Salvini: «Il Veneto resti alla Lega. La lista Zaia al tavolo dei leader»
Il direttivo regionale del partito: presentate 158 candidature per il Consiglio, più una quarantina di nomi civici. La nota del Carroccio: «Cittadini, categorie e amministratori hanno già avanzato delle proposte programmatiche»

«Il Veneto alla Lega, partito che qui ha una forza dirompente». Un’amministrazione «eccellente, garantita negli ultimi anni dalla guida di Luca Zaia, e che non va dispersa». E poi – opportunamente pungolato dal diretto interessato – «la lista Zaia, un valore aggiunto che porterò sul tavolo di centrodestra».
Sono i punti cardinali di Matteo Salvini, elencati dal segretario stesso, ieri mattina in collegamento video con il direttivo della Lega veneta, a Noventa Padovana. Faccia a faccia con Luca Zaia, dopo il confronto molto duro al direttivo federale di qualche mese fa.
Ieri i toni erano decisamente più distesi. Ma c’è chi ha tenuto a sottolineare l’assenza di qualsiasi riferimento alla lista Zaia, nelle prime parole di Matteo Salvini; e la solerzia del segretario federale di parlarne, soltanto dopo opportuna sollecitazione del diretto interessato. Da capire, comunque, quanta vita potrà avere la proposta, nel tavolo di centrodestra.
In ogni caso, negli ultimi tempi, nella Liga veneta è cambiato tutto. Soprattutto, per Luca Zaia è tramontata qualsiasi possibilità di ricandidarsi per la quarta volta consecutiva alla guida della Regione. E quindi Salvini è impegnatissimo, per convincere la premier Meloni e l’altro alleato, Antonio Tajani, ad assecondarlo, sul Veneto.
Ieri in Calabria sono state proclamate le elezioni regionali, per il fine settimana del 5 e del 6 ottobre. La competenza è in capo al presidente della giunta, e da queste parti Zaia latita. Così come latita lo stesso tavolo nazionale, che ancora non ha sciolto le riserve a proposito del nome, espressione della coalizione, per assumere l’eredità del “doge” trevigiano.
Nel Carroccio più barricadero – Giuseppe Canova, per dirne uno – c’è ancora chi sogna la corsa solitaria, se i Fratelli d’Italia dovessero imporre un proprio nome; ma è un’ipotesi ai limiti dell’impossibile.
Anche perché le indiscrezioni sorridono al Carroccio. Il cui direttivo regionale, al termine dell’incontro di ieri mattina, ha diffuso una nota, ribadendo il suo lavoro per garantire al partito «un ruolo da protagonista nel futuro della Regione Veneto, con lealtà nei confronti degli alleati di centrodestra e in naturale continuità con l'operato di Luca Zaia e della sua giunta».
E in ogni caso, in attesa che i leader sciolgano le riserve, la Lega è partita: 158 candidature raccolte per il Consiglio regionale (ma altre ne arriveranno), da aggiungersi a un’altra quarantina di civici, reclutati da Alberto Stefani in persona. Numeri potenzialmente capaci di riempire tre liste – lista Lega e due civiche – alleati permettendo. «Numeri che dimostrano la forza dirompente della Lega in Veneto» per dirla con le parole di Salvini.
Gli amministratori, chiamati a raccolta da Stefani, rappresentano la quota preponderante: a Venezia ci sono il vicesindaco Andrea Tomaello e l’assessore Sebastiano Costalonga; a Treviso, l’assessore (e vice segretario regionale) Riccardo Barbisan, per citare alcuni tra i nomi più noti. Altri? Nicola Pettenuzzo, sindaco di San Giorgio in Bosco, Filippo Lazzarin di Arzergrande, Tiberio Businaro di Carceri, Claudio Grosso di Quarto d’Altino e Marco Franzoni di Cerea. E poi gli “ex”, come Pietro Dalla Libera, già primo cittadino a Oderzo. Stanno poi arrivando le forze civiche: da Impegno per Vicenza, con i consiglieri comunali Michele Dalla Negra e Stefano Notarangelo, a Next Verona. Ci saranno poi tutti gli assessori, escluso Gianpaolo Bottacin, e quasi tutti i consiglieri uscenti.
E il frontman potrebbe essere proprio il governatore Luca Zaia, di cui si vocifera – ma non è una novità – la candidatura come capolista in tutte le province. La verità, probabilmente, è che nulla è stato ancora deciso. E lo stesso Zaia – che, ribadendo con insistenza l’utilità di una sua lista, pure ieri si è detto ancora una volta a disposizione del partito e pronto a collaborare anche sul fronte della stesura del programma – probabilmente sta vagliando le diverse possibilità davanti a sé.
A proposito di temi, sarà su questi che si concentrerà l’attenzione dei leader regionali, d’ora in avanti. «Cittadini, amministratori locali, rappresentanti delle associazioni e delle categorie economiche e professionali» fa sapere il partito in una nota, hanno già avanzato delle «proposte programmatiche». Appena citate, ieri, in un incontro durato giusto mezz’ora.
Altri temi affrontati? L’esibizione dei numeri: gli 11 mila iscritti al partito, con oltre 160 sindaci. Il raduno di Pontida del 21 settembre, termometro fondamentale verso le elezioni. E naturalmente l’Autonomia: la madre di tutte le battaglie, che pure sembra essere sparita dalle agende della politica romana. Eppure, recita la nota: «Il segretario federale ha ricordato l’importanza della battaglia per l’Autonomia, dando a tutti l’appuntamento a Pontida al prossimo 21 settembre». Chissà se, per allora, sarà noto il candidato. —
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