Kiss cam, social e privacy ai grandi eventi: no, non è tutto legale
Il caso della coppia al concerto dei Coldplay ha riacceso i riflettori sul trattamento dei dati personali nelle occasioni pubbliche. Diffondere le immagini è contro il Gdpr, ma difendersi è di fatto impossibile

«Oh no, cos’è questa? Una ragnatela e io ci sono finito dentro». Chissà se nella testa dei poveri Andy Byron e Kristin Cabot sono rimbalzate queste parole, tratte dal testo di Trouble, brano di quei Coldplay che (almeno fino a qualche giorno fa) i due tanto apprezzavano. Per chi non stesse capendo, ecco in breve di cosa si sta parlando: siamo al concerto della band inglese, mercoledì 16 luglio a Boston: atmosfera di festa, sul maxischermo viene trasmessa la kiss cam, la ripresa che chiunque abbia assistito a un grande evento negli Stati Uniti conosce: tra il pubblico viene inquadrata una coppia, che a quel punto è invitata di baciarsi in favor di telecamera.
Ecco che il grande fratello dell’amore pescano un uomo e uno donna abbracciarsi teneramente, che in un secondo momento si scopriranno essere, appunto, Andy Byron e Kristin Cabot, rispettivamente Ceo e responsabile del personale di Astronomer, una multinazionale da 1,3 miliardi che si occupa di software gestionali e intelligenza artificiale. Appena si rendono conto di essere finiti maxi schermi, il panico. Tentano di nascondersi, lui abbassandosi e lei coprendosi il viso con le mani. Troppo tardi. Chris Martin al microfono ci mette il carico da undici: «quei due o sono molto timidi o hanno una tresca». Aia. 68.998 persone ridono di gusto, i due malcapitati vorrebbero scomparire. Il perché lo si capisce presto, nel momento che qualcuno dal pubblico pensa bene di riprendere il momento e darlo in pasto ai social, video che, nemmeno a dirlom, fa il giro del mondo: sia Byron che Cabot sono sposati, e non tra di loro.
Una normalissima storia di corna, insomma, che i due sfortunati hanno visto rendere pubblica. Il tutto con conseguenze pesantissime. Oltre ai problemi familiari, i due sono stati sospesi dell’azienda. «Ci aspettiamo che i nostri leader rispettino alcuni standard di condotta», si legge in una nota diffusa da Astronomer.
Tutto legale?
La domanda sorge spontanea: è legale essere ripresi ed esposti in mondo visione durante un evento pubblico. Si potrebbe pensare di sì. E così è nella maggior parte dei casi, tra cui gli eventi sportivi, culturali etc che vengono trasmessi in diretta da un media che ne detiene i diritti.
Quando acquistiamo un biglietto per un concerto, una partita di calcio e una piece teatrale, quasi sempre tra i termini e le condizioni è specificato che se acquistiamo quel tagliando consentiamo all’organizzatore dell’evento di riprenderci e trasmettere la nostra immagine. Troviamo questa dicitura, nelle informative privacy che accettiamo negli acquisti dei biglietti e, a volte, anche tramite avvisi agli altoparlanti o sui maxischermi dei singoli eventi. In altre parole, consentiamo all’organizzatore di filmare e divulgare tutto ciò che accade nell’ambito dell’evento stesso.
In realtà, il caso Byron/Cabot è diverso. A diffondere sui social le immagini sono stati gli altri spettatori. E qui la situazione cambia, totalmente: perché, se è vero che è generalmente consentito filmare le persone in luoghi pubblici, è anche vero che in Italia l’articolo 96 della legge sul diritto di autore vieta di «esporre, riprodurre o mettere in commercio le immagini senza il consenso dell’interessato». In più, nel caso del concerto dei Coldplay, c’è un’aggravante: la diffusione del materiale ha causato un enorme danno alle due persone interessate, il che mette da parte ogni dubbio sulla illegittimità legale di tale gesto. Caricare e ricondividere sui social quel video è una violazione del Gdpr. Un’eccezione si applica per i personaggi pubblici, ma non è questo il caso. C’è da dire, tuttavia, che negli Stati Uniti le maglie sono più larghe, e agli eventi pubblici la privacy meno tutelata.
In ogni caso, è indubbio che i due manager siano stati vittima di doxing, la pratica di diffondere online dati sensibili di un’altra persona senza il suo consenso.
Come difendersi
Come spesso accade, tuttavia, tra la teoria e la pratica c’è il mondo. I social viaggiano più veloci delle leggi, contribuiscono a un gioco al massacro che nessun giudice in giro per il mondo è in grado di arginare. Impossibile rintracciare e perseguire le centinaia di migliaia di profili che hanno caricato il video.Insomma, distruggere online la vita di altre persone per il gusto di una risata o di qualche visualizzazione in più è destinato a rimanere un delitto senza colpevoli.
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