Il fisico Parrinello: «Nella ricerca serve creatività, il computer non si fa domande»
Il pioniere dell’uso delle macchine digitali: «L’Ai è fondamentale ma si basa sui dati del passato». A Trieste rivoluzionò lo studio dei materiali con i primi cervelli elettronici

Ottant’anni portati con la leggerezza di chi ha cambiato la scienza e continua a guardare avanti. Michele Parrinello, fisico italiano e pioniere delle simulazioni molecolari, è uno dei nomi che hanno segnato la storia della ricerca: il metodo Car-Parrinello, sviluppato negli anni Ottanta insieme a Roberto Car, ha rivoluzionato il modo in cui la chimica e la fisica dei materiali vengono studiate al computer.
Da allora la simulazione non è più stata un semplice supporto alla teoria o all’esperimento, bensì un terzo pilastro della scienza, capace di prevedere e guidare nuove scoperte. Una rivoluzione nata a Trieste, nei laboratori dell’Ictp e della Sissa, in un’epoca pionieristica quando per collegarsi al primo supercomputer italiano serviva un’antenna parabolica gigantesca.

Quella eredità è tornata di stringente attualità grazie all’intelligenza artificiale. A Trieste per una conferenza all’Ictp, Parrinello ripercorre la sua straordinaria storia scientifica e racconta la sua visione sul futuro di una disciplina che è di nuovo a un punto di svolta.
Perché scelse Trieste?
«Ero all’Università di Messina quando il mio amico Erio Tosatti mi ha offerto di trasferirmi. È stata una mossa vincente: qui si è esposti al flusso internazionale di idee e tutti i grandi scienziati sono passati da queste parti».
Com’era l’atmosfera di quegli anni pionieristici?
«All’epoca l’istituto non era attrezzato per i computer, perciò avevamo sistemato alla bell’e meglio dei terminali nella hall d’ingresso. Ma ha funzionato davvero bene. Proprio in quegli anni con il collega Car abbiamo fatto questa grande scoperta che ha cambiato le nostre vite».
Ci racconta la storia dell’antenna parabolica?
«Mentre facevamo questo lavoro è arrivato a Bologna il primo super computer. Però c’era il problema della connessione telefonica: la linea costava enormemente. Fortunatamente quelli di Bologna ci hanno inserito in un progetto di telecomunicazione via satellite. Abbiamo installato in giardino un’antenna parabolica gigantesca: il segnale partiva da Miramare, andava su satellite e scendeva a Bologna».
Quest’anno il Nobel per la Chimica è andato a ricerche sull’Ai applicata alle proteine. Lei utilizza questi metodi?
«Siamo stati forse i primi a utilizzare l’intelligenza artificiale per fare simulazioni di dinamica molecolare. La usiamo molto come strumento scientifico. E al di là di AlphaFold, il programma che consente di predire la struttura delle proteine, l’avvento del machine learning ha avuto un impatto profondo sulle nostre ricerche».
Nell’era dell’Ai generativa, quanto contano ancora la conoscenza e la curiosità per un ricercatore?
«Contano moltissimo, perché il computer non si pone le domande. Te le devi porre tu. Un’altra limitazione di queste potentissime macchine è che non sanno cosa sia la creatività. Funzionano basandosi su dati del passato».
Le simulazioni di nuova generazione richiedono enormi quantità di energia. È sostenibile?
«Il cervello biologico consuma pochissimo, quello artificiale quantità enormi. Probabilmente non facciamo le cose giuste. Serve un altro paradigma, perché l’attuale sistema a breve diverrà insostenibile».
L’Europa sta facendo abbastanza per restare competitiva con Stati Uniti e Cina nell’Ai?
«No, ma è difficile competere con questi mostri. La Cina, che non deve preoccuparsi delle prossime elezioni, investe quantità gigantesche di denaro su progetti a lungo termine. Gli Stati Uniti vivono sul dinamismo capitalistico, che ha prodotto grandi compagnie con poteri immensi e sostanzialmente incontrollati. L’Europa deve fare uno sforzo maggiore per mettersi alla pari».
A ottant’anni, qual è il suo elisir di giovinezza?
«La salute, che fortunatamente mi assiste, la passione per il lavoro e l’ingrediente segreto: sono sempre in contatto con i giovani. Il loro entusiasmo è un elisir di giovinezza».
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