Siamo ritornati a Bibano: il paese di Zaia ci aiuta a capire un po’ di cose sul Doge

Nel cuore dello Zaiastan, nessuno si stupisce delle oltre duecentomila preferenze raccolte alle regionali. Tra partite di briscola all’alba, trattorie e imprenditori del prosecco ecco perché il governatore è ancora il simbolo più forte del Veneto

Elia CavarzanElia Cavarzan
Bibano, il paese dove Luca Zaia è nato e cresciuto

Se davvero «tuti i politici fusse come Luca, a sta ora serensi sula luna». A Bibano, 1.600 anime spalmate nell’alta campagna trevigiana, nessuno ha avuto un sussulto davanti alle oltre duecentomila preferenze raccolte da Luca Zaia.

Qui, dove el Doge è nato, cresciuto e dove ha mosso i primi passi in politica, nessuno si stupisce del nuovo plebiscito all’indomani del voto per le elezioni regionali: una valanga di preferenze che, ancora una volta, hanno ridisegnato gli equilibri della politica veneta.

Per capire l’“effetto Zaia” bisogna partire da qui. Dai bar aperti all’alba dove si gioca a briscola, dalle trattorie dove gli operai si siedono giusto il tempo di un piatto caldo prima di tornare nel capanon. Seduti due tavoli più in là ci stanno gli imprenditore del prosecco. Ma tutti ridono e scherzano insieme. Bisogna partire da Bibano.

Si gioca a scopa

Al bar edicola “Le Oche”, lungo la via principale, alle sei del mattino i fanti, i bastoni e le coppe volano già come lame lucide sul tavolo. Ma veramente iniziate a giocare alle sei del mattino? «A volte anche alle cinque e mezzo del mattino», confessa ridendo la titolare.

Una decina di anziani, un calice in mano, commentano a modo loro il risultato elettorale: «Ah, qua tuti vota Zaia. Lera ovvio», dice uno calando il re di bastoni. «Zaia l’ha fat tanto par noialtri. L’è un bravo fiol. Sincero e coraggioso».

 

Elena, la titolare del bar edicola Le Oche
Elena, la titolare del bar edicola Le Oche

Un foglietto stropicciato dove si segnano i punti è una piccola reliquia quotidiana. A Bibano, se non sei “figlio di, cugino di, zio di”, sei subito un foresto. Qui, conoscere qualcuno significa riconoscerne anche la storia, e quella di Zaia è intrecciata alla loro.

«Era scontato che prendesse tutti quei voti», raccontano. «Se sei di Bibano o di Godega voti Zaia. Qui si vota a destra, sì, ma non per ideologia: è che Luca lo vediamo, lo incrociamo per strada. Sua mamma viene spesso qui, prende il giornale, fa due parole. Gente per bene».

«Una persona che c’è, sempre»

Elena, la titolare del bar edicola, non fa giri di parole. «Io non sono una che parla tanto di politica, ma se mi chiedi di Luca… beh, ti dico che è una persona che c’è, sempre. Con discrezione. Mai un gesto fuori posto, mai vantarsi. Cinque mesi fa ho perso mio marito, dopo una lunga malattia. Lui è stato vicino alla mia famiglia come pochi altri. Questo per me conta più di tutto».

L'unico cartellone elettorale a Bibano in cui è presente Zaia
L'unico cartellone elettorale a Bibano in cui è presente Zaia

Bibano. Vigneti, qualche barchessa, fabbriche, una chiesetta nascosta tra le case, un supermercato, una farmacia, le poste, due bar, una trattoria, un salone di bellezza, un ferramenta che vende quanto serve per lavorare nei campi e per comprare qualsiasi pezzo di ricambio. Poco altro.

Sulla strada che porta al cimitero ci sono i cartelloni elettorali delle regionali. Guardo e riguardo. Si fatica a trovarne uno con la faccia di Zaia. In tutta la Marca trevigiana si trovano gli inconfondibili slogan "Dopo Zaia, scrivi Zaia". A Bibano non ci sono. Non servono.

“Lì è iniziato tutto”: la trattoria Rondinella

Alla trattoria Rondinella, Bepi e sua moglie ricordano bene le prime riunioni politiche di Zaia. Bepi, mentre pulisce la macchina del caffè, indica un tavolino in fondo: «Vedi là? Là xè inizià tuto. Era un ragazzetto quando è venuto una sera con quelli della Lega. Iera in otto. Mi ricordo ancora». Sorride. «E guarda dove l’e rivà ades».

Alla Rondinella, una foto ricordo appesa in sala da pranzo di Luca Zaia e Bepi, il titolare
Alla Rondinella, una foto ricordo appesa in sala da pranzo di Luca Zaia e Bepi, il titolare

Poi aggiunge, senza mezzi termini: «E chi vutu votar? Finché ghe le lu, sen so na bote de fero». 

L’autonomia? 

Questa è una terra che sogna da sempre l’autonomia. Un sogno irrisolto, ma sempre vivo. «I friulani ce l’hanno, i trentini, i siciliani. Perché a noi no? Senza i nostri schei no i va da nessuna parte», interviene un uomo dal fondo della sala. Zaia non è riuscito a ottenerla in 15 anni. Ci riuscirà Stefani? Bepi ride amaramente: «Varda che le sempre Zaia. Da drio de Stefani, resta Zaia».

Ad ogni modo è colpa di Roma se i veneti non hanno l’autonomia: su questo non ci piove. «Vedi cosa è successo con le banche venete» continua a spiegare Bepi, «Roma non le ha mica salvate: soldi dei nostri imprenditori, dei nostri pensionati, della gente che lavora. Noi sempre a pagare e a lavorare».

Il ritratto dell’uomo, oltre il politico

Ma com’è Luca Zaia, fuori dai riflettori? Chi lo conosce da decenni non ha dubbi: è rimasto il “fiol da Biban”, quello che saluta tutti, quello che qui torna volentieri, a correre, a camminare, a respirare l’aria di casa. 

«Se tutti i politici fusse come Luca, a sta ora sarensi sula luna», ripete deciso il titolare della Rondinella. E poi la stoccata finale: «Ho letto che molti dicono che deve andar a Roma a fare il ministro… ma qua, tra noi, Luca sta ben: a lu ghe piase star qua co i veneti».

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