Meeting di Rimini, una prateria dove mietere consensi
Meloni, in vista del test delle regionali, si gioca tutte le carte che ha per accaparrarsi i consensi del grande popolo di Comunione e Liberazione: che, al pari di Sant’Egidio e di altre comunità cattoliche, vanta forti diramazioni di potere nei territori


La gara, perché di gara si tratta, tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini per la conquista dei voti cattolici se la aggiudica la leader FdI, come dimostra l’applausometro della platea di Rimini. La commozione mostrata dalla premier a favore di telecamere come tributo di ringraziamento è scena che il pragmatico Capitano, pur sfoggiando l’elmetto da pacifista doc, non è riuscito a eguagliare.
Da quella dedica ai volontari del Meeting, «siete uno spettacolo», si capisce pure che il target di Meloni non siano solo le gerarchie vaticane, già lontane dalla sinistra sui temi etici, blandite con il rilancio delle scuole paritarie e con l’inedito attacco agli stermini di Gaza innescati dagli ebrei ortodossi; ma quel bacino di associazioni e organismi che vivono proprio grazie all’impegno di migliaia di giovani e pensionati dediti alla causa. Mondi che la sinistra non corteggia più, vista l’assenza di Elly Schlein al Meeting, dettata da un misto di supponenza e orgoglio barricadero: e che nella sua scalata verso la costruzione di un “partito nazione” come quello che vagheggiava Matteo Renzi, la leader di FdI ha invece messo nel mirino più che in passato. Lo dimostra la ricerca del consenso profusa al congresso della Cisl, terra di conquista lasciata scoperta di dem malgrado i segretari del “sindacato bianco” siano stati tutti eletti in passato col Pd.
La regola che in politica gli spazi vuoti vengono subito riempiti vale sempre: i mondi snobbati o trascurati sono portati per forza a cercare nuova rappresentanza. Di qui la preoccupazione dei cattolici del Pd, manifestata a più riprese da un personaggio come Graziano Delrio che con quei mondi dialoga e li conosce, di lasciare scoperta una prateria pronta a essere occupata da altri: timore diffuso tra i catto-dem di matrice riformista e renziana, che svela quanto la strategia di conquista di sacche di elettorato ancora influenti (laddove la dottrina sociale della chiesa fa proseliti) è un’altra delle intuizioni che un “animale politico” quale è la premier ha sfoderato in una fase difficile come questa.
Meloni leader di partito, in vista del test delle regionali, un mega sondaggio con 17 milioni di elettori, dove a urne aperte le forze di maggioranza conteranno i loro voti per pesarsi, si gioca tutte le carte che ha per accaparrarsi i consensi del grande popolo di Comunione e Liberazione: che, al pari di Sant’Egidio e di altre comunità cattoliche, vanta forti diramazioni di potere nei territori.
Giorgia sa che in Veneto, per esempio, si misurerà con la Lega di Salvini (aiutato dal nome di Zaia sul simbolo) e quindi corteggia il sindacato cattolico della Cisl e il mondo del volontariato che hanno forti radici nella regione del Doge. Così come al Centro-Sud Italia. E lo fa senza curarsi dei dettagli: quando di fronte ai ciellini rivendica la guerra contro i trafficanti di esseri umani che nessun giudice potrà fermare, evoca senza volerlo la liberazione di un torturatore di bambini quale è il libico Al Masri, che subito le rinfaccia l’opposizione. E quando promette il piano casa per gli sposini, omette di dire dove prenderà i soldi, dando gioco facile alla sinistra di stroncare l’idea come una delle tante promesse fatte in questi anni e rimaste lettera morta. Ma sono dettagli, appunto, in un discorso tarato per le standing ovation della platea e per le strette di mano che contano dietro al palco. —
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