Venezia a FdI e scontro a Verona: l'incastro dopo il voto regionale

Speranzon punta a Ca' Farsetti, mentre per il post Tommasi si preannuncia una nuova battaglia tra FdI e Forza Italia

Laura Berlinghieri

Venezia a Fratelli d'Italia. Padova, che è una partita ancora tutta da giocare. E Verona contesa: la rivendicazioni Forza Italia, ma è una richiesta alla quale FdI sembra sorda.

Il rebus delle amministrative è in realtà un domino. Inserita la tessera delle regionali, il resto verrà da sé. Fino a un certo punto, però. Perché delle cambiali in bianco non si fida nessuno, ma sono pure le più semplici da firmare.

L'accordo del do ut des , in realtà, vede altro come contropartita, cioè il sostegno della Lega a FdI, per modificare la legge elettorale. E poi – ma si parla di futuro – la concessione, sempre ai meloniani, del governo della Lombardia: al voto nel 2028, è vero, ma l'ipotesi di urne anticipate al 2027, con contestuale trasferimento di Attilio Fontana in Parlamento, non è così peregrina.

Locali contropartiti? In FdI si racconta questo: che non tutti si apprestino ad accogliere con particolare fastidio la notizia della concessione di Meloni, di fronte alla Liga veneta.

È il caso di Raffaele Speranzon, che non ha mai fatto mistero del suo desiderio di tornare a Ca' Farsetti. Possibilmente, nel ruolo di vertice. L'ostacolo principale? Fino a qualche tempo fa, rispondeva al nome di Luca Zaia. Ma è un'ipotesi che ora meno viene: immaginare sia il Veneto che la città di Venezia alla Lega è pura fantascienza.

Piuttosto, se esiste un'alternativa al nome del vicecapogruppo di FdI a palazzo Madama, risponde al nome di Simone Venturini. Braccio destro di Luigi Brugnaro in questi dieci anni di amministrazione, dal profilo più moderato – e, per questo, più temuto dal centrosinistra che schiererà il segretario dem Andrea Martella – ha però dei “nemici” tra gli stessi Fratelli. Che non vedrebbero di buon occhio il suo ingresso nel partito, direttamente dalla porta principale.

E poi Verona. Sulla quale Tajani ha già lanciato un'opa: «Tosi potrebbe essere candidato sindaco» ha detto domenica, blandendo il suo omologo regionale, che poche settimane fa ammetteva: «Sì, mi piacerebbe». Ma non piacerebbe ai Fratelli, che proprio a Verona contano di registrare il maggiore successo, alle regionali.

«Puntiamo ai quattro seggi». E l'ipotesi Tosi candidato? «Dopo la campagna anti Sboarina, non accadrà mai. Abbiamo rifiutato l'apparentamento per segnare le distanze: ipotizzare un nostro sostegno è fuori da ogni logica». Si apre un altro capitolo.

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