Zaia in pole per guidare la Lega del Nord, il tema al vaglio del direttivo lombardo

Il dibattito dopo la raccolta firme della sezione bresciana della Lega per Zaia. Romeo, capogruppo del Carroccio a palazzo Madama: «Vogliamo capire cosa ne pensano i territori». Gobbo: «Potrebbe farlo». Grimoldi: «Idea fuori tempo massimo»

Laura Berlinghieri
Maurizio Fugatti (Provincia autonoma di Trento), Luca Zaia (ormai ex presidente del Veneto), Attilio Fontana (Lombardia) e Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia)
Maurizio Fugatti (Provincia autonoma di Trento), Luca Zaia (ormai ex presidente del Veneto), Attilio Fontana (Lombardia) e Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia)

Dall’immaterialità della raccolta firme alla concretezza del punto all’ordine del giorno. La richiesta della sezione bresciana della Lega di investire Luca Zaia del ruolo di referente per il Carroccio delle regioni del Nord raggiunge il cuore del leghismo. «Sarà all’ordine del giorno della riunione del direttivo lombardo, l’11 dicembre» annuncia Massimiliano Romeo, segretario regionale del partito e capogruppo a palazzo Madama, «vogliamo saggiare il riscontro della proposta sui territori».

Non più una semplice suggestione, quindi, per l’amministratore, stuzzicato dall’idea di essere elevato al rango di politico. «Non vedo perché no. Avrebbe tutte le capacità per farlo» apre Gian Paolo Gobbo, già sindaco di Treviso e storico esponente della Liga Veneta, di cui è stato prima presidente e poi segretario.

In realtà, se ne parla da una vita. Più in generale, del modello Cdu-Csu bavarese, mutuabile anche per la Lega. Argomento tornato a ravviare il dibattito negli ultimi anni di crisi profonda del partito.

«Tre anni fa Calderoli e Giorgetti avevano provato ad avanzare una proposta in tal senso. Ma poi, di fronte al fastidio di Salvini, hanno avuto paura e l’hanno ritirata» ricostruisce Paolo Grimoldi, già segretario della Lega lombarda e fresco segretario federale di Patto per il Nord. «Sarebbe stata la nostra configurazione naturale, ma ormai è tardi. Non servivano certo il risultato elettorale in Veneto o le firme a Brescia per capire che Zaia può essere referente delle regioni del Nord. Ma nemmeno lui, cinque mesi fa, ha avuto il coraggio di dire alcunché, di fronte alla conferma di Salvini al vertice della segreteria federale».

Ma qualcosa, adesso, potrebbe essere cambiato. Il vento in poppa regala coraggio. E Zaia, orfano della consuetudine dell’amministratore, potrebbe farsi sedurre dalle sirene della politica. Intanto, venerdì tornerà al Colle, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per la cerimonia delle fiaccole olimpiche.

E si vocifera pure di un suo ruolo da vice federale di Salvini. Un tentativo, magari, del capitano di regalargli qualcosa, tenendolo al contempo a bada, temendo l’ammutinamento.

Certo è un’ipotesi che non convince, da queste parti. «Dubito che Salvini possa volere Zaia come vice, come dubito che Zaia possa fare il vice di un altro essere umano» ironizza, ma non troppo, l’assessore (uscente) e lighista di lungo corso, Roberto Marcato. Scettico anche riguardo all’ipotesi di uno Zaia referente della Lega per le regioni del Nord: «Lo è stato, a livello amministrativo, per quindici anni. Non penso possa continuare a esserlo, dato che non è più presidente. Eventualmente, se c’è qualcuno che ha una chance, questo è il neogovernatore Stefani».

Chi ci spera, allora, sono i militanti lombardi. Disposti persino ad assoggettarsi ai “cugini” veneti, pur di risuscitare la Lega delle origini. Forse non tutti, magari: «Questa raccolta firme è un’iniziativa estemporanea. Qualsiasi soluzione aiuti a potenziare la Lega sui territori va bene, purché sia concreta, coordinata e non estemporanea come questa» dice Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega nel Consiglio regionale della Lombardia.

Mentre è più possibilista Romeo: «La raccolta firme è stata una proposta spontanea, senza regia, coerente col modello organizzativo della Cdu-Csu. Certo, ne era stato informato per tempo, così come in passato ero stato messo a conoscenza di proposte ben più dirompenti, che ho prontamente bloccato». Non questa, dunque.

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