L’intelligenza artificiale fa paura, ma forse è solo un artificio

Il celebre imprenditore e scrittore, proprietario dell'Harry's Bar di Venezia: «Non sono spaventato, anche se forse diventeremo forse dei robot guidati da questo mostro in tutto ciò che faremo»

Arrigo Cipriani*

Così come si sente dire fa un po’ paura perché sembra quasi un futuro ammonimento oscuro. Almeno a me, ma credo anche a molti miei compagni uomini. E donne.

Tra pochi anni cioè, a forza di studiarci sopra, l’intelligenza, quella normale di noi viventi, potrà essere sormontata da un’altra molto più pensante e forse in grado di sostituire la nostra in tutte le azioni.Diventeremo forse dei robot guidati da questo mostro in tutto ciò che faremo Intelligenza Artificiale. Tradotta così testualmente dall’inglese, ma con un errore secondo me fondamentale. Se la traduco letteralmente dall’inglese è questo il suo significato. Però la vera traduzione delle due parole viene invertita dalla dizione inglese. Loro dicono “Artificial Intelligence”. Cioè non iA ma Ai. Sembra la stessa cosa, ma non lo è, perché in inglese Intelligence non vuol dire intelligenza ma un mezzo per facilitare le cose.
Durante la Seconda guerra mondiale l’”Intelligence Service” inglese era un mezzo per scovare le spie o i segreti del nemico e il significato di Intelligence era legato alla seconda parola Service. Quindi Intelligence non era proprio Intelligenza come la pensiamo noi, ma piuttosto uno spionaggio intelligente. A me sembra faccia una bella differenza.
Perché nella nostra lingua la prima parola è intelligenza e la seconda artificiale, mentre in inglese la prima è artificiale ma è legata alla seconda quell’Intelligence che in quella lingua ha molti significati diversi. Potrebbe anche significare non pagare il biglietto dell’autobus. E altre mille cose diverse dalla nostra intelligenza che da buoni inglesi ha invece bisogno di essere chiarita. E in questo caso la interpreta l’aggettivo. Artificiale che viene addirittura prima di Intelligence.
Perciò, calma ragazzi, perché più che di intelligenza parliamo di artificio. L’intelligenza non è quella vera, ma il prodotto di un artificio.
Ecco, così mi sento più tranquillo. Non ci sarà un taxi intelligente che non ha più bisogno di noi, ma un taxi al quale è stato insegnato di investire i pedoni poco intelligenti.

 

*imprenditore e proprietario dell’Harry’s Bar di Venezia

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