Tumore alla mammella anche negli uomini: «Io, guarito, ora faccio sensibilizzazione»

La testimonianza di un trevigiano, ex portinaio dell’ospedale San Camillo, che è stato operato nel 2024: «Il carcinoma quando viene diagnosticato riguarda tutta la famiglia, pure i mariti e i figli. Non c’è genere». La malattia prevalentemente femminile interessa anche l’1% dei maschi

Lorenza Raffaello
Carlo Motta ha raccontato la propria malattia alla mammella
Carlo Motta ha raccontato la propria malattia alla mammella

«Ho avuto un tumore alla mammella, è raro ma può capitare anche agli uomini, per questo ho chiesto di partecipare alla Treviso in Rosa, ma non ho potuto farlo. Volevo lanciare un messaggio: fare prevenzione perché molti uomini si accorgono troppo tardi di questo tumore».

Carlo Motta è conosciutissimo in città perché per 33 anni è stato il portinaio dell’ospedale San Camillo di Treviso. È andato in pensione nel 2022 e l’anno scorso ha vissuto uno dei momenti più bui della sua vita: gli è stato diagnosticato un carcinoma al seno, seguito dalla mastectomia.

«Mi sono accorto di qualcosa che non andava perché avevo delle perdite, così mi sono sottoposto agli esami istologici, con l’ago aspirato, è stato dolorosissimo, e poi l’operazione», ha raccontato. Ora Carlo sta bene ma, come tutti i pazienti oncologici, non può dirsi guarito, deve fare esami a cadenza semestrale e stare attento, perché la malattia è sempre dietro l’angolo.

Da quando è stato operato, Carlo ha deciso di essere un messaggero di prevenzione, sensibilizzando le persone sul tema, ma poiché si ritiene che sia un argomento di appannaggio esclusivamente femminile, spesso non viene preso sul serio.

Come quando ha presentato la sua iscrizione alla Treviso in Rosa dalla quale, in quanto uomo, è stato escluso. «Mi sono presentato alla corsa in rosa perché so che si parla di tumore al seno, una malattia prevalentemente femminile, ma colpisce anche l’1% degli uomini, solo che purtroppo quando l’uomo se ne accorge, spesso è troppo tardi», spiega Carlo, che ricorda anche altri episodi: «Mi è capitato di andare a degli incontri specifici sulla prevenzione del tumore al seno e anche lì come uomo sono stato trattato con molta leggerezza, se volevo una spiegazione dovevo mandare una e-mail mentre alle signore veniva fornita una bella spiegazione. Ci sono rimasto male perché pensavo, forse sbagliando, di avere un problema comune a tanti, io sono stato trattato diversamente».

Motta poi si sofferma su un altro aspetto molto delicato, ma fondamentale: «È vero che il tumore al seno riguarda specialmente le donne, ma al loro fianco ci sono anche gli uomini. Quando arriva la diagnosi, a essere colpita è l’intera famiglia: dietro c’è un marito, ci sono dei figli, la sofferenza colpisce e si annida nel nucleo familiare. Non dimentichiamocelo».

Gli organizzatori della Treviso in Rosa raccolgono le parole di Carlo Motta: «La prevenzione e la sensibilizzazione sono fondamentali, noi sin dalla prima edizione abbiamo voluto coinvolgere Lilt Treviso proprio con l’obiettivo di far conoscere i loro progetti a tutta la cittadinanza e non solo ai malati oncologici», spiega Filippo Bellin, «La Treviso in Rosa, però, nasce come festa della donna, non come una marcia a favore della ricerca in campo oncologico, ammettere gli uomini sarebbe come snaturare la sua ragione d’essere. Quest’anno abbiamo creato un contenitore di due giorni culminato con la marcia, l’anno prossimo valorizzeremo gli eventi precedenti, in quel caso potremmo coinvolgere anche Carlo». 

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