Maggi, il prof del reality in tivù: «Maturità senza orale? Prova monca. Il voto finale è solo un numero»

Andrea Maggi, scrittore, docente e volto del piccolo schermo, commenta il caso dello studente padovano Gianmaria Faveretto che non ha voluto sostenere il colloquio finale per protesta: «Chi manca una delle prove non dimostra maturità»

Costanza Francesconi
Andrea Maggi, docente e scrittore noto al grande pubblico come uno dei prof del reality Il Collegio
Andrea Maggi, docente e scrittore noto al grande pubblico come uno dei prof del reality Il Collegio

«Tanto vale abolirla, la maturità, se la promozione all’esame può prescindere dalla prova orale». Lancia una provocazione che invita a riflettere sul senso e significato dell’esame in sé, il professor Andrea Maggi, scrittore e tra i protagonisti di trasmissioni tv come “Il collegio” e “Splendida cornice”, oltre che insegnante di lettere in una scuola primaria del Pordenonese.

Guarda dentro e dietro alla scelta del 19enne Gianmaria Favaretto: diplomato con 65 su 100 al liceo Fermi nonostante abbia deciso di non affrontare la prova orale. Una forma di protesta verso un meccanismo di valutazione a suo dire focalizzato sul voto e sulla competizione.

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La redazione
Gianmaria Favaretto, del liceo scientifico Fermi di Padova

Professore, qual è stata la prima cosa a cui ha pensato su questo caso?

«Che la maturità, così com’è concepita oggi, è un sistema indulgente. Se guardiamo ai fatti, ha promosso uno studente che si è rifiutato di sostenere l’orale. Quindi da un lato c’è la stata contestazione del giovane, dall’altra, fino ad ora, nessuna conseguenza. Tutto ciò ha aperto un dibattito».

Si sente di condannare l’azione di Favaretto e la risposta dell’istituzione scolastica?

«La questione è più complessa dell’essere d’accordo o meno con la protesta dello studente. In assoluto, quella può starci nella misura in cui è sacrosanto che un numero non giudichi o determini una persona nella società. Ma non direi che sia questo il caso dell’Italia. Tuttavia, a fronte della sua promozione, credo che dovremmo ritararci sul valore della maturità e, più in generale, degli esami di fine ciclo».

In che termini?

«Se questi esistono è perché il presupposto sia che abbia ancora senso farli. E se così stanno le cose, non solo vanno fatti sostenere ma è anche giusto dare valore a chi li affronta con serietà e rispetto, fino alla fine».

Altrimenti, cosa resta?

«Personalmente, non trovo dimostri maturità uno studente che manca una delle prove».

L’anno scorso avevano messo in atto qualcosa di simile tre studentesse del liceo classico europeo Marco Foscarini di Venezia. Che messaggio emerge?

«Ricordo. All’orale avevano letto un testo spiegando alla commissione le loro ragioni. Ma ripeto, il punto è un altro».

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La redazione
Gianmaria Favaretto, lo studente che si è diplomato senza sostenere l'orale di maturità

Quale?

«Non viviamo in un contesto ultra competitivo come può essere quello cinese. In un sistema come il nostro, che presumo essere ancora democratico, il voto non ti classifica né ti impedisce di intraprendere alcuna strada in assoluto, e così va vissuto».

Lo crede anche a fronte di test di ammissione a corsi universitari che tengono in considerazione il punteggio di maturità?

«Sì. In tal caso credo valga la pena cercare di fare il meglio possibile».

Cosa dice a questo proposito ai suoi studenti?

«Che nella vita gli esami non finiscono mai. E se li aboliamo tutti, quando si comincia a imparare ad affrontarli?».

Tutto sta in come si vive la sfida?

«Ogni prova è un momento importante nella vita di un individuo. In cui si fanno in conti con sé stessi, in cui ci si mette in gioco».

Tornando alla sua provocazione iniziale, abolirebbe la maturità?

«Cambiare o eliminare l’esame significherebbe riformare e stravolgere l’istruzione scuola. Ci andrei cauto».

Per quale motivo?

«È un approccio miope quello che fatica a contestualizzare il modello criticato, e a metterlo in relazione con gli altri. Mi spiego: spesso si evidenziano i difetti del sistema scolastico italiano, che sicuramente è perfettibile, ma che nel complesso non è peggiore di altri che dal di fuori tendiamo a idealizzare».

Quali ha in mente?

«In Finlandia, ad esempio, la verifica delle competenze avviene in modo differente. Il primo ciclo di insegnamento prevede solo tre materie e una verifica delle competenze percepita dallo Stivale come più soft, e per certi versi esemplare. Eppure è lo stesso modello che manda gli studenti con disabilità in scuole diverse dai normodotati. Di contro, quello italiano è tra i più inclusivi d’Europa».

Qual è la morale?

«Finché ci si muove entro determinate coordinate, ritengo giusto essere coerenti con i valori alla base». 

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