Romeo: «La Lombardia alla Lega, partita slegata da quella veneta»
Il segretario del Carroccio lombardo: «Il Veneto gioca la sua sfida e spero che la vinca, dobbiamo tenere tutte le nostre amministrazioni. A breve le intese con le singole Regioni sull’Autonomia, a settembre il tema arriverà in Aula e poi la riforma prenderà quota»

Il Veneto alla Lega e la Lombardia a Fratelli d’Italia. Arginando Massimiliano Romeo, lo scoppiettante segretario del Carroccio lumbàrd, la cui linea politica differisce in maniera sostanziale da quella del segretario federale Matteo Salvini.
E quindi, a sorridere di fronte a questa ipotesi di accordo, potrebbe essere proprio lui: il “Capitano”. Che adesso, con il suo omologo veneto Alberto Stefani, dovrà fare di tutto – e la direzione sembra quella giusta – per consentire alla Lega di schierare un suo nome, come candidato di centrodestra alle elezioni regionali. Ma che poi, quando si tratterà di trovare il sostituto di Attilio Fontana, dovrà affrontare un’altra impresa non da poco, per placare i leghisti di Milano, che a loro volta promettono battaglia.
Allo stato attuale, immaginare la doppietta leghista Veneto-Lombardia è molto difficile. E l’accordo di cui si sta scrivendo, a dire il vero, potrebbe non essere così sfavorevole a Salvini, che così, in un colpo solo, garantirebbe alla Lega la prosecuzione del governo a Venezia, placando pure le ambizioni “presidenziali” di un Romeo, che certo non si può ascrivere alla cerchia dei suoi fedelissimi.
Ma i malumori colti da queste parti potrebbero allora trasformarsi in una vera e propria sommossa, se si dovesse concretizzare il sacrificio lùmbard, patria della Lega di Umberto Bossi.
Massimiliano Romeo, il Veneto alla Lega è un’opa per Fratelli d’Italia, per rivendicare la Lombardia, al momento delle prossime elezioni?
«Assolutamente no. Le elezioni in Veneto e in Lombardia sono assolutamente slegate, come Matteo Salvini ha ribadito in maniera molto chiara non più tardi di mercoledì scorso, alla cena con i parlamentari della Lega. Sono partite che si giocano su due tavoli diversi e che nulla c’entrano l’una con l’altra».
E, riguardo alla Lombardia, voi siete pronti a discuterne con gli alleati di governo?
«Noi la Lombardia non la molliamo: questo è poco ma sicuro. Adesso, comunque, pensiamo alle altre elezioni, dato che a Milano andremo al voto solo nel 2028. In ogni caso, la Lombardia continuerà a essere amministrata dalla Lega».
Pensa che, alla volta del 2028, sarà stato fatto qualche passo in più, sul fronte dell’Autonomia differenziata?
«Direi proprio di sì, dato che a breve saranno perfezionate le intese con le singole Regioni interessate. E il Parlamento inizierà a discuterne a settembre. L’Autonomia prenderà forma al più presto».
Si mormora che lei sarebbe pronto a candidarsi in Lombardia. Ma si dice pure che Salvini la sacrificherebbe volentieri, cedendo la presidenza a Fratelli d’Italia...
«Io non dico nulla. Le elezioni in Lombardia saranno tra tre anni, significa che davanti a noi abbiamo un’attesa lunghissima. E allora preferisco concentrarmi su quello che accade ora. Dopodiché, nella Lega abbiamo moltissime figure che si possono tranquillamente candidare a quel ruolo, a partire da Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia, Massimo Sertori e Guido Guidesi».
Adesso la partita si gioca in Veneto, ma più avanti si giocherà anche in Friuli Venezia Giulia e in Alto Adige, oltre che in Lombardia. E non sembrano sfide facili, per voi, accanto a un partito – FdI – che ha cannibalizzato buona parte dei voti del centrodestra...
«Il Veneto sta giocando la sua partita, e io chiaramente spero che la vinca. Ma ovunque, dove ci sono governatori della Lega, è importante garantire la continuità di amministrazione, con esponenti dello stesso partito. Significa questo: le Regioni amministrate dalla Lega devono continuare a essere amministrate dalla Lega. Non ci sono alternative».
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