Prevenzione e cura delle dipendenze: a Nordest non mancano gli ambulatori, ma difficoltà con i servizi di primo livello
Servizi a macchia di leopardo e personale insufficiente, secondo il report di Gimbe: in Italia la situazione dei servizi per la prevenzione e la cura delle dipendenze è critica. Nel Nordest si rilevano alcune disparità: in Friuli-Venezia Giulia pochi servizi di primo livello, ma emergono dati positivi in tutta la macro area per il numero di ambulatori

Servizi a macchia di leopardo e personale insufficiente. È quanto emerso dal XIV Congresso Nazionale Federserd sulla prevenzione e cura delle dipendenze, durante il quale la Fondazione Gimbe ha presentato una dettagliata analisi sull’organizzazione dei Servizi per le Dipendenze (SerD), elaborata a partire dai dati della Relazione annuale della Presidenza del Consiglio al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia (2025) e del Rapporto Oised-Crea (2024).
All’interno di alcune macrozone geografiche, infatti, si riscontrano nei servizi alcune disparità. A Nordest, per esempio si riscontra questo fenomeno nella disponibilità di servizi residenziali per la prevenzione e la cura delle dipendenze. Se il Veneto è in grado di fornirne di più rispetto alla media nazionale, lo stesso non si può dire del Friuli-Venezia Giulia, dove ce ne sono solamente 0,7 ogni 100.000 abitanti.
A livello nazionale il 10% degli accessi in pronto soccorso riguarda minorenni, mentre il 69% dei ricoveri si concentra al Nord: «Serve una riorganizzazione nazionale – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – non più iniziative spot».
La situazione nazionale
Per quanto riguarda i Servizi per le Dipendenze (SerD) il numero a livello nazionale è sufficiente, ma sono «frammentati, disomogenei e con personale insufficiente. La loro efficacia dipende troppo spesso dalla buona volontà di professionisti e operatori, più che da un'adeguata programmazione dei servizi per prevenire, diagnosticare e trattare un fenomeno il cui impatto sulla salute pubblica è molto rilevante, soprattutto tra i più giovani», afferma Cartabellotta.
Sono invece 198 i servizi di primo livello, che si rivolgono soprattutto alle persone più difficili da raggiungere attraverso i canali tradizionali. La presenza media nazionale è di 0,4 servizi per 100 mila abitanti, tuttavia la forbice va da 1,8 della Provincia autonoma di Bolzano a 0,1 di Calabria, Campania e Puglia. In Basilicata, Molise, Sardegna e Valle d'Aosta, invece, non risultano censiti servizi di questo tipo.
La rete per le dipendenze conta 1.134 servizi ambulatoriali, la cui distribuzione passa dalle 5,5 strutture per 100 mila in Molise a 1,3 nel Lazio e a Bolzano. Anche per le strutture residenziali e semi-residenziali (951 in tutto) la forbice è ampia: si va da 5,4 strutture per 100 mila della Valle d'Aosta a 0,7 in Friuli Venezia Giulia e Sicilia.
Cartabellotta fa notare le difficoltà: «Stando ai numeri, i Servizi per le Dipendenze in Italia non mancano, ma senza una loro riorganizzazione e una reale integrazione in rete, la loro efficacia resta limitata». Carente invece è il personale: servono 1.900 operatori per raggiungere lo standard previsto dalla legge di riforma della sanità territoriale».
Serivizi residenziali e di primo livello, carenza in Friuli-Venezia Giulia
I servizi di I livello sono quelli che si distinguono per l’elevato grado di accessibilità (di unità mobili, centri drop-in e centri di prima accoglienza) e sono destinati prevalentemente alle persone più difficili da raggiungere attraverso i canali tradizionali. In Friuli-Venezia Giulia la situazione, in questo campo, è piuttosto critica: il tasso medio è di 0,2 per 100.000 abitanti tra 15 e 74 anni, a fronte di una media nazionale di 0,4.
Migliore, in questo campo, la situazione in Veneto: nella regione il tasso si alza a 0,4, perfettamente in linea con la media nazionale.
Anche per quanto riguarda i servizi residenziali si riscontra una certa differenza interna nel Nordest: in Friuli-Venezia Giulia permangono le criticità: sono presenti 0,7 servizi residenziali e semi residenziali ogni 100.000 abitanti tra 15 e 74 anni (media nazionale: 2,1). In questa graduatoria la regione è fanalino di coda insieme alla Sicilia.
In Veneto sono invece più diffusi: il tasso medio è di 2,6 servizi per 100.000 abitanti tra 15 e 74 anni, una media leggermente migliore a quella nazionale.
Servizi ambulatoriali: il Nordest tra le zone più virtuose
Per quanto riguarda i servizi ambulatoriali, quelli che attuano programmi terapeutico-riabilitativi e trattamenti farmacologici per le persone con dipendenze, oltre a offrire percorsi di sostegno dedicati ai familiari, garantendo consulenza e assistenza specialistica sia medico-sanitaria sia psicologica, in Veneto: nel 2024 il tasso medio è di 3,2 servizi ambulatoriali per 100.000 abitanti tra 15 e 74 anni.
Lo stesso vale per il Friuli, che con un dato analogo a quello del Veneto (3,1), è ben al di sopra della media nazionale, che si attesta a 2,6.
Per quanto riguarda il numero di utenti per unità di dipendenti personali il Nordest rimane piuttosto in linea con la media nazionale, che si attesta a 24,1. Stando ai dati del 2023 (gli ultimi disponibili) in Veneto il numero medio di utenti per unità di personale dipendente è di 23,8. Per quanto riguarda il Friuli-Venezia Giulia, invece, sono 26,2.
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