«La campagna con il Leoncino e la Ai: cosi Zaia mi ha commissionato i video»
Il creativo vicentino nostro collaboratore racconta come è stato arruolato per un progetto di pura identità emozionale con il Veneto e i suoi cittadini: il backstage dell’incarico

La prima volta che ho trasformato il Leone di San Marco in un cucciolo stavo pensando alla relazione sentimentale fra il Veneto e Luca Zaia. Un rapporto che dura (ad oggi) da 15 anni e va ben oltre la semplice stima o fiducia nel leader. Un rapporto di vera e propria fedeltà, un amore reciproco perfettamente ricambiato. Come con un membro della famiglia. Ho pensato anche al suo soprannome e al fatto che il Doge era una carica a vita, esecutiva ma anche fortemente simbolica.
A quel punto avevo già creato una trentina di immagini con l’intelligenza artificiale e la storia ha preso forma da sola: il leone marciano che prende vita, l’emblema della Regione che diventa cucciolo e guarda romanticamente le stelle alla ricerca del suo Presidente.
Era inizio ottobre e avevo da poco iniziato a collaborare con Nord Est Multimedia (NEM) come «Degheius» lo pseudonimo con cui faccio satira per i social del Gruppo.
Il reel con Zaia e il leoncino (e special guest Alberto Stefani) è diventato virale in pochi giorni. Zaia lo ha visto, gli é piaciuto e ne ha colto subito il potenziale.
Quando mi ha contattato aveva un’idea ben precisa per riprendere il mio cucciolo marciano e dargli una nuova storia da raccontare: quella del tour dei sette capoluoghi veneti, con le loro icone riscoperte dall’irresistibile leoncino, speciale guida turistica capace di arrivare a tutti. Senza dimenticare il focus informativo della campagna, “Dopo Zaia, scrivi Zaia”, per il quale il cucciolo alato diventa anche elettore al seggio, mostrando esplicitamente come si fa ad esprimere la preferenza sulla scheda.
Di fatto, il presidente mi ha proposto di collaborare a un progetto comunicativo decisamente innovativo, probabilmente rischioso, senza dubbio coraggioso.
Una serie di sette video realizzati esclusivamente con l’intelligenza artificiale, format che ho costruito mettendo per immagini le sue idee e seguendo indicazioni a volte molto precise sui luoghi da mostrare e le tradizioni da evocare.
Le tempistiche (proibitive per qualsiasi artista o agenzia, lo sottolineo) mi hanno permesso di non pensare troppo alla varietà di feedback che Leoncino (è stata di Zaia anche l’idea di dare un nome proprio alla nostra mascotte) ha raccolto sin dalla pubblicazione del primo episodio. Tanti like e apprezzamenti, ma inizialmente anche “cringe, trash, AI slop, state rubando il lavoro ai grafici…”. Poi è successo quello che è destino succeda, anche nei confronti dello spauracchio AI: gli utenti hanno iniziato a guardare la luna e smesso di concentrarsi sul dito. Il sentiment conclusivo della campagna è molto positivo, come confermano anche i numeri e le preferenze. Il leoncino ha conquistato il suo pubblico e Zaia, anche questa volta, si è conquistato il Veneto a suon di consensi.
Un’altra cosa a cui non ho avuto il tempo di pensare fino a ieri è che questa è la prima campagna elettorale italiana fatta con l’AI (cosa ben diversa dal politico che pubblica il singolo meme AI) forse addirittura una delle prime al mondo. A pensarci bene, la domanda viene spontanea: ma è tutto vero?
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