I sondaggi sul Veneto: con Zaia nel simbolo, la Lega farebbe il pieno e FdI perderebbe il 10 percento
Elezioni regionali del 23 novembre: monta il malumore dei meloniani locali dopo aver appreso i risultati pronosticati da sondaggi riservati. Ecco i retroscena sui rapporti di forza interni al centrodestra veneto che ancora deve designare il suo candidato


Vero, tutti i partiti di centrodestra hanno scacciato il fantasma di una lista Zaia, ma il Doge - comunque sia - farà la differenza, pur non potendosi candidare governatore. Ecco infatti i numeri che agitano i Fratelli in Veneto e nella capitale: se il nome Zaia fosse stampato in bella mostra nel simbolo della Lega sulle scheda elettorale, il Carroccio raddoppierebbe i suoi voti, dal 13 al 26%, recuperando una parte di quel milione di suffragi persi alle europee del giugno 2024.
Sono queste le previsioni, documentate da sondaggi riservati, nelle mani della presidente del Consiglio. Di conseguenza, rispetto al 37,8 delle europee, FdI perderebbe un buon 10%, scendendo al 27% o anche meno. Scavando sotto il permafrost che ricopre un organismo quasi inattaccabile come Fratelli d’Italia, vengono dunque a galla i veri motivi della disputa in corso.
Un risultato analogo, forse meno contundente per gli alleati, Salvini riuscirebbe a ottenerlo anche solo candidando Zaia come capolista in tutte le circoscrizioni. Una lista personale del governatore lanciata in appoggio al candidato di centrodestra farebbe invece crollare tutti i possibili equilibri, sarebbe una sorta di «il banco vince» con tutte le fiches che scompaiono dal tavolo di gioco.
Il braccio di ferro
Quindi si capisce perché sulla collocazione del governatore uscente si stia consumando il braccio di ferro da prima dell’estate. E quanto la sua posizione nelle liste da costruire per le regionali, da lui appena convocate il 23 novembre, influenzi la scelta di Giorgia su quale partito dovrà esprimere la prossima candidatura a governatore.
«Se Luca resta in campo, continuerà a dare le carte per un bel po’», è l’amara constatazione dei veneti che riportano a Giorgia Meloni lo stato dell’arte. Malgrado ciò e malgrado l’uomo forte di FdI in Veneto, Luca De Carlo, si ostini ad avvertire che «niente è già deciso, la scelta sul candidato migliore la faranno i tre leader e ancora non c’è», la riflessione prevalente nel partito di maggioranza è che «anche se è una partita a perdere per noi, alla fine nella scelta che farà Giorgia predominerà l’interesse superiore di stabilizzare il sistema. Senza provocare scossoni che potrebbero far implodere la Lega». Ergo, «bisogna che Salvini possa dire “ho vinto”».
Il disappunto dei Fratelli
Ma queste previsioni sull’esito possibile dei voti di lista in Veneto non sono un buon viatico per una campagna sul terreno che per i fratelli più gallonati parte piuttosto in salita, avendo come “concorrente” un pezzo da novanta come il Doge. Se FdI e Lega si attestassero su un 26-27% circa di voti, i due partiti avrebbero più o meno lo stesso plateau di base su cui spartirsi i posti che contano nella regione. Una prospettiva poco entusiasmante per un partito, quello di FdI, che non avendo nessun governatore nelle regioni del Nord, ma avendo il triplo dei voti dei suoi alleati, punta a consolidare la presenza sul territorio: si spiega anche così la lentezza e le titubanze con cui la premier sta affrontando il dilemma sulla candidatura del centrodestra in Veneto. Preferendo aspettare l’esito del voto nelle Marche prima di dare il via libera a una candidatura leghista nella regione con la vittoria assicurata.
I sondaggi nelle mani dei vertici di FdI evidenziano più o meno la stessa cifra in termini di consensi elettorali, sia nel caso di Zaia capolista della Lega in Veneto in tutte le circoscrizioni, sia nel caso di un simbolo del tipo “Lega con Zaia”: che consentirebbe però ancor di più alla Lega di capitalizzare la popolarità acquisita in tre lustri dal Doge. Ipotesi quest’ultima che – a quanto raccontano – sta provocando una sorta di rivolta dei dirigenti di FdI sul territorio, perché «così sarebbe ancora più difficile per noi ottenere un buon raccolto».
L’ipotesi del terzo tipo, quella di una lista Zaia, è da tempo non più presa in considerazione, perché danneggerebbe il Carroccio, lasciando FdI prima in classifica da sola. Una lista Zaia avrebbe cannibalizzato tutte le altre e lasciato il governatore uscente dominus assoluto: assessori, consiglieri, dirigenti, sarebbero rimasti tutti ai suoi ordini.
Lui, il governatore, si è messo a disposizione del partito, rimarcando di essere «un militante della Lega» e accordandosi con Salvini per far fruttare il proprio brand a tutto vantaggio della casa madre. Le voci su una sua collocazione futura continuano a rincorrersi. Ma di sicuro c’è solo che il 23 novembre sarà in campo soprattutto lui.
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