Fornero: «Oggi si è capito che rimanere al lavoro garantisce il futuro»

A Trieste l’incontro fra l’ex ministra del governo Monti e gli studenti: «La mia riforma? Sarebbe irrazionale e dannoso cancellarla. Infatti c’è ancora»

Valeria Pace
Elsa Fornero a Trieste (Silvano)
Elsa Fornero a Trieste (Silvano)

I giovani e le pensioni, un tema che ha portato la professoressa Elsa Fornero, già ministro del Lavoro e delle Politiche sociali del governo Monti e madre di una riforma che ha cambiato il sistema pensionistico italiano, a incontrare gli studenti dell’Università di Trieste.

Non pare una questione esattamente pop, ma ha attratto ben più di 300 studenti, tanto da costringere l’ateneo a cambiare aula in cui tenere l’incontro.

Tra il “dilemma del Samaritano” e grafici del premio Nobel in Economia Franco Modigliani, la professoressa ha snocciolato come funziona il sistema pensionistico statale, grazie a un «contratto tra generazioni», che però viene impattato dal «degiovanimento» in Italia, dato che una «buona demografia» è uno dei suoi pilastri.

L’altro è quello dell’economia. «Entrambi non vanno bene al momento in Italia», dunque l’unico spazio di manovra per la politica è stato quello di «fare debito, cioè tassare i giovani di domani». Esprime anche un giudizio positivo sulla manovra di Bilancio di Giorgetti «effettivamente prudente, ma che va contro a tutto quello che era stato detto in campagna elettorale».

Nel suo seminario ripercorre anche i drammatici momenti del 2011, in cui l’Italia si è trovata a un passo dal default, e mette a fuoco la criticità della sua riforma emergenziale: «Non è stata condivisa, l’emergenza non dà la possibilità di dialogare, e le persone fanno fatica a capirlo. Per questo a mio avviso i governi devono essere politici e non tecnici: io da ministra non avevo modo di parlare con le persone, e non avevo il partito dietro di me che spiegava e sosteneva la riforma. Oggi incontro tanti, soprattutto nel Nord Est, che mi dicono o mi scrivono: “Io l’ho odiata, ma oggi ho capito e la ringrazio”».

Professoressa Fornero, le pensioni anticipate qui in Friuli Venezia Giulia sono in calo del 12%, come mai secondo lei?

«Perché la gente ha capito più di certi politici che se si sta al lavoro la pensione aumenta e si può stare in pensione con una maggiore tranquillità finanziaria».

Il tema delle pensioni è scottante in politica: in Francia il governo si è arenato proprio sull’aumento dell’età pensionabile, mentre in Italia alcuni politici hanno più volte promesso di superare la sua riforma. Che cosa ne pensa?

«Non è stato fatto perché sarebbe stato completamente irrazionale cancellare questa riforma, ma sarebbe stato anche un disastro finanziario. Perché noi quella riforma l’abbiamo introdotta in un momento di vera emergenza, in cui il Paese poteva andare in bancarotta. E grazie a quella riforma e ad altre misure non è successo. Quando qualcuno dice: “Eh ma quelle cose lì riguardano solo le banche”, io rispondo sempre che non è vero, riguardano le famiglie, in particolare quelle con piccoli risparmi, magari per aggiustare il tetto della casa o per spese mediche, o per migliorare la serenità economica nell’età anziana».

In che senso toccare la riforma sarebbe stato un disastro finanziario?

«Smontare la riforma avrebbe dato un segnale pessimo al mondo al quale noi chiediamo costantemente prestiti. Se tu cancelli una riforma che è stata ritenuta importante per la stabilità, è chiaro che a chi ti deve prestare i soldi viene il dubbio e dice: “Gli italiani sono tornati ai tempi in cui non conoscevano le compatibilità finanziarie, cioè il fatto che il debito non può aumentare troppo. Se è così stiamo lontani, non prestiamo soldi o li prestiamo a tassi crescenti”. Quindi ci sarebbe di nuovo tutta la storia dello spread che per fortuna adesso è molto basso rispetto a certi Paesi».

La previsioni demografiche non sono buone. Che cosa si può fare?

«È ridicolo quando sento parlare di emergenza a proposito della demografia, perché sono 20-25 anni che i demografi lanciano l’allarme sul fatto che la natalità sta scendendo, la fecondità oggi è veramente a livelli bassissimi e la vita per fortuna si allunga. La demografia lavora come le rocce carsiche: lavora lenta, ma è inesorabile. Abbiamo un grosso problema strutturale e qualunque cosa noi facciamo per aiutare la demografia a risollevarci dalla glaciazione produrrà risultati tra 20-30 anni. Nel frattempo dobbiamo tenere su il sistema pensionistico con le riforme e quindi evitare tutte quelle sbandate che alcuni politici hanno promesso o promettono ancora e fare sì che più gente sia occupata regolarmente anche con l’aiuto degli immigrati».

Spesso si dice che la crescita economica e la maggiore occupazione femminile sono le ricette a cui guardare per la sostenibilità del sistema pensionistico...

«La crescita economica viene da due elementi, l’aumento dell’occupazione e della produttività, cioè del valore che ciascuno produce. Se l’occupazione aumenta con uno stillicidio di lavoratori in più, il lavoro è precario e la produttività è stagnante, la crescita non si vede, perché è la somma di queste due componenti. Così rimaniamo sullo zero virgola di crescita, che è un nostro problema da tempo».

Come uscirne?

«Ci vuole tutto un po’. Speriamo che il Pnrr faccia vedere i suoi frutti. Era fatto di due elementi: riforme e investimenti, che dovrebbero essere mirati per la crescita».

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