L’estate da cameriera di Francesca, molestata sessualmente e umiliata: «Basta lavori stagionali»
L’esperienza di Francesca in un locale turistico di montagna come stagionale: disorganizzazione, insulti e molestie sessuali. Dopo le dimissioni, la scelta di lavorare online come trainer AI: «Non è vero che i giovani non vogliono lavorare: vogliamo rispetto, non sfruttamento». La sua storia in un podcast di Nord Est Multimedia


Sottopagata, umiliata e molestata sessualmente. No, sembra proprio non avere più senso lavorare come stagionale. Voleva solo un lavoro estivo nella ristorazione per pagarsi gli studi. Poi le battutine, le mani addosso, le molestie, il licenziamento, e ora il lavoro come trainer per l'intelligenza artificiale al doppio dello stipendio.
«La nostra generazione non è vero che non ha voglia di fare niente, la nostra generazione ha soltanto voglia di essere valorizzata».
Francesca, nome di fantasia per tutelarne la privacy, ha poco più di vent’anni, studia Diritto internazionale in un'importante ateneo nordestino, è una studentessa fuori sede e porta a casa esami universitari a colpi di 30 e 30 e lode.
Nell’estate del 2024, decide di mettersi in gioco per lavorare e racimolare qualche soldo per pagarsi gli studi. Una storia come tante altre, apparentemente: «Avevo un po’ di tempo libero ad agosto, volevo mettermi via qualcosa. Ho pensato che fare la cameriera in montagna durante la stagione potesse essere una buona occasione per guadagnare qualcosa e pagarmi gli studi».
Così parte, con tutte le buone intenzioni. Firma un contratto a chiamata per due settimane e mezzo. Il ristorante è ad alta quota, una località turistica del Piemonte, raggiungibile solo trasferendosi temporaneamente. Francesca lo fa senza esitazioni.
Ma già dal primo giorno qualcosa non torna. «Arrivo e il capo non si fa nemmeno vedere. Nessuno mi spiega niente. Mi ritrovo direttamente in sala, con decine di clienti e nessuna idea di dove siano le cose o cosa io debba fare». Francesca racconta di aver cercato di orientarsi grazie ai colleghi, ma il clima è subito teso, carico di stress. «Mi sono sentita spaesata, ignorata. Dovevo imparare tutto da sola».
Le molestie
Dopo qualche giorno, viene spostata in un altro locale, dello stesso gruppo. «Sembrava andare meglio: almeno qualcuno mi parlava. Ma in realtà era peggio. Le attenzioni del nuovo capo non erano professionali. Mi chiamava con l’auricolare per chiedermi di fare cose inutili: spostare sedie, sistemare tavoli già vuoti. Lo faceva solo per venirmi vicino, mettermi una mano sulla spalla, farmi qualche complimento fuori luogo».
All’inizio, Francesca cerca di lasciar correre. Ma gli episodi si accumulano. «Non erano cose gravi prese singolarmente. Ma riceverle a raffica, ogni ora, ti fa sentire invasa. Sminuita». Il peggio arriva in cucina. «Una collega più anziana, vedendomi, mi dice: ‘Voi cameriere siete anche belle, ma siete proprio delle incapaci.Io stavo solo facendo il mio lavoro. Poi, un giorno, mi ritrovo sola con i cuochi. Tutti uomini, più grandi. Scoprono che sono fidanzata con un altro cameriere e iniziano a farmi domande pesanti, molto esplicite. Non sapevo come reagire. Ero sola, ho finto di non sentire. Ma dentro stavo crollando».
La misura è colma. Quando le chiedono di fare un turno in più, Francesca rifiuta. «Ho detto che avevo passato la notte a vomitare. In realtà, non volevo più rimettere piede lì dentro. Non ce la facevo».
«Non contavo come persona»
Oggi, guardandosi indietro, Francesca cerca di spiegarsi quanto gli è accaduto e di riordinare le emozioni: «Era la mia prima volta in un lavoro così. Volevo solo fare esperienza, ma mi sono trovata in un contesto dove non contavo come persona. Solo per l’aspetto fisico. E so di non essere la sola».
Ma come lei, molte altre sue amiche si sono trovate in situazioni simili. «Molte non ne parlano. Si pensa che sia normale che il capo ti faccia dei complimenti, che i clienti ti disturbino. Ma non lo è. E non dovrebbe esserlo».
Dopo quell’estate, Francesca cambia strada e si ripromette di non mettere mai più piede dentro ad un locale per lavorare come cameriera: «Ho deciso di non cercare più lavori stagionali. Troppo spesso ti trattano come se fossi intercambiabile. Così ho iniziato a guardare al lavoro online».
Dopo molte ricerche – e anche qualche tentativo a vuoto tra sondaggi fasulli e proposte poco trasparenti – trova una piattaforma che le consente di lavorare come trainer per l’intelligenza artificiale. «Posso scegliere quando lavorare. Ci sono dei compiti – le task – e vieni pagata per le ore effettivamente svolte. Nessuno ti mette fretta, nessuno ti tocca, nessuno ti guarda dall’alto in basso».
Basta lavori stagionali
Il confronto con il lavoro stagionale è netto. «Lì prendevo 8 euro all’ora, e nemmeno mi era chiaro cosa fosse incluso nel contratto. Qui, invece, vengo pagata tra i 14 e i 24 euro l’ora, a seconda della complessità delle attività. E ricevo formazione continua, anche se lavoro da casa. Ci mandano esercizi, spiegazioni, feedback. È un altro mondo».
E a chi accusa i giovani di non voler lavorare, risponde senza esitazione: «Non è vero. Vogliamo lavorare, ma vogliamo essere trattati con rispetto. Non siamo pigri. Semplicemente, non accettiamo più ambienti in cui veniamo sfruttati o sminuiti».
Per lei, questa nuova dimensione professionale rappresenta una liberazione: «Mi ha permesso di recuperare fiducia. Non solo in me stessa, ma anche nell’idea che un lavoro possa essere sano, formativo, giusto». E il lavoro stagionale, è soltanto diventato un lontano ricordo.
Il podcast
Francesca ha deciso di condividere la sua esperienza anche con la sua voce. In questo episodio, racconta in prima persona l’estate difficile vissuta tra molestie e sfruttamento, e la scelta coraggiosa di cambiare strada.
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