unicredit sulla “sosta infinita” dell’istruzione italiana. L’analisi comincia dai numeri, da quei quasi 100 giorni di fermo nella bella stagione che battono i 92 portoghesi e gli 87 greci (Paesi caldi), per surclassare i 56 francesi e i 46 tedeschi (Paesi temperati).
«Non è solo un anacronismo che risale al passato agricolo, quando le energie più fresche erano chieste dai raccolti – si legge nel testo -. È un’anomalia per l’Europa e le economie avanzate che comporta ricadute macroeconomiche». Davvero? Per almeno tre ragioni, afferma il documento, «la protratta chiusura estiva danneggia le prospettive di crescita».
La prima è che l’estate consuma la conoscenza: la riduzione del bagaglio di nozioni può arrivare al 30%, colpendo le competenze matematiche e poi quelle accumulate attraverso la lettura: «In un Paese come l’Italia, al quale i test Pisa (Ocse) attribuiscono un punteggio ridotto nelle materie scientifiche, è una ragione di seria preoccupazione».
Secondo la Fondazione Agnelli, chi non viene allenato in estate perde conoscenze in italiano equivalenti a quelle acquisibili in un mese di scuola, mesi che diventano due nel caso della matematica.
L’osservazione successiva parla ai genitori. È un dovere e un diritto accudire i figli, e non sempre si può contare sui nonni. «Le problematicità riguardano soprattutto le donne – notano gli esperti Unicredit – in un sistema in cui la partecipazione femminile al mondo del lavoro è già parecchio inferiore alla media europea».
Ne deriva la richiesta di ferie forzate che mina la produttività, circostanza in cui può cadere chi lavora a distanza, perché coi figli in casa la concentrazione è a rischio. Poi c’è il reddito bruciato. Secondo le stime, una famiglia può arrivare a spendere dai 500 ai 1.500 euro al mese per figlio durante l’estate. Non tutti hanno i soldi per farlo.
Il terzo esame affronta le diseguaglianze sociali e culturali. I figli di famiglie più abbienti riusciranno a tenere il passo con la scuola che non c’è, grazie a una migliore assistenza e alla facilità relativa di partecipare a corsi o campi estivi. Gli altri no. Così la lunga pausa minaccia l’inclusione e amplifica il divario fra le famiglie fortunate e quelle in difficoltà. Tragico.
Chi studia il problema giura che una riforma del calendario scolastico — con pause più brevi e distribuite — potrebbe ridurre gli impatti negativi, senza incrinare il diritto al riposo e senza danneggiare gli altri eroi di questa storia, gli insegnanti. All’estero, non solo dove il clima è più mite, l’istruzione si ferma meno al calare dell’estate e più intorno alla festività di fine anno e per le ricorrenze pasquali.
«L’Italia dovrebbe semplicemente decidere di limitare le vacanze a luglio e agosto», suggerisce l’Investiment Institute. Aiuterebbero i campi estivi pubblici, alternativa al prolungamento dei corsi, dando così impulso alla formazione complessiva ed evitando di consumare in estate quello che si accumula nelle altre stagioni.
Servono denari e idee lungimiranti per un investimento sul futuro e un solido sostegno ai ragazzi. Cioè sul meglio che abbiamo e troppo spesso tendiamo a dimenticare.
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